Luis Enrique si trova a affrontare una situazione molto difficile e mi chiedo se per insegnare la sua idea del calcio non abbia poco responsabilizzato sin dall’inizio il ruolo dei singoli pensando invece che ciò che conta è solo il collettivo. Quando si sta affogando si ritorna a parlare dei singoli ma forse è tardi, anche perchè nel caso della Roma si parte da una condizione di depressione e non certo di rabbia. La Roma è una squadra astenica che ad oggi non sa reagire alle difficoltà che le pongono gli avversari e un leader, che non c’è mai stato in questo periodo, non s’inventa in un weekend. La mia idea è che quale che sia il tipo di calcio che si vuole insegnare, bisogna sempre avere dei giocatori che, anche fuori dal campo, trascinano i compagni con i loro comportamenti, senza questi giocatori non ci sarà mai una squadra forte. Inoltre, imparare un modulo nuovo di gioco implica un periodo d’instabilità e di paure, senza leader che incitano a credere nel gioco qualsiasi squadra sbanda e non sa cosa fare.
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