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The pyramid of the physical activity

Game 7 days out of 7, biking and swimming up to 5 times a week, dance and soccer 2 or 3. Staring  the  perfect ’doses’ for any sport is the Pyramid of physical activity presented at the conference ‘Milanopediatria’, going from today until Sunday in Milan. Along the lines of well-known food pyramid, the pediatriciens have decided to establish the pattern for the exercise. Which to choose? When to practice it? And for how long? The new pyramid, organized in 4 steps, try to answers to these questions. Helping parents to navigate and promote good rules for their children. “The suggestions outlined have been proven effective, for the benefit of health status – ensures Marcello Giovannini, president of  ’Milanopediatria’ -. It has been seen that to walk forone hour involves an expenditure of energy nearly 3 times higher than that obtained through the same time watching TV, with a significant increase in the ratio of fat oxidation and carbohydrate oxidation. ” The base of the pyramid, therefore, is to perform physical activity every day. It means to “walk the dog, take the stairs, helping her mother with housework, play with friends”  say the pediatricians. In short, to move without any particular limit. “Not programmed exercise , in fact, it would seem that not only allows an increase in spending energy, but it could encourage a more active lifestyle. Temptation of sedentary activities (TV, video games) and to eat more are much stronger indoors than outdoors. ” The second step of the Pyramid of the sport shows instead the exercises to be performed 3/5 times a week, and that are “aerobic exercises like cycling, fast walking, running, skating, swimming,” for the desired time. “They are the most suitable exercises – state pediatricians – because they induce an increased oxidation of lipids. Specifically, cycling and swimming are recommended especially if the mass weight is high and injuries are predictable favorites by the exercise.” Climbing the Pyramid, the third step is devoted to physical activity programmed to perform 2/3 times a week, 50 minutes each time. In this case, most suitable sports are  martial arts, dance, an hour of tennis or soccer or volleyball. When choosing the type of exercise is best to practice group activities – suggest doctors – possibly with peers with the same weight problems, because children and especially obese adolescents feel less inhibited in making these group activities. The approach to sports should also be calibrated to the real possibilities of the child and implemented in a progressive manner ” . Finally, the top of the pyramid that represents the space to devote to television and video games: very little. The invitation of pediatricians is “trying to sit less than an hour.”

Youngs spend few time outdoor

Often the countries of Northern Europe hit me for the simple and direct questions that arise, as well as the solutions they find. This time in Britain they have asked ourselves the question: How often do your children play outside? More or less than when you were a child? Have safety fears make you keep your children at home? The government cuts have reduced opportunities to play sports close to home?

So there it arises the problem of the need to increase the time that young people spend outdoors and in a natural environment because it is considered as necessary for their well-being and development of personal autonomy. Therefore it is hoped that adults are increasingly aware of this need and act accordingly. Meanwhile, in Britain this week was the launch of the Love Oudoor Play Campaign (http://loveoutdoorplay.net/).

In the same in  Italy we are still debating whether to increase the hours of physical education to school without reaching a settlement, when we enter … maybe someone will put this further question, namely that for the youngs are not given enough hours and we will have to do something more. Perhaps our grandchildren will enjoy  of this changes … those who in the meantime did not leave for another country.

Giovani, calcio e arbitri

Sono stati presentati questa mattina i dati di una indagine condotta dal Settore Giovanile Scolastico della federcalcio del Lazio nelle scuole superiori. Arbitri e psicologi dello sport sono andati nelle classi a parlare del valore delle regole e di come farle rispettare. Ai ragazzi e alle ragazze è stato chiesto cosa pensano delle regole e quale idea hanno dell’arbitro di calcio. Dai dati è emerso che:
1. i giovani sono convinti che regole siano indispensabili per la convivenza civile e per ripettare i diritti di ognuno;
2. non rispettare le regole per molti di loro è giusto se si ritiene che sia ingiusta;
3. circa il 50% dichiara di non rispettrale se le considera ingiuste;
4. la maggior parte afferma che è importante punire chi non le rispetta;
5. per circa il 40% dei giovani gli non sono un buon esempio di rispetto delle regole;
6. l’arbitro è colui che fa rispettare le regole;
7. l’arbitro viene percepito come una persona coraggiosa, autoritaria e decisa, cme un vigile e un giudice;
8. per circa il 50% attaccare l’arbitro è giusto se ha sbagliato;
9. chi ha arbitrato una partita è più tollerante nei confronti dell’arbitro.
10. la maggior parte vorrebbe diventare un arbitro per andare gratis allo stadio, guadagnare e per arrivare in serie A.

Talent transfer

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Working as sport manager in Italy

Ieri ho tenuto una lezione ha un master per diventare procuratori sportivi, è un corso di studi prestigioso organizzato dal Sole24 che vede la partecipazione di più di 30 giovani in prevalenza laureati in economia e commercio e in giurisprudenza. E’ un master ben organizzato, con docenti competenti e uno stage di 4 mesi presso un’organizzazione sportiva o un’azienda. Nonostante queste premesse a un certo punto mi è stata posta la domanda su come vedevo il loro futuro professionale. Da un po’ di tempo la mia risposta è sempre la stessa. Se volete trovare un’occupazione in Italia fate come se fosse possibile, cioè attivate la vostra rete di conoscenze, andate a proporvi nel mondo sportivo a 360°, muovetevi con un piano dandovi un tempo realistico di riuscita. La premessa “come se”, significa mettere a priori da parte la consapevolezza delle difficoltà del nostro paese e di tutto quanto sappiamo a proposito. Nel contempo però muovetevi per andare all’estero nei paesi dove i giovani lavorano, sono i BRIC (Brasile, Russia,India, Cina), il Qater e gli Emirati Arabi Uniti. Non escludere Australia, USA e Canada che in ogni caso continuano a richiamare molti giovani.

Psicologi dello sport sempre vittime?

La difficoltà a trovare lavoro è come ovvio una realtà, ancor più per quelle fasce professionali fra cui gli psicologi dello sport che non hanno ancora raggiunto una piena affermazione sul territorio. Sono però convinto che gli psicologi nello sport lavorino meno di quanto potrebbero per quello che considero sia un loro pregiudizio professionale. Consiste nel perseguire il miraggio di lavorare con atleti o squadre restringendo la loro ricerca solo all’ambito agonistico e escludendo altre opportunità. Dico questo perchè da anni sono riuscito a inserire lo psicologo nelle scuole calcio ma sono pochissimi coloro che ne hanno approfittato. Vuol dire proporsi con un programma magari a 20 scuole calcio per riuscire a ottenere delle collaborazioni magari con 4/5 di esse. Non si tratta di grandi cifre ma sommate tra loro potrebbero costituire un reddito iniziale interessante. La questione è che bisogna mostrare non solo competenze professionali specifiche ma anche possedere doti d’intraprendenza e imprenditorialità. Ne sono così certo che il prossimo 15 febbraio sarò a Firenze per promuovere l’attività dello psicologo dello sport, insieme a giovani colleghi, a un seminario per allenatori promosso dal settore giovanile e scolastico della FIGC della Toscana. Per farla breve, non lamentiamoci solo che non ci vogliono o che le società non intendono spendere, ma siamo consapevoli che esistono 7.000 scuole calcio, Siete sicuri che almeno il 10% (700) non possa rappresentare un’opportunità?

USA 1 obeso 3

La più recente indagine sullo stato di salute degli americani, apparsa sul Journal of the American Medical Association, ha rilevato che 1 su 3 è obeso o sovrappeso e e la proporzione fra i giovani è di 1 su 6. Non è aumentata negli ultimi 12 anni ma resta un problema piuttosto grave. In particolare il 35,7% della popolazione è obesa e lo è il 16,9% dei giovani sino a 19 anni. Neri e bianchi se maschi hanno circa la stessa percentuale, 38.8% i primi e 36,2 i secondi. Netta è invece la differenza a favore delle donne bianche (32.2%) rispetto alle donne nere (58.5%). Inutile ripetere quanto questa condizione sia dannosa per il benessere delle persone e come l’unica politica sia quella di aumentare l’attività fisica e ridurre drasticamente cibi e bevande ipercaloriche. Cerchiamo di non imitarli, perchè siamo da tempo su questa strada.

La redistribuzione della speranza

Federico Rampini nel suo ultimo libro intitolato “Alla mia sinistra” in cui parla di globalizzazione e mercato, introduce un concetto psicologico denominato “la redistribuzione della speranza” e che riprende da un articolo pubblicato da The Economist. Si dice che negli ultimi 400 anni il mondo occidentale ha goduto di un vantaggio comparativo sul resto del mondo che ha permesso una visione ottimistica dello sviluppo della società e del progresso ma ora la fiducia nel futuro si è spostata su altri paesi. Infatti, oggi mostra questo atteggiamento solo più il 30% degli americani e meno ancora gli europei; di contro l’’87% dei cinesi, il 50% dei brasiliani e il 45% degli indiani sono convinti che il loro paese stia andando nelle giusta direzione. The Economist esorta “Va a Est, giovane uomo”. L’UNESCO ha rilevato che in cinque anni, dal 2002 al 2007, le ricerche scientifiche effettuate nei paesi che stanno avendo la crescita maggiore sono passate dal 30% al 38%. Che possono fare individualmente i giovani italiani? Andare a vedere il resto del mondo – suggerisce Rampini – quello che non è Occidente. Fare esperienze di vita e di studio anche temporanee, respirare un’altra aria piena di fiducia e di energia. Provare a vivere do ve è ora la speranza, per imparare.

Pratica sportiva e abbandono

Negli Stati Uniti si calcola che il 70% dei giovani abbandoni lo sport fra 13-15 anni. Le ragioni sono molte e così suddivise: infortunio, noia, allenamento eccessivo, limitato sviluppo delle abilità, stress e ansia, specializzazione precoce, allenatori troppo critici, gnitori che vogliono realizzarsi attraverso i figli, mancanza d’interazione sociale fra gli atleti. Sono dati negativi, ma almeno negli USA si hanno dati certi mentre da noi queste stesse considerazioni possono solo essere supposte, poichè nessuno si occupa della questione dell’abbandono o di come incrementare la partecipazione alo sport e all’attività fisica. Noi ci limitiamo a dire che lo Stato non fa nulla e che i giovani di oggi sono pigri.

Uno, due, tre sport per i giovani

E’ ormai scientificamente documentato che l’avviamento precoce a intraprendere una determinata disciplina ha degli effetti limitanti lo sviluppo dei bambini e delle bambine. Un documento dell’organizzazione mondiale degli psicologi dello sport, l’International Society of Sport Psychology, indica i 7 principi fondamentali sulla partecipazione all’attività sportiva che conducono a una pratica continuata nel tempo e allo sport di elite.
1. La diversificazione iniziale di sport non impedisce la partecipazione allo sport di elite negli sport in cui l’eccellenza è raggiunta dopo la maturazione.
2. La diversificazione iniziale di sport è connessa a una più lunga carriera sportiva e svolge un’influenza positiva sul coinvolgimento sportivo a lungo termine.
3. La diversificazione iniziale di sport permette la partecipazione in contesti differenti che più favorevolmente influenzano lo sviluppo positivo dei giovani.
4. In questi anni un’elevata quantità di tempo di gioco costruisce un solido fondamento per la motivazione intrinseca, ciò attraverso il coinvolgimento in attività che sono piacevoli e che promuovono l’auto-regolazione.
5. In questi anni un’elevata quantità di tempo di gioco determina l’acquisizione di una quantità di esperienze motorie e cognitive che i bambini porteranno con sé nello sport di loro principale interesse.
6. All’età di 13 anni i bambini dovrebbero avere la possibilità di scegliere di specializzarsi nello loro sport favorito o di continuare nello sport a livello ricreativo.
7. Nella tarda adolescenza (16 anni circa) dovranno avere sviluppato le abilità fisiche, cognitive, sociali, emotive e motorie necessarie per investire i loro sforzi nell’allenamento altamente specializzato di uno sport.
Partendo da questi dati le Federazioni e le Società Sportive dovrebbero prendere atto che il loro modo d’intendere l’attività sportiva giovanile deve essere totalmente rivisto. Infatti, i giovani sino a 13 anni dovrebbero praticare più sport diversi e solo a partire da questo periodo dovrebbero sceglierne uno. Come evidenzia l’International Society of Sport Psychology, i benefici di questo approccio sarebbero per tutti, sia che vogliano orientarsi verso la carriera agonistica e sia per chi invece sceglierà di continuare con un’attività sportiva ricreativa.