Nel calcio di oggi le mode cambiano in fretta e una delle più diffuse è quella di affidare la panchina a un ex campione un volto conosciuto qualcuno che rappresenti la storia del club e che possa riportare entusiasmo e appartenenza dopo stagioni difficili da Seedorf a Pirlo passando per Thiago Motta e Tudor alla Juventus negli ultimi anni in tanti hanno provato questa strada convinti che il carisma potesse bastare a ricostruire un ciclo.
All’inizio funziona quasi sempre, la squadra reagisce, l’ambiente si accende, lo spogliatoio ritrova stimoli e il nuovo tecnico viene accolto come un profeta. L’effetto novità è forte, le idee sono semplici, la comunicazione diretta e il gruppo si compatta i risultati arrivano e sembra l’inizio di una nuova era ma il calcio è crudele e la magia spesso svanisce in fretta.
Dopo qualche mese arrivano le prime difficoltà e lì si vede la differenza tra chi è pronto e chi no, perché allenare non è solo mettere in campo idee, è gestire tensioni, crisi, infortuni e spogliatoi complicati; è capire i momenti e prendere decisioni impopolari e serve esperienza quella che un esordiente di solito non ha. Molti ex campioni scoprono che il rispetto guadagnato da giocatori non basta per tenere insieme un gruppo quando i risultati non arrivano
A volte manca anche una base solida, un metodo vero, si cerca d’imitare i grandi modelli Guardiola o Klopp ma senza il tempo e la struttura per farlo davvero e così l’entusiasmo iniziale lascia spazio alla confusione, il gioco si perde, i risultati calano e la società che all’inizio voleva ricominciare si ritrova punto e a capo.
Eppure ci sono esempi che fanno sperare Arteta con l’Arsenal, Xabi Alonso con il Leverkusen, Guardiola ai suoi inizi con il Barcellona; storie in cui la scommessa ha funzionato perché c’era un progetto solido, una dirigenza forte, uno staff preparato e soprattutto pazienza e fiducia nella crescita del tecnico e nel suo modo di vedere il calcio
Affidarsi a un ex campione può essere una scelta romantica e affascinante ma non può diventare una scorciatoia, serve metodo, equilibrio e la forza di resistere ai momenti difficili altrimenti si rischia di vivere un sogno che dura pochi mesi, il carisma e la conoscenza dello spogliatoio sono un punto di partenza ma senza una visione e un lavoro quotidiano restano solo belle parole
Il calcio moderno corre veloce e chiede risultati subito ma le vere rivoluzioni nascono dal tempo e dalle idee non dall’effetto nostalgia, scegliere un allenatore giovane può essere la strada giusta ma solo se dietro c’è una società che crede davvero nel futuro non solo nel nome scritto sulla maglia.






