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Iga Swiatek mindset

Iga Swiatek, n.1 del tennis, 20 anni, imbattuta da febbraio, ha dichiarato:

“Ricordo quando riuscivo a concentrarmi solo per 40 minuti e improvvisamente la mia testa diventava come quella di un piccione … Guardavo ovunque, ma non dove avrei dovuto guardare”. Possiamo considerare questo come il punto di partenza da cui è partita per migliorare e diventare una campionessa.

E’ molto importante per lei di non bruciarsi: “Devi ricordare a te stessa che vuoi farlo per molti anni in tour”.

Swiatek,  si autodefinisce perfezionista, e insieme al suo team è consapevole che questo atteggiamento è certamente utile ma può anche diventare molto dannoso. La perfezione non esiste e con questo approccio si rischia di incolparsi per ogni errore che si commette e distruggere il proprio tennis.

Per questa ragione ha iniziato a lavorare mentalmente con la psicologa Daria Abramowicz, che la segue a tempo pieno, poiché la psicologia dello sport è più efficace se applicata durante la quotidianità e non durante le visite nello studio di Varsavia. “Per me è molto, molto più facile fidarmi di qualcuno che mi sta vicino tutto il tempo”.

Uno suo obiettivo importante è mantenere un equilibrio tra lavoro e vita privata. Per questa ragione ha ridotto le partite di doppio e si concede più tempo per il turismo nelle città che visita.

La sua routine è il suo sistema di supporto. “Non importa quanta tempesta ci sia intorno, c’è sempre un occhio del ciclone che deve essere calmo; questo nucleo che deve essere sempre lo stesso”.

Si serve anche di esercizi di visualizzazione e respirazione, che esegue durante i cambi con un asciugamano sulla testa.

Per il suo 20° compleanno, il suo team le ha regalato 20 libri, tutti in polacco, e gli argomenti dei 20 libri variano molto: da libri sul talento a i classici della letteratura. “A volte mi sento strana quando non leggo per qualche giorno. Lo vivo come un segnale che non ho l’equilibrio che dovrei avere nella mia vita”.

Swiatek analizza le sconfitte per imparare dai suoi errori. Ha insistito per guardare anche le vittorie per concentrarsi sui suoi punti di forza. “Questo tipo di atteggiamento mi ha aiutato a credere di poter essere più aggressiva in campo e a sfruttare i miei punti di forza”.

Le tenniste italiane retrocedono nel ranking mondiale: alcune ragioni

In questi giorni si parla del fatto che non vi sono più tenniste italiane fra le prime 50 del ranking mondiale e solo 2 tra le prime 100. Un disastro e, soprattutto, l’incapacità di sapere costruire un movimento vincente partendo dai successi del ciclo d’oro di Pennetta e Company. Al di là delle questioni organizzative e della precoce introduzione dei giovani nel circuito delle gare, sono convinto che uno degli aspetti che limitano lo sviluppo delle tenniste sia la scarsa integrazione della componente psicologica nell’allenamento e nella preparazione fisica.

Il tennis è uno sport complesso in cui reattività fisica protratta nel tempo, prontezza mentale e determinazione e competenze tecnico-tattiche sono in gioco negli stessi istanti e durante ogni punto. Mi chiedo, anche perché non vi sono dati a riguardo oltre le esperienze personali, quanto queste componenti siano allenate in campo dai coach con la stessa determinazione che viene poi richiesta alle giocatrici. A mio avviso questo approccio è carente, le ragazze (ma questo vale anche per i maschi) si preoccupano molto di più di colpire bene e di avere un gioco, piuttosto che di essere tenaci e determinate.

La mia domanda è: quanto tempo si dedica nell’allenamento a costruire la tenacia e determinazione rispetto al tempo dedicato allo sviluppo della tecnica e del gioco?

Mi ricordo le parole che si ripeteva Roberta Vinci mentre giocava la partita, poi vinta, contro la Williams: “corri e buttala di là”. In altre parole, si motivava continuamente a essere concentrata sul presente dello scambio, quanti allenamenti sono condotti con questo approccio?

La mentalità vincente non si forma a tavolino ma attraverso un allenamento coordinato che stimoli anche queste dimensioni. Lo stesso vale anche per la preparazione fisica del tennista quanta cura è rivolta a stimolare l’attenzione, la motivazione  e la tenacia durante le sessioni? A mio avviso, nessuna, eccetto forse quella che spontaneamente l’allenatore e l’atleta possono metterci.

Questo tipo di approccio all’allenamento richiede la stretta collaborazione fra psicologo, preparatore fisico e tennis coach. Esistono persone con questo tipo di professionalità?