Archivio per il tag 'truffa'

La questione morale nel calcio

La questione morale è un tema centrale in qualsiasi azione umana, figuriamoci quanto lo possa per le imprese dello sport che hanno la responsabilità di orientare le motivazioni dei giovani, in questo caso del calcio, e di ottemperare alla correttezza dei risultati sportivi, determinati non solo da quello che succede in campo ma anche da come queste stesse società realizzano i loro obiettivi.

Si può dire che per l’impresa sportiva la questione principale  non dovrebbe essere solo quella del profitto ma anche come produrre valore, giacché le azioni che permettono d’identificare comportamenti socialmente responsabili sono proprio quelli che hanno in se stessi una forte componente valoriale. A loro volta, per i manager si tratterà di comprendere quali siano le decisioni da prendere per il soddisfacimento di queste due esigenze.

In relazione a questi aspetti,  il costrutto di responsabilità sociale è poco permeato nelle società di calcio. Prova ne sia che la ricerca su internet effettuata con parole chiave che associano la parola sport ad altre quali appunto responsabilità sociale o reputazione società sportive evidenzia poche informazioni di rilievo. Risultato opposto lo si raggiunge invece se si digitano gli stessi termini ma associati al mondo delle imprese (su Google si trovano più di 3.000.000 di voci). Emerge, quindi, in tutta la sua evidenza l’arretratezza culturale del mondo dello sport e delle sue imprese, le organizzazioni sportive, che probabilmente potrebbero essere inserite nella categoria delle aziende scettiche. E’ possibile considerare lo scandalo del calcio italiano del 2006 come un esempio di applicazione negativa del concetto di responsabilità.

Al di là delle conclusioni a cui è giunta la giustizia sportiva, il primo risultato ottenuto da questa condotta è stato di tradire la fiducia che una componente rilevante della comunità sociale e in particolari i bambini avevano nelle squadre e nei loro idoli.

 

Doping, più tolleranza è giusta?

Dal primo gennaio di quest’anno, un atleta sorpreso ad avere fatto uso di droga (cocaina, eroina, ecstasy, cannabis) dopo un controllo rischia una squalifica di soli tre mesi, riducibili addirittura a 30 giorni se dà prova di essersi pentito e partecipa a un programma di recupero. Pe la WADA la cosa importante è che quella droga non abbia alterato il risultato della prestazione.

Ma lo sport non doveva avere un ruolo educativo? Non doveva tenere lontani i giovani dalle droghe? Non doveva essere un esempio di vita sana e rivolta al benessere? Non doveva insegnare a vivere le frustrazioni e le difficoltà in modo costruttivo? Non doveva insegnare la responsabilità e l’etica del lavoro? Ok, non c’è riuscito!!!

 

 

 

I nuovi signori dei tranelli: la FIFA

“Si tratta di una corruzione dilagante, sistemica e che affonda le sue radici all’estero e qui negli Usa. Coinvolge almeno due generazioni di dirigenti che hanno abusato delle loro posizioni per oltre 20 anni per intascare milioni di dollari in tangenti. Vogliamo che il calcio resti libero:abbiamo arrestato i dirigenti Fifa per evitare casi di frodi internazionali”
Loretta Lynch, procuratore generale degli Stati Uniti

Tolleranza zero ma non solo

Nel calcio si chiede di non avere tolleranza verso chi ha truffato ma non basta. E’ necessario sviluppare un modo diverso di vivere il calcio, perché i risultati combinati fra le squadre a fine campionato, i giocatori che hanno il vizio del gioco (anche se legale), la sudditanza nei confronti dei tifosi sono le situazioni su cui le organizzazioni illegali trovano un terreno culturale predisposto a fare il salto nel mondo della truffa. Bisogna insomma comprendere che gli scandali del calcio sono come il doping, distruggono lo sport e con esso le regole della convivenza civile. Il calcio, lo sport più praticato e popolare, ha questa responsabilità e le associazioni di categoria ( allenatori, calciatori e arbitri) non possono più continuare con la solita routine, reagire a cose fatte o affidarsi solo alla magistratura. Devono essere attive nel proporre il cambiamento necessario, altrimenti tutto continuerà come prima, uno scandalo via l’altro.

Servono dirigenti e non eroi

Come la maggior parte dei genitori ho spiegato a suo tempo a mia figlia le ragioni per cui non doveva accettare caramelle da sconosciuti. Non ho aspettato che succedesse per sgridarla e dirle di non farlo più. Nel calcio è avvenuto lo stesso. Calciatori, allenatori e dirigenti hanno truffato a spregio dell’etica e delle leggi e trattandosi di persone adulte sono responsabili delle loro azioni. Nel contempo chi si è rifiutato di cedere, come Farina, è stato cosiderato un eroe. Ora l’eroe è un individuo che compie un gesto eccezionale, fuori dell’usuale; in Italia chi è onesto è quindi un eroe. Infatti si dice che “ogni giorno si alza un fesso e un furbo” e nessuno vuole fare la figura del fesso. A questo punto serve che vengano dimostrate le accuse ma servirà soprattutto che le organizzazioni del calcio dalla FIGC alle associazioni dei calciatori e degli allenatori agiscano concretamente per eliminare la cultura dell’omertà e del “tanto lo fanno tutti” che uccide non solo il nostro calcio, ma nega che lo sport sia un luogo in cui vince il migliore e non il più furbo. Se si affermasse fra di noi in modo definitivo questa idea, i suoi effetti sulla collettività sarebbero uguali a quelli del terremoto di questi giorni.

L’inquinamento etico del calcio

Il GIP che indaga sulla  corruzione nel calcio sostiene che “L’insieme degli atti di indagine – si pensi solo al numero dei giocatori e delle partite coinvolte e all’esistenza di accordi non solo tra singoli giocatori ma addirittura tra intere squadre – testimonia che l’inquinamento etico del mondo dei calciatori e forse anche di alcuni dirigenti non è stato episodico ma diffuso e culturalmente accettato in spregio ai principi di lealtà sportiva nei confronti dei tifosi innanzitutto”. Dall’analisi di Salvini emerge chiaramente come ricondurre il fenomeno calcioscommesse all’operato di alcuni trafficanti stranieri sarebbe un grave errore. Il problema è tutto interno al calcio italiano: “Non è sbagliato affermare che trafficanti come Ilievsky o gli ungheresi di Kenesei Zoltan, e i loro referenti asiatici, non abbiano introdotto il virus della corruzione in un ambiente pulito ma abbiano stimolato, fornito strumenti operativi e moltiplicato scelte di disonestà sportiva già mature: in sostanza abbiano seminato in un campo che era già dissodato e pronto ad accoglierli”. (Da www.repubblica.it)

“Emerge abbastanza chiaramente che gli individui che frodano sono persone psicologicamente “normali” che vivono in contesti organizzativi e sociali in cui l’orientamento al risultato è estremamente intenso. Queste condizioni tendono ad imporre modi di procedere in cui bisogna scegliere tra modi di agire legali o illegali, in questo ambiente gli individui sono immersi e sviluppano comportamenti in una direzione piuttosto che in un’altra in base alle decisioni che prenderanno. Si trovano, infatti, nella situazione di essere pressati tra un contesto che richiede risultati e le proprie convinzioni personali; da questa interazione nascono le loro scelte. Il clima etico permissivo che in questi anni si è diffuso nella società contribuisce ulteriormente a influenzare le scelte del mercato sportivo … e può alleggerire i sensi di colpa individuali che potrebbero generarsi in chi froda. Difatti spesso la questione etica è diventata subordinata alle scelte economiche o di prestazione lasciando … liberi di pensare in modo illegale … dato il clima etico permissivo, un’enfasi sugli obiettivi finanziari (con i premi commisurati al successo) e un’opportunità di agire in modo amorale o immorale, i fini possono rapidamente giustificare i mezzi, portando alla decisione di corrompere. Inoltre, la scarsa probabilità di sanzioni formali da parte del governo e delle associazioni professionali spesso rende la corruzione economicamente ragionevole.
Ovviamente esistono anche altri fattori scatenanti la frode, che riguardano ad esempio l’incompetenza … o la dichiarata non accettazione delle leggi dello Stato ma la maggior parte delle frodi avviene per l’agire amorale di persone competenti, che trasformano atti illegali in routine stabili.” Da: A. Cei, I signori dei tranelli, FrancoAngeli Editore.

Le ragioni di Doni per truffare

Per spiegare le ragioni che lo hanno spinto a entrare nel mondo della truffa Cristiano Doni ha detto : “Ho aderito solo per la passione per la mia squadra”. Voleva che la sua squadra vincese e quindi sarebbe entrato in questo sistema per altruismo nei confronti dell’Atalanta.

Cos’è una truffa

In questi giorni  in riferimento allo scandalo del calcio si molto detto a proposito di come si commettono le truffe, di quale sia la rete che le organizza. Vorrei dare un contributo sulla definizione di truffa; ovvero cos’è  una truffa, una frode:
E’ un’azione che viene svolta in maniera segreta, senza fare sapere ai diretti interessati che gli si stanno sottraendo informazioni rilevanti riguardanti la prestazione della squadra. I truffati non sanno di esserlo perchè gli si fa apparire il falso per vero.Viene violato, quindi, il rapporto di fiducia fra coloro che la compiono e la squadra che ne è vittima e ciò si basa sul fattore non-verità; la partita solo formalmente è stata giocata in maniera regolare, perchè il risultato era già stato stabilito prima dell’inizio dell’incontro e ottenuto tramite complicità non visibili a chi non inganna. La truffa è tesa a determinare benefici economici e di potere sociale ai frodatori, ha sempre una finalità specifica.

Cosa sarà che ci fa uscire di tasca dei no non ci sto!

La frode sportiva nel calcio di oggi è un’attività commessa da persone rispettabili, spesso di elevato livello sociale e queste azioni illegali devono essere considerate ancora più gravi di quelle compiute dai criminali comuni perché corrodono la fiducia nell’autorevolezza delle regole sportive e nelle istituzioni federali che devono vigilare che ciò non succeda. Sono crimini commessi contro lo sport, il calcio, a beneficio di un gruppo numeroso di individui e non da singoli. Succede anche nella finanza, ad esempio Merrill Linch ha accettato di pagare allo Stato di New York 100 milioni di dollari a causa di azioni illegali dei suoi dipendenti che consapevolmente fornivano agli investitori informazioni sbagliate e troppo ottimistiche relative agli investimenti bancari da effettuare. La definizione di truffa riferita al calcio è sostanzialmente analoga a quella della frode finanziaria. In questo caso gli attori non sono solo persone esterne al calcio ma anche i calciatori (ex e non), individui il cui valore è pubblicamente riconosciuto, socialmente ammirati ma che agisocno in modo ingannevole nello svolgimento della loro attività sportiva (ad esempio il portiere che mette tranquillanti nelle borracce dei compagni di squadra). Quando questa attività illegale viene scoperta crea sconcerto nell’opinione pubblica e, purtroppo, data la frequenza con la quale sempre più spesso vengono identificati nuovi casi di truffa nel calcio, si diffonde la sfiducia verso questo mondo e sulla regolarità dei successi.
La sfiducia non porta sempre al rigetto della truffa, perchè nei giovani  può determinare il desiderio di emulare non solo le gesta del loro campione ma anche il percorso basato sull’inganno che gli ha permesso di arricchirsi ulteriormente.