Monthly Archive for October, 2011

Page 2 of 3

Uno, due, tre sport per i giovani

E’ ormai scientificamente documentato che l’avviamento precoce a intraprendere una determinata disciplina ha degli effetti limitanti lo sviluppo dei bambini e delle bambine. Un documento dell’organizzazione mondiale degli psicologi dello sport, l’International Society of Sport Psychology, indica i 7 principi fondamentali sulla partecipazione all’attività sportiva che conducono a una pratica continuata nel tempo e allo sport di elite.
1. La diversificazione iniziale di sport non impedisce la partecipazione allo sport di elite negli sport in cui l’eccellenza è raggiunta dopo la maturazione.
2. La diversificazione iniziale di sport è connessa a una più lunga carriera sportiva e svolge un’influenza positiva sul coinvolgimento sportivo a lungo termine.
3. La diversificazione iniziale di sport permette la partecipazione in contesti differenti che più favorevolmente influenzano lo sviluppo positivo dei giovani.
4. In questi anni un’elevata quantità di tempo di gioco costruisce un solido fondamento per la motivazione intrinseca, ciò attraverso il coinvolgimento in attività che sono piacevoli e che promuovono l’auto-regolazione.
5. In questi anni un’elevata quantità di tempo di gioco determina l’acquisizione di una quantità di esperienze motorie e cognitive che i bambini porteranno con sé nello sport di loro principale interesse.
6. All’età di 13 anni i bambini dovrebbero avere la possibilità di scegliere di specializzarsi nello loro sport favorito o di continuare nello sport a livello ricreativo.
7. Nella tarda adolescenza (16 anni circa) dovranno avere sviluppato le abilità fisiche, cognitive, sociali, emotive e motorie necessarie per investire i loro sforzi nell’allenamento altamente specializzato di uno sport.
Partendo da questi dati le Federazioni e le Società Sportive dovrebbero prendere atto che il loro modo d’intendere l’attività sportiva giovanile deve essere totalmente rivisto. Infatti, i giovani sino a 13 anni dovrebbero praticare più sport diversi e solo a partire da questo periodo dovrebbero sceglierne uno. Come evidenzia l’International Society of Sport Psychology, i benefici di questo approccio sarebbero per tutti, sia che vogliano orientarsi verso la carriera agonistica e sia per chi invece sceglierà di continuare con un’attività sportiva ricreativa.

Talent transfer

Sta per partire anche in Italia un programma di ri-assegnazione di un atleta, uomo o donna, a un sport diverso da quello praticato sino a oggi ma che possiede caratteristiche simili e trasferibili. I selezionati seguiranno un programma che in breve tempo, circa quattro anni, li porterà a gareggiare ad alto livello. Questa proposta è rivolta a coloro che stanno ripensando alla propria carriera agonistica e che avvertono la necessità di orientarsi verso nuove sfide sportive. L’esperienza precedente verrà assolutamente valutata in tutti i suoi aspetti positivi. Chiunque possa essere interessato può scrivermi e verrà personalmente contattato.

Sapersi rilassare

In questi giorni le dichiarazioni di alcuni calciatori relative al loro livello di nausea del pallone e la dichiarazione di Damiano Tommasi, presidente dell’Associazione Italiana Calciatori, sulla necessità di attuare un programma antistress nel Club Italia, nonchè il desiderio dei calciatori tedeschi di avere uno psicologo in squadra, mettono in rilievo l’esistenza di un disagio psicologico. Al di là delle cause di questo malessere, appare evidente la necessità dei calciatori di imparare a recuperare energia mentale e desiderio di giocare attraverso una riduzione di questo professionale. Una prima risposta è quella d’imparare a rilassarsi per ridurre le tensioni sostituendole con una condizione psicofisica di distensione. Lo scopo è di uscire fuori da una condizione di lamentela passiva e di entrare in un’altra che è attiva e che rappresenta da sempre una delle più efficaci azioni antistress. Nei miei di allenamento mentale per gli atleti vi è sempre una parte dedicata al rilassamento, che non serve per giocare meglio, ma per uscire da quel tunnel in cui vi è un unico e costante pensiero: la gara, come fare per essere il migliore in campo. Questi pensieri accompagnati dalle relative emozioni (ansia, depressione, inpulsività, rabbia) nel tempo portano alla nausea nei riguardi dell’allenamento e delle partite. Non è l’unica ragione ma è notevolmente importante e molti campioni del calcio a un certo punto della loro carriera non hanno più fame di vittorie. I soldi, poi, hanno cambiato il loro modo di interpretare la realtà e in un calcio in cui domina sempre di più il valore dell’intrattenimento rispetto a quello dell’agonismo si dimentica la voglia di lottare. Per cui si riparta dall’insegnare a gestire e ridurre lo stress, attraverso strategie come quelle descritte nel mio libro “Affrontare lo stress”.

Specializzazione e sport giovanile

Questa è la fase dell’anno in cui i genitori si chiedono quale sport scegliere per i propri figli. Voglio dire in modo diretto che questa è un domanda sbagliata poichè dovrebbero svolgere un’attività multisportiva. Infatti, la specializzazione è errata per almeno due valide ragioni. Sport diversi permettono di sviluppare quelle abilità che una singola disciplina esclude, ma che sono necessarie per lo sviluppo globale e equilibrato dei giovani. Inoltre restringendo la scelta solo a uno sport, il bambino che ha invece bisogno di varietà e di affrontare situazioni nuove rischia di annoiarsi e di abbandonare lo sport scelto magari per un altro che gli sembra più divertente.
Certamente è molto difficle in nel nostro trovare organizzazioni sportive che praticano la multisportvità ma biosgna almeno essere consapevoli che ciò che si sta facendo non corrisponde a ciò che realmente servirebbe e cioè divertirsi e imparare facendo sport diversi questo almeno sino a 12 anni. Per un approfondimento su questo tema l’articolo di oggi sulla Repubblica Salute in cui riporto queste stesse idee.

Lo stress da competizione

Tutti ci diciamo che lo stress è qualcosa che prima s’insinua dentro di noi e poi esplode impadronendosi delle nostre emozioni e del nostro modo di pensare. Lo stress è dei campioni e degli allenatori ma anche delle persone che vogliono migliorare e che ogni giorno vivono lo stress della competizione quotidiana. Oggi non c’è tempo per rilassarsi perchè le persone sono spesso arrabbiate, deluse o stanche. Rilassarsi viene vista come un’altro impegno, una fatica aggiuntiva; oppure come impossibile prima di avere risolto i problemi del momento, o ancora come qualcosa che può fare chi a tempo perdere. Non si capisce che è proprio nei momenti di difficoltà o d’impegno frenetico che è importante trovare del tempo per ridurre lo stress. Non basta l’esperienza per non essere stressati, bisogna agire attivamente per ridurla. Questa idea non è invece diffusa e per questa ragione siamo sempre più stressati.

Manutenzione del corpo

“Salire in montagna mi dà l’incentivo a mantenermi magro. Il corpo ha bisogno di una vocazione per curarsi la manutenzione. Il solo desiderio di una buona forma fisica non basta, ci vuole una felicità applicata. La trovo in montagna.” (Erri De Luca)

Save school not banks

Geniale slogan dei giovani in sciopero, dà un nome a chi nella finanza gioca a distruggere e a arricchirsi. Forse è troppo semplice, sarà solo un ‘illusione. Sono in sintonia con chi protesta negli USA contro Wall Street. E’ una rivolta contro chi vuole fare fallire i Paesi alla pari di un’azienda e contro la politica schiava di questa finanza.

L’intenzione di correre una maratona

Per chi vuole correre la maratona di Roma in marzo, questo periodo dell’anno è la fase dell’intenzione. Soprattutto per chi è alla sua prima esperienza ma anche per chi punta a migliorare il suo tempo, il mese di ottobre è quello si deve decidere la propria partecipazione. Marzo è ancora lontano ma con gli amici al campo si parla e si cerca qualcuno con cui condividere la preparazione. E’ una fase in cui si alternano i dubbi alle fantasie del tempo cronometrico che si sogna di potere fare. Si pensa “come farò a fare il lunghissimo di 30 o più km”, si sente i doscorsi di quelli con maggiore esperienza, che spesso sono percepiti come troppo ottimisti. In altri momenti si è terrorizzati dalla possibilità di farsi male o di non riuscire a corrre tanto quanto si sente dire che sia necessario. Questi e altri pensieri sono e certi giorni si torna a casa convinti mentre in altri domina l’idea che è un’impresa possibile. E’ veramente interessante che persone adulte, che nella vita di tutti i giorni si trovanoi a risolvere situazioni difficili, quando sono di fronte alla maratona abbandonano queste certezze sulle loro abilità e ragionano in modo diverso, più insicuro, lasciandosi influenzare dalle persone con cui corrono. Leggi: www.maratonadiroma.it

L’attività fisica nei primi anni di vita

E’ utile ricordare che sono i genitori i primi educatori dei propri figli al movimento sino dal momento in cui cominciano a gattonare. Non basta un’alimentazione adeguata: bisogna lasciarli muovere liberamente, insegnando come non farsi male. Due esempi. I bambini anche con meno di un anno amano salire e scendere da divani, sedie e letti. Può essere pericoloso se cadono di testa, bisogna spendere del tempo nell’insegnare loro che non si scende di testa ma che bisogna girarsi e scendere con le gambe. Chi prova questa esprienza vedrà la propria figlia fare questo gioco per minuti e minuti. SEcondo esempio: si può insegnare a andare in bici e sui pattini in linea sin dall’età di due anni, l’unico problema può essere rappresentato dal mal di schiena del genitore mentre per il bambino questa attività sarà eccitante e divertente. Sono solo due modi per insegnare a muoversi in sicurezza, il sabato o la domenica bisogna poi portarli per ore parco e stare con loro. Chounque lo può fare basta volerlo.