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Il caso Giampaolo: serve cambiare allenatore?

Una ricerca ha utilizzato i dati della Serie A nelle stagioni dal 2007-2008 al 2016-2017 analizzando i risultati della squadre dopo un cambio di allenatore [Argentieri, Canova e Manera, 2019].

Da questa analisi e coerentemente con la letteratura disponibile emerge che la sostituzione dell’allenatore non è utile per influenzare le prestazioni della squadra e, quindi, non ha alcun effetto significativo sui risultati della squadra. Non si evidenzia alcun impatto a lungo termine significativo del cambiamento di allenatore. Nei casi in cui è stato rilevato un impatto positivo del turnover ciò è avvenuto solo nel brevissimo termine, principalmente guidato da un aumento della motivazione e dell’impegno dei calciatori determinato dallo shock emotivo determinato dal cambiamento, che così contribuisce a una striscia di risultati positivi. Con il passare del tempo, però, questo effetto scompare e, di fatto, si rivela negativo. Questi dati sono analoghi a quelli evidenziati in relazione al cambio di allenatore nel basket (NBA), calcio inglese e hockey su ghiaccio (NHL).

Alcune considerazioni derivano però dalle esperienze professionali e riguardano i seguenti punti.

  1. Le squadre che cambiano frequentemente allenatore non sono squadre di successo e questo risultato negativo sarebbe favorito da un turnover troppo frequente.
  2. Eventuale incompetenza reale dell’allenatore e, pertanto, gli insuccessi della squadra sono determinati dalla non sufficiente competenza del tecnico.
  3. L’allenatore è stato sacrificato come capro espiatorio, altre sono le cause che hanno determinato i conflitti e, in tal modo, i dirigenti della società sportiva, addossando le colpe al tecnico, si servono del metodo più semplice per risolvere i problemi della squadra.

 

Cammina, corri e pensa diritto

Armando Spataro, procuratore capo di Torino, andrà in pensione tra poche settimane. Il magistrato è anche un podista e maratoneta e l’anm e l’ordine degli avvocati di Torino hanno deciso di salutarlo in un modo assolutamente imprevedibile e sinora mai realizzato. Infatti hanno organizzato, in suo onore, la “Cammina, corri e pensa diritto”,  la prima manifestazione sportiva all’interno di un tribunale. Il 21 dicembre alle 14, avvocati, pm, giudici, giornalisti, personale di cancelleria, e ovviamente le forze dell’ordine cammineranno  o correranno all’interno del palazzo di giustizia. Anche il premio è del tutto insolito.

I vincitori di categoria “avranno a disposizione 9 minuti” per salutarlo, gli ultimi “un solo minuto”. Infine per potersi iscrivere: “ogni categoria o squadra dovrà depositare entro il 20 dicembre  “quattro cartelle” di cui una contenente il saluto al procuratore capo, e tre sul tema “la giustizia che vorrei”.

Quando si vuole sport e società civile vanno a braccetto!

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Emiliano Mondonico

Un altro Grande della storia del calcio italiano se ne è andato.

Fare come a Manchester per vincere la paura del terrorismo

I fatti di queste ultime settimane ci spingono ad avere paura di andare a una manifestazione pubblica o di fare un viaggio a Londra ma la risposta non deve essere quella di chiudersi dentro casa ma di fare come a Manchester, di nuovo 50.000 persone insieme a dire che abbiamo fiducia e crediamo nella libertà. Viviamo in un presente dilatato su base planetaria. Qualsiasi cosa accada  in qualche parte del mondo lo sappiamo subito, dalle bombe a Kabul, ai morti di Londra sino al panico della folla di Torino. Sono storie diverse ma collegate tramite le informazioni di cui siamo costantemente e in tempo reale soverchiati. Questo vortice continuo di notizie ha reso più piccolo il mondo nella nostra percezione, perché questa condivisione immediata riduce le distanze geografiche e ci stimola a sentirci in pericolo. Gli attentati vogliono raggiungere questo obiettivo colpendo il nostro stile di vita, dalla libertà di uscire, andare ai concerti, divertirsi, andare a una partita o vederla in un piazza. La velocità dell’informazione è un’arma ulteriore di cui si servono i terroristi, poichè  sappiamo tutto l’istante dopo che è accaduto, senza essere stati preparati a mitigarne il contraccolpo sulla nostra mente. Per non sentirci schiacciati dal peso di queste notizie e dall’insicurezza che possono generare, dobbiamo allora imparare a rassicurare noi stessi e chi ci vive accanto. Non c’è, infatti, un modo preconfezionato di rispondere a queste tragedie e alle paure che ci sollecitano, dobbiamo continuare a fare quello cha abbiamo sempre fatto. Lo sport e la musica possono aiutare, perché sono condivisione di una passione e soddisfano nel profondo la voglia di stare insieme, di sentirsi uniti. Rappresentano, quindi, un antidoto a quella tensione inespressa vissuta sotto pelle, che si accumula ogni giorno se non viene sciolta nella pratica d’interessi che uniscono, che fanno provare emozioni condivise e che arricchiscono la nostra esistenza. Dobbiamo continuare a diffondere la cultura in tutte le sue forme da quella sportiva a quella musicale a quella artistica. Come singole persone siamo i depositari della nostra cultura che si deve poter manifestare in libertà, non dimentichiamocelo quando penseremo se andare a una partita, se partecipare a una gara podistica o permettere ai nostri figli di andare a un concerto.

Juve-Toro: la rilevanza di un errore banale che cambia il risultato

Toro-Juve, alla fine la differenza la fanno due dettagli avvenuti nell’ultimo minuto di gara: Benassi del Toro perde un contrasto con Bonucci e Pirlo fa goal. Oggi Gianni Mura su Repubblica ha scritto: “Bastava buttarla fuori, la palla. Invece è Pirlo che la butta dentro”. La storia si fa in modo semplice e crudele. Un errore banale, determina una situazione irripetibile, siamo a pochi secondi dalla fine, che il campione sfrutta al meglio. Questo è ilcalcio, lo stesso episodio era accaduto pochi giorni prima alla Roma nella partita persa contro il CSKA. Il problema non è avere perso una palla, ma averla persa a pochi secondi dal termine quando invece bisogna tenerla a ogni costo o mandarla fuori, proprio per impedire  la ripartenza degli avversari, in particolare della Juventus che è una squadra che lotta su ogni pallone sino all’ultimo istante e che ha giocatori in grado di cambiare in un istante il risultato. Non ricordarsi di questo da parte del giovane Benassi, e complessivamente di tutta la squadra è un errore mentale abbastanza grave proprio per l’effetto che può determinare. Ogni partita è fatta di momenti come questi, i calciatori devono imparare a riconoscerli e a comportarsi in modo da non danneggiare la propria squadra oppure a servirsene per cambiare il risultato.

Le piste ciclabili in Italia

Le piste ciclabili in Italia sono troppo poche e

diffuse principalmente in Veneto e Emilia-Romagna.

A Roma, Milano e Torino non si raggiungono i 2 km per abitante.

LA MOBILITA’ SOSTENIBILE IN ITALIA:
indagine sulle principali 50 città
Edizione 2012

http://mobility.unipv.it/mobility/wp-content/uploads/2013/02/Euromobility-La-mobilit%C3%A0-sostenibile-in-Italia-2012.pdf