Monthly Archive for September, 2021

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A nice poster to check

UK Chief Medical Officers' Physical Activity Guidelines 2019 - Active  Cornwall

Do we practice more sports after this summer of successes?

La diffusione dello sport e dell’attività fisica è un tema che nel nostro vive una situazione schizofrenica. Da una parte la pratica attiva suscita poco interesse, essendo noi persone che lo sport preferiamo guardarlo piuttosto che farlo,  cresciuti in una scuola dove l’insegnante di educazione fisica a scuola aveva e continua ad avere una rilevanza minima rispetto a quelli delle materie considerate comunemente formative.

Approccio confermato anche dai genitori, quando dicono ai loro figli che non andranno più all’allenamento se non vanno bene a scuola. D’altra parte, siamo tutti altrettanto convinti, almeno a parole, che l’attività fisica fa bene, serve per dimagrire, per ridurre gli stress e poi i figli almeno non stanno tutto il giorno davanti allo smartphone o ai videogiochi.

Questa estate poi i successi sportivi, dalla nazionale di calcio al tennis, a quelli incredibili delle Olimpiadi e Paralimpiadi fino alla vittoria della pallavolo femminile agli europei, sono stati vissuti con grande entusiasmo e partecipazione. Li abbiamo vissuti come un segno di uscita dalla pandemia e del ritorno alla vita che conducevamo in precedenza e le emozioni provate potrebbero essere uno stimolo importante per uscire da questa situazione schizofrenica, affermando la parte costruttiva delle due concezioni.

La situazione è comunque in salita e i dati a nostra disposizione forniti dall’Istat, ci dicono che dal 1988 al 2018 il numero di coloro che svolgono una pratica sportiva continuativa è passata dal 22,9% al 25,75%. Quindi in 40 anni vi è stato un incremento di circa solo il 3%. Sappiamo anche i giovani sportivi di 15-17 anni sono il 50,5%, quindi 1 su 2. Il dato è ancora peggiore per le persone tra 60-74 anni, il 71,3% dichiara di non svolgere alcun tipo di attività fisica.

Sono dati sconfortanti che mettono in luce l’inefficacia di qualsiasi azione sia stata messa in atto. In ogni fascia di età gli italiani che praticano sport o sono attivi fisicamente in modo continuativo sono troppo pochi e questo ha un peso negativo notevole sul loro benessere fisico e psicologico e come sappiamo appesantisce di molto i costi a carico del sistema sanitario.

Come spesso si è letto 1 euro investito nello sport sono 5 euro di spesa in meno per la sanità. Sono diversificate le soluzioni che si possono attuare, dettate principalmente dal fatto che lo sport e l’attività fisica riguardano ogni cittadino al di là dell’età e dell’area di residenza. Il più facile da affrontare sarebbe il contesto scolastico ma gli ostacoli amministrativi e di mentalità in Italia sono ancora troppi perché a questa attività venga riconosciuto il ruolo che gli spetta accanto agli altri insegnamenti.

Per quanto riguarda l’attività fisica degli adulti, il miglioramento del sistema dei trasporti pubblici nelle città e la diffusione delle piste ciclabili sul modello di molte città europee, certamente favorirebbe il maggior movimento di tutti e quindi un incremento dell’attività fisica. La difficoltà non sarà mai nel costruire dei progetti realistici e realizzabili in tempi certi, ne esistono centinaia in tutto il mondo.

La barriera da abbattere è vincere la mentalità degli amministratori pubblici e dei politici a non considerare il movimento come un fattore di base e imprescindibile della vita di ognuno e del benessere collettivo. Vedremo cosa il futuro ci porterà, a partire dalle prossime elezioni per il sindaco in molte città.

Sport and physical activity in Italy

I successi sportivi degli atleti italiani di questa estate hanno suscitato notevole entusiasmo e partecipazione emotiva. Ora che anche le Paralimpiadi stanno concludendosi, e le attività dopo la pausa estiva stanno riprendendo, potrebbe essere utile chiedersi quel sarà l’impatto di questi eventi così tanto seguiti sul pratica sportiva e sul movimento degli italiani.

Di seguito i dati dell’Istat su questo tema che mettono bene in evidenza i limiti della pratica sportiva e dell’attività motoria, che in sostanza non è migliorata negli ultimi 10 anni. Da rilevare il drammatico livello di sedentarietà tra gli adulti e le persone over60, con differenze notevoli in relazione all’area geografica di residenza.

  • 35,3%  della popolazione dichiara di praticare nel tempo libero uno o più sport
  • di questi il 25,7% afferma di farlo con continuità mentre il 9,6 per cento lo pratica in modo saltuario.
  • 28,5% sono le  persone che, pur non praticando un’attività sportiva, dichiarano di svolgere qualche attività fisica (come fare passeggiate per almeno due chilometri, nuotare o andare in bicicletta).
  • I sedentari, cioè di coloro che non svolgono né uno sport né un’attività fisica nel tempo libero, sono il 35,9%
  • Più sedentarie le donne rispetto agli uomini, il 40,0% delle donne dichiara di non svolgere alcuna attività fisica rispetto al 31,6% degli uomini.
  • La pratica dello sport in modo continuativo decresce al crescere dell’età.
  • La quota più elevata di coloro che praticano molto sport si rileva nei giovani tra i 6 e i 17 anni: il 62,6% dei ragazzi di 6-10 anni, il 61,5%  degli 11-14enni e il 50,5% dei 15-17enni.
  • L’attività sportiva saltuaria è caratteristica delle età successive.
  • Svolgono saltuariamente uno sport il 14,2% dei 18-19enni, il 16,6% dei 20-24enni e il 12,9% tra i 25 e i 34 anni.
  • Maggiore è l’età, più rara è la pratica sportiva (continuativa o saltuaria) e aumenta la quota di coloro che svolgono qualche attività fisica.
  • Tra i 60 e i 74 anni le persone che svolgono qualche attività fisica raggiunge il massimo: 37,9% tra i 60-64enni e 34,3% tra i 65-74enni, diminuisce  sensibilmente a partire dai 75 anni (21,8%), età in cui il 71,3% degli anziani dichiara di non svolgere nessuna attività fisica.
  • Differenza territoriale, la pratica sportiva diminuisce man mano che si scende da Nord verso Sud. 29,4% sono attivi nel Nord-ovest e il 30,8% nel Nord-est con continuità e rispettivamente il 10,7% e l’12,8% in modo saltuario. Nelle regioni del Sud e le Isole dichiarano di praticare sport con continuità per il 19,7% e 19,9% e, rispettivamente, il 6,6% e il 7,3% praticano una disciplina sportiva in modo saltuario.
  • Attività fisica: la quota maggiore di praticanti è nel Nord del Paese (31,9% nel Nord-ovest e 32,3% nel Nord-est contro il 24,3% nel Sud e il 22,3″ nelle Isole), laddove la quota più elevata di sedentari è nel Mezzogiorno (il 50,1 per cento nelle Isole versus il 23,9 per cento del Nord-est).
  • Dati di lungo periodo (disponibili dal 1982 solo per la pratica sportiva continuativa della popolazione) mostrano un andamento crescente dell’attività sportiva continuativa fino al 1988 (raggiungendo la quota del 22,9% della popolazione di 6 anni), a cui è seguito, però, un calo tra il 1988 e il 1995 (gli sportivi continuativi scendono al 18,0%), recuperato ben 15 anni più tardi, nel 2010. Dal 2011 (22,0%), la quota di chi pratica uno o più sport in modo continuativo è grosso modo costante giungendo nel 2018 al 25,7%.

Mental imagery

Let’s not forget the best mentors there have been in sport psychology. One of these, Terry Orlick, passed away recently.

Below are his thoughts on visualization.

Sport and disability in Italy

The Paralympic Games highlighted the value of sport as an expression of self-realization and inclusion. In 2019, Istat had produced a report on the world of disability in Italy of which we report what was highlighted in relation to sport.

For people with disabilities, in the past, there was no possibility of practicing physical-sport activities, especially at a competitive level; only in the twentieth century appeared the first sports events of an international nature. Despite the fact that the concept of Sport for All is now widely shared, involvement in sport remains very low.

  • Only 9.1% practice a sport on a regular basis. The proportion of sportsmen and women increases significantly when their limitations are less severe (reaching 20.5%). Among the population with no limitations it corresponds to 36.6%.
  • People with severe limitations who, while not practicing sports, do some physical activity, are 14.4% (less than half of the value reached by the population with no limitations, i.e., 29.1%). Among people with less severe limitations, those who are engaged in physical activities are 27.6%.
  • Out of 10 people with severe limitations, about 8 declare they are totally inactive, that is, sedentary, and do not engage in any sport or physical activity, compared with 34.1% among the population without limitations.
  • Among people with severe limitations, significant differences are seen in gender (13.7% of men play sports, but only 6.0% of women) and age (20.7% of people under 65 play sports, compared with 2.7% of the elderly).
  • Territorial distances are observed with a marked North-South gradient: 11.9% of people with serious limitations living in the North participate in sports, compared with 6.3% of those living in the South.
  • Socio-economic inequalities are also strong: among people with severe limitations who have a medium-high level of education or excellent or adequate economic resources, higher levels of involvement in physical-sporting activities are achieved.
  • Higher levels of adequate physical activity are observed among people with (moderate or severe) difficulty in sensory areas (9.5% compared with 21% of people without any limitation in this functional area), and much lower levels among people with (severe or moderate) difficulty in walking30 (3.3% compared with 21% of those not limited in this area).