Tag Archive for 'arbitri'

Page 3 of 3

Moviola e arbitri

Dice bene Paolo Casarin, oggi sul Corriere della Sera, quando parla a favore della moviola che consentiva agli arbitri di verificare che il 90% del loro operato era giusto, mentre la sua sospensione non permette più di giungere a una valutazione corretta. Questo a dimostrazione che non è mai lo strumento in se stesso a essere pericoloso ma è il suo uso che ne determina la positività o la negatività. In mano a molti la moviola era la prova degli errori e, quindi, di come gli arbitri manipolavano i campionati. E’ l’assenza di cultura sportiva che uccideva gli arbitri non la moviola. Non vanno eliminati gli strumenti della valutazione, sono le persone che la usano in modo improprio che avrebbero dovuto essere fermate. Dice giustamente Csarin a questo riguardo: ” da designatore, agli arbitri proposi un test: l’esito mise in luce il grado elevato della loro autostima e una spiccata propensione alla relazione interpersonale. Gli stessi esiti espressi da calciatori di primo livello. Quindi il profilo dell’uomo-arbitro non è di secondo grado, non serve difendere l’arbitro con il silenzio della critica.”

Psicologi in Serie A

Evviva!! Qualcuno parla finalmente di psicologi e non di motivatori, mental coach o quant’altro. Non a caso chi lo fa si chiama Gianni Mura e Giuseppe Smorto. Quindi psicologi, la Serie A degli allenatori mentali, in Serie A. La questione resta sempre quella di capire come mai dai tempi di Sacchi in Nazionale non se ne è più visto uno. Come mai questi allenatori non vogliono servirsene. Fatta eccezione per Ancelotti (prima al Milan e poi al Chelsea) non esistono psicologi che forniscano la loro consulenza alle squadre di calcio. La mia spiegazione è che il livello di dogmatismo di presidenti e allenatori è così fortemente radicato che ritengono loro stessi di essere in grado di svolgere questo ruolo. Nella sostanza queste persone non vogliono sentirne parlare, per paura, ignoranza o presunzione, e poi ovviamente nelle interviste non fanno altro che parlare di psicologia quando spiegano le ragioni dei successi e delle sconfitte. Bisognerebbe studiare come mai l’80% dei campioni olimpici di tutto il mondo lavora anche con uno psicologo, mentre nel calcio questo non conta; forse perchè alle olimpiadi il calcio italiano non combina mai niente. Naturalmente queste considerazioni vanno allargate anche agli arbitri di calcio che dopo la lunga stagione di Casarin hanno eliminato questo tipo di consulenza.

Le due facce dell’arbitro

Gli arbitri sono persone con un’elevata stima di se stessi, un forte bisogno di assumersi responsabilità e di controllare le situazioni. Questa condizione è la spinta di base che li ha portati a raggiungere il massimo livello di successo arbitrando nei massimi campionati di calcio. Sbagliano perchè quando avvertono troppa pressione corrono il rischio di irrigidirsi mentalmente e di volere imporre a ogni costo la loro decisione anche se sbagliata. Il grande arbitro è colui che riesce a mediare con se stesso e pur mantenendo il controllo della partita gestisce in modo migliore il suo stress senza diventare mentalmente rigido. Questo compito non è niente affatto semplice e certamente se gli arbitri si allenassero mentalmente in maniera sistematica ridurrebbero in maniera rilevante questo tipo di errori. Non si migliora solo con la preparazione fisica e tecnica, bisogna avere il coraggio di dirsi: cosa devo fare per migliorare mentalmente? E poi farlo.

I presuntuosi: gli arbitri

Gli errori di Rosetti e quelli dell’arbitro del goal non visto a favore dell’ Inghilterra dicono di quanto sia facile agire in modo mentalmente rigido, non ascoltando e pensando che si ha ragione in ogni caso. E’ chiaro che l’errore va accettato, nessun arbitraggio è perfetto, ma quando gli sbagli sono clamorosi vuol dire che l’arbitro non è mentalmente in forma. Dovrebbero allenarsi mentalmente a pensare cosa fare in situazioni come quelle che sono accadute e che non sono frequenti ma decisive. D’altra parte è questa la differenza tra i best performer e gli altri, vedere e decidere quando gli altri sbaglierebbero. Altrimenti perché scegliere Rosetti e non Giuseppe Rossi?