Un tema ampiamente discusso ieri riguarda l’insubordinazione dei calciatori francesi e inglesi nei confronti dei loro CT, nonché le risposte che questi ultimi hanno fornito ai media. Mi sembra che l’impostazione dominante sia stata di ricercare a chi attribuire la colpa. Molti si sono espressi trovandola nei calciatori, basandosi sul fatto che questa squadre hanno giocato molto male e quindi chi è stato in campo non può certo avere ragione. Questo gioco a scaricabarile mi pare avvilente poiché è una spiegazione a posteriori di un prestazione negativa in cui si cerca un capro espiatorio per poterlo castigare. Non basta affermare che la propria porta è sempre aperta a tutti, come ha detto Capello, perché se nessuno viene a parlare può essere che tutto vada bene ma anche che lo si ritenga inutile. Lo stesso Domenech è stato spesso criticato anche prima dei mondiali, cosa ha fatto per mantenere alto l’umore dei suoi atleti e la coesione della squadra? Nel business management viene insegnato un modo concreto per conoscere i propri collaboratori che si chiama management by walking around (MBWA), vuol dire che il capo va in mezzo ai suoi a parlare per conoscere le loro idee e la loro condizione emotiva. Non è una novità, lo faceva già Napoleone quando stava in mezzo al suo esercito durante le campagne di guerra per dimostrare che era lì a condividere le stesse fatiche. Immagino che in queste squadre sia mancato questo aspetto di vicinanza emotiva, senza la quale diventa facile accusarsi vicendevolmente per salvare se stessi. Finisco con una citazione ancora di Napoleone che diceva: “Vinco le mie battaglie anche con i sogni dei miei soldati.”
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