A tutti noi piace fare classifiche e stabilire chi è il più bravo. La questione tra Messi e Maradona soddisfa questa esigenza. Prima di questa c’è stato il confronto fra Pelè e Maradona su chi fosse stato il migliore al mondo. Ora è d’attualità quest’altra coppia. Nella nostra mente i migliori giocatori sono sempre quelli che ci hanno di più emozionato, coloro che sanno fare goal, toccare e distribuire la palla in modo magistrale e saltare gli avversari, per queste ragioni portieri e difensori raramente sono stati premiati, non hanno queste caratteristiche e una splendida parata non equivale nel nostro immaginario a un’altrettanta splendida rete. Di conseguenza la scelta del migliore giocatore al mondo si restringe a pochi ruoli. A mio avviso sarebbe più equo stabilire quale sia stata la più forte squadra al mondo anche se pure in questa scelta il fattore tempo gioca un ruolo fondamentale. Come si fa a dire se il Real Madrid delle prime edizioni della Coppa Campioni è stato più o meno forte del Milan di Sacchi o del Barcellona odierno. Alla fine le classifiche servono solo a semplificare la nostra vita, a darci qualche finta sicurezza e a parlare, parlare, parlare che a noi essere umani piace così tanto.
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