Monthly Archive for August, 2016

L’umiltà e il coraggio di Giovanni Pellielo sono un grande insegnamento

Le storie dello sport sono costruite sulla capacità, la tenacia e la costanza nel tempo degli atleti. La storia di Giovanni Pellielo è una di queste. Quarantasei anni, soprannominato il tiratore di Dio per la sua fede, anche questa estrema così come lo è la sua vita di atleta. Se praticasse uno sport più glamour come il golf, le moto o il tennis sarebbe ogni giorno sulle pagine dei giornali. Pratica invece il tiro al piattello, uno sport cosiddetto minore, che raggiunge le cronache solo nei giorni delle Olimpiadi.

Pellielo è l’atleta più forte della storia di questo sport. Ha vinto quattro volte il campionato del mondo e quattro medaglie in altrettante Olimpiadi. È un esempio a cui rivolgersi quando si parla di eccellenza dello sport italiano. Ci si dovrebbe rivolgere a lui per sapere e capire come sia possibile che dopo così tanti anni di attività, sia rimasta intatta la volontà d’impegnarsi per continuare a livelli mondiali assoluti. Negli ultimi quattro anni si è classificato primo, terzo e secondo ai campionati del mondo e ora ha aggiunto ai suoi successi la medaglia d’argento di Rio. La sua motivazione è basata sulla continua voglia di ricercare la perfezione, nella consapevolezza che non potrà mai essere raggiunta. Infatti, è capace di mettere spessori anche solo di un millimetro nel calcio del fucile per sperimentare differenze che quasi nessuno sarebbe in grado di percepire. Vuole dire essere tutt’uno con il proprio strumento sportivo, per raggiungere quella confidenza che gli consente di esprimersi a livelli assoluti da più di venti anni.

Pellielo ha raggiunto questi risultati anche grazie alla sua abilità nel gestire le tensioni agonistiche che vive in queste grandi competizioni. “Sono terrorizzato prima d’iniziare” è una sua frase ricorrente ed è in questi momenti, tutt’altro che piacevoli, che nasce dentro di lui il modo per affrontare queste emozioni, che porterebbero la maggior parte degli atleti alla distruzione, mentre sono per lui la base su cui costruire la fiducia di potercela fare anche per questa volta.

Umiltà e coraggio sono le sue due più grandi qualità. L’umiltà di sapere che in uno sport di precisione l’errore può succedere in qualsiasi momento e non è recuperabile, a meno che l’avversario non commetta lui stesso un errore. Coraggio, poiché ogni gara viene comunque affrontata con quella convinzione che è alla base di ogni tiro.

La sua è una lunga carriera in cui questi due aspetti non si sono mai persi. Basti ricordare che dopo l’uscita dalla finale delle Olimpiadi di Londra per un piattello, Pellielo ha continuato ad allenarsi sino alla prima prova di Coppa del Mondo dell’anno successivo, vincendola. Quindi costanza e volontà di continuare a dimostrare a se stesso di essere sempre il campione che era stato sino a quella gara.

Pellielo è un esempio per tutti quelli che pensano che il successo sia qualcosa che una volta raggiunto non ci abbandonerà mai. Non è retorico affermare che il successo è invece il risultato di un continuo impegno, svolto in modo intelligente e sistematico, che si protrae nel tempo e che richiede il proprio totale coinvolgimento. Pellielo merita il nostro ringraziamento, perché ci dimostra che l’età non deve essere un limite ai nostri sogni. È un uomo che ci dimostra che l’importante non è essere gazzella o leone, ma serve muoversi, impegnarsi, avere obiettivi e volere raggiungerli. Abbiamo bisogno della sua motivazione per esercitare il nostro ottimismo verso il futuro.

Carl Lewis for Rio

#StrengthRunsDeep

The Rio Olympics begin: It fulfills the athletes’ dream

The Rio Olympics are about to begin. The scourge of doping, which humiliates the sport, is strong and it does not seem to recede despite the disqualifications and the results of the report by Richard McLaren. Despite this, for most of the athletes, the Olympics are an extraordinary event (Italians will present 308). We know the cost and the risks  the Olympics impose to those who organized but the myth endures today as it once was. This is the world’s most important sport event, it happens once every four years, for most of the disciplines is necessary to be qualified and in some there is only one athlete per country. It is also a strong link with our past origins, where they join the search for beauty, performance, competitiveness, peace and hero. Who wins a medal at the Olympics goes right to the history of world sport, for this is the race of life. In fact, there are athletes who have not recovered from a defeat at the Olympics, others who have lived the next four years waiting for that day, in which they demonstrated to the world their true value. This is why many dope, because they want to maximize the probability of winning, until to pass the boundary of what is permissible and legal. Winning the Olympics is the fulfillment of a dream, which has had thought dozens of times before. We have not to believe to  the athletes when they say: “I did not really think about it, my goal was to do my best.” They thought all right, but they have been so good to dismiss this idea and to focus only on what it took to deliver an outstanding performance. In fact, the victory of a medal at the Olympics only comes from an outstanding performance, excellence in this case is not necessarily in the world record or in unrepeatable quality actions. It comes from having held off the internal pain of the idea of ​​defeat. The athletes in this condition, to deal with this idea, does not exaggerate in the desire to want to do well at all costs, stiffening the body and mind and deteriorating performance, but they do not throw into the fray without even thinking, showing to be impulsive. Instead, they accept the idea of ​​defeat and do exactly what they are prepared to do, in all those long hours of training, neither more nor less, that is, does what he is capable of. Reaching this state of mind is not easy and is the result of a mental work  on themselves. This is the challenge that awaits those who will compete in Rio.