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Le competenze mentali degli atleti vincenti

Le competenze psicologiche che un atleta deve dimostrare in gara e in allenamento sono spesso difficili da definire,  perché si rischia di fare una lista senza fine, che quando diventa troppo ampia perde la sua utilità poiché non si sa più da dove cominciare e cosa serve realmente nei momenti più importanti di una gara. Ciò nonostante oggi vorrei elencare le abilità che dal mio punto di vista rappresentano una pietra miliare nella vita sportiva di un atleta.

  • Auto-controllo – vuol dire sapere quali sono i comportamenti da metter in atto nelle varie situazioni sportive e che bisogna sapere gestire per soddisfare le richieste di gara. L’auto-controllo richiede il rispetto dell’avversario e nel contempo l’abilità a indirizzare se stessi e la propria aggressività per oltrepassare le difficoltà poste dalla gara e dall’avversario, con l’obiettivo di fornire la migliore prestazione di cui si è capaci.
  • Prontezza all’azione – l’atleta è una persona che agisce e quindi deve essere pronto a calciare una palla, a tirare un colpo, a mettere una botta, a correre a un ritmo preciso, ad anticipare gli avversari, a iniziare piuttosto che concludere in modo efficace una gara e così via. La prontezza si manifesta quindi in un elevato livello di consapevolezza situazionale: bisogna sapere cosa fare in un determinato momento e farlo nel modo migliore.
  • Tenacia e resilienza – non mi è chiara la distinzione fra questi due concetti psicologici, ma ritengo che un atleta debba continuare a fare del suo meglio anche quando è stanco, quando tutto sembra perduto, nei momenti decisivi, quando manca poco alla fine di una gara, quando si sente confuso ma sa che ha preparato un piano per quei momenti.
  • Attenzione – Robert Nideffer ha detto che l’attenzione è l’unica cosa che conta nei momenti decisivi, sono d’accordo e per questa ragione la considero come quell’abilità che mette in grado l’atleta di sapere dove indirizzare il proprio impegno mentale. Bisogna sapere a cosa prestare attenzione, sapere quando servirsi di uno stile attentivo rivolto in modo ampio verso l’ambiente piuttosto che invece averne uno più ristretto e focalizzato su pochissimi fattori esterni. Senza un’attenzione adeguata non si è in grado di comprendere cosa sta per accadere e di muoversi anticipatamente.
  • Ottimismo – La spiegazione delle prestazioni sportive è un fattore importante poiché determina l’aspettativa in relazione a quelle future. Gli esseri umani sono spesso impegnati a spiegarsi i propri risultati positivi e negativi. E’ pertanto fondamentale che un atleta abbia una percezione ottimista delle proprie prestazioni, poiché se si spiegano i risultati positivi in termini di fortuna o mancanza di avversari competenti, difficilmente si potrà migliorare e acquisire una mentalità vincente.

Federer per vincere si è detto “non fare casino”

Spesso parlo con i giovani tennisti dell’importanza di guidarsi in modo utile durante le partite. La maggior parte di loro mostra troppo spesso pensieri troppo complicati e soprattutto vogliono dimostrare di aver un gioco brillante e non noioso. A mio avviso questo modo di pensare li allontana dall’essere concreti e dal fare le cose semplici che gli permetterebbero di mettere in difficoltà l’avversario e di aspettare il momento in cui chiudere il punto.

Tutti parlano di Federer esaltando le sue qualità tennistiche ma raramente viene messo in evidenza che prima del gioco viene l’approccio mentale al gioco. E’ invece lo stesso Federer ha ricordarci l’importanza dell’atteggiamento mentale in questa intervista. Queste frasi evidenziano quanto detto in modo evidente, quando dice che nel quarto set la sua mente stava vagando troppo e allora si è detto “non fare casino”, “non rovinare tutto”.

Quindi prima di tutto diamo un ordine utile ai nostri pensieri e poi concentriamoci su ogni punto.

“The problem in the fourth set was that my mind was all over the place,” Federer told Australia’s Seven Network. “I was so close and I was telling myself, ‘Don’t mess it up,’ and then that’s exactly what I did. I got a bit lucky at the beginning of the fifth set. I personally don’t think I would have come back if he’d broken me first.”

Ferrari: una vittoria di squadra

Competenza, aggressività e condivisione. E’ stato questo il mix vincente della Ferrari e di Vettel.

  • La squadra – In questi mesi, è stata calma e concentrata sul valorizzare le proprie competenze. “Ci siamo concentrati su quello che dovevamo fare di volta in volta senza guardarci intorno…specie negli ultimi due mesi siamo rimasti calmi e abbiamo lavorato”.
  • Il pilota – Vettel è stato aggressivo nei riguardi di Hamilton, lo pressato e lui ha ceduto. Emanuela Audisio ha scritto che ha seguito il consiglio che Rocco dava ai suoi difensori: “Seguilo anche in bagno”.
  • La squadra e il pilota – In tutto questo periodo Vettel e la squadra si sono ascoltati, hanno condiviso le idee e questo atteggiamento comune. Vettel ha detto: “La felicità in particolare. A Maranello la gente era felice di lavorare insieme. Gli uni con gli altri. Non c’erano scorciatoie del resto, bisognava lavorare tanto, pensare tanto a quello che si faceva; e tutto quel sacrificio lo sai fare solo se ti spinge la passione, la voglia”.

La mentalità vincente di Guardiola

Differenza di Guardiola da calciatore - Era sempre alla ricerca di modi per rendere non solo se stesso  ma anche la squadra migliore. Fin dall’inizio, aveva una mentalità vincente incrollabile e la comprensione della chimica di squadra.

Il suo mentore - Non è un segreto che la filosofia e la comprensione del gioco di Guardiola derivano da Johan Cruyff.  Lui stesso ha spesso affermato che  è stato il suo più grande idolo e un mentore. Fu subito consapevole  della necessità di possesso, sia per il recupero e il mantenimento – due ideali che costituiscono il fondamento della sua filosofia di gioco.

Continua ricerca di miglioramento -  Non solo lavora duro,  ma è implacabile nella ricerca del miglioramento, non appare sfacciato e non vuole apparire come non è.  E’ teso a diventare il miglior Pep Guardiola che può essere.

Senso del comune - Vuol dire sapere pensare agli altri, non solo alla squadra ma anche al contesto sociale nel quale vive il team.

Il valore di avere dei valori - Oltre l’amore per il calcio vi sono: il sacrificio, la responsabilità, il rispetto, l’onestà e il lavoro di squadra.

Disciplina e consapevolezza -  Al suo primo allenamento al Barcellona Guardiola ha detto che allenare il Barcellona è un “onore assoluto”.  Ha parlato della necessità di ristabilire l’ordine e la disciplina e della necessità di essere più professionali.

Obiettivi di gioco - “Io non voglio che tutti cerchino di dribblare come Leo Messi , bisogna passare la palla, passarla e passarla di nuovo…  Passare, muoversi bene, passare ancora una volta, passare, passare, e passare … Voglio che ogni mossa sia intelligente, ogni passaggio preciso,  è così che facciamo la differenza dal resto delle squadre, è tutto quello che voglio vedere”.

Studiare gli avversari - “Tutto ciò che faccio è guardare il filmato dei nostri avversari e quindi provare a capire come demolirli”. Questa proattività spinge Guardiola a conoscere, non solo la propria squadra, ma anche la squadra avversaria, dentro e fuori.

Valutazione del giocatore - Con Guardiola un calciatore deve essere preparato a essere continuamente osservato. Deco e Ronaldinho non avevano questo atteggiamento  e sono stati sacrificati per il bene della squadra.

Comportamenti coerenti con le parole - Si è quello che si fa. Per cui Guardiola arriva per primo agli allenamenti e va via per ultimo. Studia con scrupolo dell’avversario. La comunicazione interna è al servizio delle necessità dei giocatori. Si consiglia regolarmente con lo staff.

 

Le regole vincenti di Alex Ferguson

Alex Ferguson rappresenta la storia del calcio e un affermato modello di leadership, studiato in tutto il mondo. Di seguito le sue idee come lui stesso le ha raccontate nella sua autobiografia.
La costruzione di una squadra di calcio -  Bisogna partire dal settore giovanile, allo scopo di costruire continuità nel fornire giocatori alla prima squadra. I calciatori crescono insieme, producendo un legame che, a sua volta, crea uno spirito.
Ispirare le persone a migliorare – “Ho sempre molto orgoglio nel vedere i giocatori più giovani che si sviluppano”. In tal modo il lavoro di un allenatore è analogo a quello di un insegnante. Si formano le competenze tecniche, si costruisce una mentalità vincente e persone migliori.  Questo determina nei giovani fedeltà verso la Società, poiché sono consapevoli della opportunità che hanno ricevuto.
Prevedere il futuro -  Vi sono i calciatori di più 30 anni e più anziani, quelli da 23 a 30 anni , ei più giovani. Il ciclo di una squadra di successo dura quattro anni, e quindi i cambiamenti sono necessari. Lo scopo è di sapere sempre qual è la squadra che si vorrà avere con un anticipo di qualche anno e decidere di conseguenza.
Ogni sessione di allenamento è importante -  Si deve sempre mantenere un elevato standard di allenamento. Sono estremante importanti i colloqui motivazionali, il team building, tutta la preparazione della squadra e parlare di tattica. Non bisogna mai permettere una sessione di allenamento non soddisfacente. Quello che si vede in allenamento si manifesta sul campo di gioco. Serve sempre qualità, concentrazione, intensità e velocità.
Il talento lavora sempre duramente - Dai talenti bisogna aspettarsi in allenamento molto di più rispetto agli altri. Devono dimostrare di essere i migliori.
L’atmosfera dello spogliatoio va sempre salvaguardata - Bisogna chiedersi se qualcuno sta rovinando l’atmosfera dello spogliatoio,   la prestazione della squadra, e il controllo dei giocatori e staff. Se ciò avviene si deve tagliare il cordone. Non c’è assolutamente nessun altro modo. Non importa se la persona è il miglior giocatore del mondo. La visione a lungo termine del club è più importante di qualsiasi individuo, e l’allenatore deve essere il più importante nel club.
Incoraggiare i calciatori - A nessuno piace essere criticato e sono pochi i calciatori che migliorano con la critica. E’ necessario incoraggiare. Per un giocatore, come ogni essere umano, non c’è niente di meglio che ascoltare “Ben fatto”. Sono le due  migliori parole che si possano ascoltare. Non è necessario usare termini superlativi.
Correggere subito gli errori - Allo stesso tempo, nello spogliatoio, è necessario indicare gli errori quando i giocatori non soddisfano le aspettative. Questo è quando i le critiche sono importanti, subito dopo la partita, senza aspettare il lunedì. Terminato questo momento, si pensa alla partita successiva e tutto ricomincia da capo.
In allenamento è necessario ripetere - Bisogna ripetere in allenamento le abilità tecniche e le tattiche. Lo scopo di ogni seduta è d’imparare e migliorare. Questo va fatto anche se i giocatori possono pensano “Ci risiamo”, perché queste ripetizioni aiutano a vincere.
Lo stile del Manchester United - Essere positivi, avventurosi e assumersi rischi.
L’osservazione - E’ un elemento fondamentale della capacità di gestione. La capacità di vedere le cose è la chiave, più precisamente, la capacità di vedere le cose che non ti aspetti di vedere.
Cambiare è una regola da seguire - In genere che vince molto non pensa a cambiare. E’ vero l’opposto. ”Abbiamo dovuto avere successo, non c’era altra opzione per me, e ho esplorato qualsiasi mezzo di miglioramento. ”Ho trattato ogni successo come il mio primo. Il mio lavoro è stato quello di darci la migliore opportunità possibile di vincere. Questo è ciò che mi ha motivato”.

Le Olimpiadi di Rio iniziano: Si realizza il sogno degli atleti

Le Olimpiadi di Rio stanno per iniziare. La piaga del doping, che umilia lo sport, è forte e non sembra retrocedere nonostante le squalifiche e i risultati del rapporto di Richard McLaren. Nonostante questo, per la maggior degli atleti, partecipare alle Olimpiadi rappresenta un evento straordinario (gli italiani presenti saranno 308). Sappiamo benissimo i costi e i rischi che le Olimpiadi impongono a chi le organizza ma il mito resiste oggi come una volta. Questo è l’evento sportivo mondiale più importante, accade una volta ogni quattro anni, per la maggior parte delle discipline bisogna qualificarsi e in alcune è presente solo un atleta per nazione. Rappresenta anche un legame forte con le nostre origini passate, dove si uniscono la ricerca del bello, della prestazione, della competitività, della pace e dell’eroe. Chi vince una medaglia alle Olimpiadi entra di diritto nella storia dello sport mondiale, per questo è la gara della vita. Infatti, vi sono atleti che non si sono più ripresi da una sconfitta alle Olimpiadi, altri che hanno vissuto i quattro anni successivi in attesa di quel giorno, in cui avrebbero dimostrato al mondo il loro vero valore. Per questo molti si dopano, perché vogliono aumentare al massimo la probabilità di vincere, fino a oltrepassare il confine del lecito. Vincere le Olimpiadi è il compimento di un sogno, che si è avuto decine di volte in precedenza. Non bisogna dare retta a quando gli atleti dicono: “non ci avevo proprio pensato, il mio obiettivo era fare il mio meglio”. Ci hanno pensato eccome ma sono stati bravi e brave ad allontanare questa idea e a concentrarsi solo su ciò che serviva per fornire una prestazione eccezionale. Infatti, la vittoria di una medaglia alle olimpiadi viene solo da una prestazione eccezionale, l’eccellenza in questo caso non consiste per forza in un record o in azioni irripetibili per qualità. Nasce dall’avere tenuto a bada il dolore interno dell’idea della sconfitta. L’atleta in questa condizione, per affrontare questa idea, non esagera nel suo desiderio di volere fare bene a tutti i costi, irrigidendo corpo e mente e deteriorando la prestazione ma non si butta neanche nella mischia senza pensare, mostrandosi così impulsivo. Accetta invece l’idea della sconfitta e fa esattamente quello che si è preparato a fare, in tutte quelle lunghe ore di allenamento, né di più, né di meno, cioè fa quello che è capace. Raggiungere questa condizione mentale non è facile ed è l’esito di un lavoro mentale su condotto su di sé. E’ questa la sfida che aspetta chi gareggerà a Rio.

E’ uscita la 2° edizione di “Allenarsi per Vincere”

E’ uscita la 2° edizione del libro 

 

Questo è un libro dedicato agli sgobboni e non hai bravi per un giorno. E’ un libro dedicato a quelli che vogliono correre il rischio di diventarlo e non si accontentano dei successi facili. E’ per chi ritiene che le imprese eccezionali siano il frutto dell’impegno quotidiano e non dell’impegno eroico di un giorno, è per chi fa anche quando piove e il traguardo è ancora lontano. E’ per chi s’impegna in attività che non sono immediatamente gratificanti, perché sono noiose e ripetitive ma sa che deve farlo. Non è per chi vuole stare sempre sotto i riflettori o si ritiene già bravo.

E’ un libro dedicato anche a chi, pur non avendo più l’età o il tempo per diventare un atleta di alto livello, vuole comunque coltivare la sua passione sportiva e allenarsi a migliorare le sue abilità psicologiche per passare da correre un minuto a correre  un’ora, seguendo un programma che gli permetta di conoscersi meglio e di sviluppare quelle competenze mentali che gli permetteranno di vivere questo suo impegno in maniera gratificante e positiva per il suo benessere.

Questo è il libro per chi ama faticare in modo intelligente ed etico, per chi s’impegna pur sapendo comunque che ci saranno dei giorni in cui penserà che non ce la farà mai, ma l’aveva messo in conto.

 

 

La motivazione è tutto per gli atleti vincenti

Molti atleti sono convinti che essere in forma o avere sviluppato le abilità sportive al più alto livello siano condizioni sufficienti per avere successo nello sport. Con questo spirito affrontano le gare e quando le perdono non sanno spiegarsi come ciò sia potuto avvenire, poiché si sentivano così in forma, che non avrebbero dovuto sbagliare. Mostrano, in sostanza, una concezione meccanica e semplificata della prestazione agonistica, secondo cui il possedere forma fisica e competenza sportiva dovrebbe determinare risultati vincenti. Ciò, invece, non avviene perché come afferma Wilma Rudolph hanno sottostimato il potere dei sogni e dello spirito. Non hanno capito che forma fisica e maestria sono i prerequisiti del successo, che è invece determinato dalla motivazione a volere esprimersi al meglio delle proprie abilità. Senza questo tipo di motivazione non si va da nessuna parte. Naturalmente mostrare con perseveranza e intensità elevata questo atteggiamento prima e durante la gara è molto costoso, porta via molte energie, senza peraltro garantire la vittoria, poiché vi sono anche gli avversari con cui confrontarsi su questo terreno. Chi sostiene questo atteggiamento otterrà comunque grandi soddisfazioni dallo sport, gli atri resteranno bravi atleti che avrebbero potuto ottenere di più, in virtù delle loro competenze ma che non hanno intrapreso sino in fondo questo viaggio all’interno della loro motivazione.

Il successo dipende dalla preparazione

Nella preparazione a grandi eventi sportivi è decisivo arrivare al giorno d’inizio con la convinzione di essere pronti e che nulla potrà distogliere l’attenzione dalla prestazione che si dovrà compiere. Raggiungere questa condizione mentale è già un risultato importante per ogni atleta. Non vuol dire sentirsi calmi, ma comporta invece la convinzione di avere fatto tutto quello che serviva per raggiungere quell’appuntamento nel modo migliore. E’ come dire: “Sono preparato per esprimermi al meglio in questa competizione, lo so fare”.

La preparazione finisce in quel momento, il passo seguente è farlo. A questo punto emergono con decisione le ansie e le paure che l’atleta deve sapere gestire ma che comunque trovano un limite proprio nella convinzione di sentirsi pronti.

Fra poco più di 10 mesi vi saranno le olimpiadi e le paralimpiadi, i migliori atleti sono impegnati nelle qualificazioni e per tutti sarà importante giungere a quei giorni sentendosi preparati al meglio. Il lavoro dello psicologo dello sport sarà per loro molto importante nel costruire questo tipo di mentalità.

Il successo dipende dalla preparazione precedente e senza tale preparazione è sicuro il fallimento. (Confucio)

 

 

Attentional training in shooting sports

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Come allenare l’attenzione per essere vincente

nei momenti di maggiore pressione

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