Non è di certo superficiale per un atleta/allenatore pensare in positivo, anzi si è troppo banalizzata l’importanza di avere un atteggiamento di questo tipo, etichettandola spesso come un’americanata o un modo di vivere senza porsi i veri problemi. Nel mio lavoro vedo invece l’esatto contrario e cioè quanto sia facile abbattersi per un allenamento andato male, per la difficoltà nel migliorare, per accettare che il lavoro quotidiano non è una passeggiata verso la gloria, ma che invece bisogna metaforicamente sporcarsi le mani con le proprie insicurezze e timori. Sono proprio le difficoltà che vivono gli atleti che rappresentano l’unica occasione, anche questa positiva, per mettere alla prova il proprio valore umano, la propria voglia di fare bene nonostante oggi non si sia soddsfatti. Questo è l’allenamento accettare i propri limiti e lavorare positivamente per ridurli e superarli. Quando si acquisisce questa mentalità si apre la porta al pensiero positivo.
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