Monthly Archive for April, 2011

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L’allenatore padre-padrone

La lettura della rubrica “Punto e Svirgola”, botta a risposta tra Giuseppe Smorto e Gianni Mura su www.Repubblica.it offre nella sua apparente superficialità un’idea precisa della mentalità dei calciatori. In questo caso si tratta di quelli dell’Inter. La domanda che si pongono nell’articolo è semplice: gli attaccanti non tornano indietro perchè sono stanchi, perchè non c’è più chi li strilla (Mourinho), o perchè Leonardo non glielo ha detto. Mura risponde dicendo che è per tutte e tre queste ragioni e chiude l’argomento. Mi sembra invece che emerga in modo evidente  l’idea che se non sono guidati in modo molto diretto e quasi elementare non fanno ciò che sanno di dovere fare. Va bene che sono stanchi … ma la testa non dovrebbe indicargli cosa è meglio fare per vincere una partita? Rimango sempre sbalordito del fatto che se l’allenatore non si accorge che i suoi giocatori stanno rinunciando a vincere, loro di spontanea volontà non agiscono come sanno che dovrebbero. Forse che l’allenatore padre-padrone è davvero l’unico modello?

Ultramaratona: gli altri

Fare sapere che si sta preparando una ultramaratona genera negli altri reazioni diverse così distiguibili:
1. “Sei matto” – questa è la più comune fra le persone che non corrono e che dicono che per loro sarebbe già stancante fare quel percorso in auto ;
2. “Vuoi farti del male” – A questa categoria appartengono anche amici allenatori e medici che vogliono convincerti che è uno sforzo che eccessivo e che ne soffrirai le conseguenze per molto tempo.
3. “Non sarai mica diventato uno che dipende dalla corsa” – In questa categoria vi sono anche diversi colleghi psicologi. Il concetto è che non sei che tu che vuoi correre ma sono le endorfine che fi fanno correre.
4. “Hai una certa età, non fare lo stupido” – Reazione tipica dei sedentari e di chi pensa che lo sport sia una questione connessa all’età cronologica.
5. “Che tempo vuoi fare” – Sono i fissati del cronometro che vogliono quantificare a ogni costo questo impegno.
6. “Lo sai che lo sport fa male” – Spesso ex-atleti, allenatori e medici dello sport basandosi sulla propria esperienza personale ti sconsigliano di allenarti, figurati quando sanno che vuoi correre 100km.

Ascolto le opinioni di tutti ma per intanto continuo a correre prestando attenzione a farlo in modo rilassato, cosa non facile, e traendo conoscenze da ogni allenamento. Ho due obiettivi, il primo è allenarmi e giungere al termine di questa fase con la soddisfazione di avere fatto ciò che volevo ed è su questo che sono concentrato. Poi ci sarà la gara, che per il momento è ancora lontana dalla mia mente.

La pace va per…corsa

E’ partita da Castell’Alfero, in provincia di Asti, l’avventura de “La Pace va Per…Corsa”, manifestazione a tappe promossa da Libera che ha avuto come protagonista Giuseppe Papaluca, il barbiere-maratoneta che ha già firmato alcune imprese negli anni passati come la Mosca-Roma o la Hammann-Baghdad. Attraverso questa corsa si è voluto ricordare le vittime di mafia, proprio nell’anniversario dell’unità d’Italia. Bisogna ricordare anche questo pezzo d’Italia, questi eroi che hanno lasciato la vita per un’Italia più pulita, più giusta, dove la legge ed il diritto si ergono come collante naturale della società civile.
Durante questo “Giro d’Italia” Papaluca e Libera hanno incontrato scolaresche, società sportive, associazioni di volontariato, che tappa dopo tappa, hanno corso tratti di strada insieme al maratoneta romano. Per leggere il diario di questa iniziativa vai a: http://www.libera.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/4248

Allenarsi per una 100km

Alcuni mesi fa ho deciso di correre la 100km del Passatore. Per sfida, ovviamente con me stesso, e per vedere cosa ti dicono il cervello e il corpo, mentre sei impegnato in uno sforzo così prolungato. Già l’allenamento è diverso da quello di una maratona, perchè la corsa spesso è più lenta e perchè in molte sedute sei impegnato per quattro/cinque ore avendo solo lo scopo di correre e lasciare trascorrerre il tempo (questo per me che ho l’obiettivo di condurla a termine e non di ottenere un tempo). Sono prove queste che allenano a essere pazienti, calmi e a sviluppare pensieri che non siano impegnativi, per non sprecare inutili energie. Il tempo del riscaldamento (i primi 35/40 minuti) non servono solo al fisico ma anche alla mente, che deve allontanarsi gradualmente dal suo stato abituale e centrarsi su uno stato vigile e consapevole ma molto più ristretto. In altre parole, una volta che ti accerti che il corpo comincia a rispondere all’impulso di quel tipo di corsa e sta trovando il passo che dovrai mantenere, ci si allontana da questa focalizzazione sul corpo e la mente si sposta sui pensieri che si propongono nel corso del tempo. E’ interessante percepire come il corpo trovi questo passo e lo porti senza un intervento della mente che gli dica di farlo. La memoria motoria è ben stabilizzata e questa facilità di accesso al passo e soprattutto la facilità a mantenerlo per un lungo periodo mi consentono di non stancarmi e di risparmiare energie. In tal senso correre da solo è particolarmente utile poichè è difficile trovare compagni che seguano questo ritmo senza tendere a accellerarlo nel corso dei km. Sono soddisfatto di come procede questa esperienza e questo per me è un risultato importante, sono anche consapevole che manca ancora un mese e mezzo alla 100km, vivo con soddisfazione ciò che faccio, senza pensare a quello che verrà.

L’Inter ha perso il momento

Cos’è il momento? Nello sport sono quelle fasi decisive che qualificano i risultati di una stagione. Non sono per forza quelli decisivi, ma sono significativi per dire che un gruppo è pronto per lottare per i traguardi che ha stabilito. Le ultime due partite dell’Inter dimostrano che ha perso due momenti, il primo in campionato e il secondo in champions. Non è la fine di ogni speranza però dicono che la squadra non era mentalmente pronta a affrontare quelle sfide. La cause sono molte e, forse solo attraverso i resoconti sui media non saranno mai chiari. Poco importa, l’effetto ottenuto è quello di una squadra che non ha voluto lottare e che ha subito il dominio degli avversari. I momenti sono ovunque durante una stagione agonistica, ma vi sono delle tappe, come quelle alpine per i ciclisti, che permettono di verificare la consistenza dei contendenti e che stabiliscono delle gerarchie. Primi posti non per sempre ma per ora sono questi. Ora l’Inter si trova a inseguire vedremo come saprà farlo.

Vietato sbagliare

Nel calcio sempre più spesso quando si parla di squadre e di arbitri si afferma che è “vietato sbagliare” si tratti di una partita, di un tiro, di una parata o di un rigore concesso oppure no. Il lunedì i giornali sono pieni di affermazioni infiammate con cui qualcuno se la prende con qualcun altro per gli errori compiuti. Si dimentica che una partita non è un evento che segue strade razionali e prevedibili ma si muove invece su un piano emotivo, che può esaltare o deprimere il gioco. Così deve essere: perchè come spettatori guardiamo le partite nella speranza di vivere delle emozioni, mentre osserviamo i calciatori alle prese con se stessi per tirare fuori il meglio di cui sono capaci. Esprimersi al meglio, gestendo in modo efficiente questi stati d’animo non è facile e noi spettatori ci esaltiamo nell’osservare l’impegno agonistico e la lotta che avviene sul campo mentre al direttore di gara chiediamo di saperla mantenere nell’ambito del regolamento. Vietare di sbagliare è un obiettivo impossibile, al massimo si può aspirare a giocare la partita perfetta sapendo, però, che sarà impossibile e che sbagliare è fisiologico  Non dimentichiamoci mai che in assenza di errori sarebbe inutile giocare e che le classifiche le farebbero i computer sulla base delle qualità tecniche delle squadre.