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The goalkeepers analyse the game in a different way

Michael Quinn, Rebecca J. Hirst and David P. McGovern (2023). Distinct profiles of multisensory processing between professional goalkeepers and outfield football players. Current Biology, 33 (19).

In association football (soccer), the position of goalkeeper is the most specialised position in the sport and has the primary objective of stopping the opposing team from scoring. While previous studies have highlighted differences in physiological and match performance profiles between goalkeepers and outfield players, surprisingly little research has focused on whether goalkeepers differ in terms of their perceptual-cognitive abilities.

Given that goalkeepers use multiple sensory cues and are often required to make rapid decisions based on incomplete multisensory information to fulfil their role we hypothesised that professional goalkeepers would display enhanced multisensory temporal processing relative to their outfield counterparts. To test this hypothesis, we measured the temporal binding windows — the time window within which signals from the different senses are integrated into a single percept — of professional goalkeepers, professional outfield players, and a control group with no professional football experience using the sound-induced flash illusion.

Our results indicated a marked difference in multisensory processing between the three groups. Specifically, we found that the goalkeepers displayed a narrower temporal binding window relative to both outfielders and control participants, indicating more precise audiovisual timing estimation. However, this enhanced multisensory temporal processing was accompanied by a general reduction in crossmodal interactions relative to the other two groups that could be attributed to an a priori tendency to segregate sensory signals.

We propose that these differences stem from the idiosyncratic nature of the goalkeeping position that puts a premium on the ability of goalkeepers to make quick decisions, often based on partial or incomplete sensory information.

Who is the goalkeeper

1. Il ruolo del portiere richiede un notevole impegno psicologico da parte del giovane calciatore. E’ un’azione individuale che comporta: confronto diretto con l’avversario, coraggio, anticipazione e reattività estrema. Il portiere mette in moto un insieme ampio di abilità personali, riguardanti le competenze cognitive (anticipazione e reattività) e quelle emotive (coraggio e confronto) che associate a quelle tecniche e fisiche determinano il suo agire. In tal modo il giovane impara a controllare la paura di sbagliare e di farsi male. Il confronto diretto e anche fisico con l’avversario nonché l’effetto decisivo che può derivare da un errore e cioè il goal determinano la particolarità unica che questo ruolo assume nel gioco del calcio.
2. La componente emotiva è di particolare rilevanza in questo ruolo. Infatti il portiere può commettere un errore per eccesso di rapidità del suo intervento e che può essere associato a una reazione impulsiva che porta all’azione prima che sia giunto il momento opportuno. Può verificarsi però anche la situazione opposta, che si manifesta con uno stato di attesa che si prolunga oltre il consentito, determinando un ritardo nel processo di anticipazione dell’azione della squadra avversaria. Quest’ultimo corrisponde a quelle azioni in cui il portiere si mostra dubbioso o insicuro e lascia passare il tempo ottimale d’intervento. In sostanza, vi sono portieri che nei momenti di maggiore tensione emotiva tendono a reagire in modo impulsivo, mentre altri ritardano l’azione per raccogliere altre informazioni. In tal modo o si dimostrano troppo impulsivi, agendo prima di pensare, o sono troppo riflessivi, pensando per un tempo troppo lungo prima di agire.
Un altro problema che può avvertire il portiere consiste nell’avvertire sopra di sé la responsabilità del risultato finale della partita, che può essere determinato proprio da un suo errore. E’ un peso che condivide con gli attaccanti anche loro più di altri apparentemente responsabili dell’esito dell’incontro.
3. Ho avuto modo di allenare mentalmente alcuni portieri, riscontrando che anche per i professionisti la tematica essenziale che devono imparare a gestire in modo ottimale è quella del controllo emotivo e della gestione dello stress nei momenti di maggiore pressione agonistica. Un altro aspetto talvolta problematico consiste nella convinzione che si verrà ricordati più per gli errori clamorosi che per le tante belle parate. Queste idee possono avere un effetto depressivo e determinare un senso di non sentirsi capiti dal proprio pubblico, dai media e dalle persone del proprio ambiente sportivo. Certamente un fattore positivo e limitante queste reazioni emotive negative è rappresentato dal vivere in un ambiente affettivo e familiare in cui ci si senta sostenuti indipendentemente dalle prestazioni di calciatore e in cui riversare il proprio bisogno di dare amore.