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Doping, più tolleranza è giusta?

Dal primo gennaio di quest’anno, un atleta sorpreso ad avere fatto uso di droga (cocaina, eroina, ecstasy, cannabis) dopo un controllo rischia una squalifica di soli tre mesi, riducibili addirittura a 30 giorni se dà prova di essersi pentito e partecipa a un programma di recupero. Pe la WADA la cosa importante è che quella droga non abbia alterato il risultato della prestazione.

Ma lo sport non doveva avere un ruolo educativo? Non doveva tenere lontani i giovani dalle droghe? Non doveva essere un esempio di vita sana e rivolta al benessere? Non doveva insegnare a vivere le frustrazioni e le difficoltà in modo costruttivo? Non doveva insegnare la responsabilità e l’etica del lavoro? Ok, non c’è riuscito!!!

 

 

 

Tollerare la frustrazione per vincere

Il tennis è uno sport in cui vince chi tollera meglio dell’avversario la frustrazione dell’errore. E’ infatti un gioco in cui circa ogni 30 secondi viene assegnato un punto a uno dei due giocatori e ciò si ripete per almeno 100 volte e spesso anche di più. Pertanto ogni 30 secondi un tennista gioisce per il punto a suo favore mentre l’altro è frustrato per avere mandato fuori la risposta o per non avere saputo rispondere al colpo dell’avversario. Questa situazione si ripete per un lungo periodo di tempo, non meno di 90 minuti e spesso molto di più. Si può vincere pur commettendo molti errori, alcuni forzati dall’avversario altri meno. Chi non impara a tollerare il fastidio provocato dall’errore è destinato a perdere la partita.

La frustrazione nasce dal non avere messo dentro una palla nonostante le molte ore di allenamento … che c’è di male nell’avere questo stato d’animo? Assolutamente nulla. Pertanto, non bisogna lottare contro questa emozione, bisogna avvertirla senza paura e giungere a tollerarla. E’ ovvio che nessuno è contento di sbagliare … ma bisogna sapere che nel tennis si vince pur sbagliando, non è uno sport di precisione, ma vince chi commette meno errori dell’avversario … un bel respiro profondo e via giocare il prossimo punto fiduciosi nell’allenamento che si è condotto in precedenza.

Non bisogna giocare il punto come se fosse l’ultimo, perché in tal modo la pressione agonistica aumenta e si giocherà con la paura di sbagliare (il braccino del tennista).  Bisogna accettare di avere paura, tollerare i propri errori anche se è fastidioso, servirsi della mente per mostrare sul campo quei comportamenti che trasmettono a se stessi convinzione e mantengono l’avversario sotto pressione anche se è in vantaggio.

Il tennis è un gioco veloce che si sorregge sulla forma fisica e mentale e sulla qualità di gioco del tennista … ma è anche un gioco di pazienza in cui non si può pensare di avere vinto o perso dopo mezz’ora di gioco, sapendo che la partita sarà molto più lunga. Solo chi unisce queste abilità è destinato ad avere una carriera di successo.

E’ paziente solo chi dopo un errore non affretta il suo gioco per recuperare subito lo svantaggio o al contrario lo rallenta con l’intenzione di correre meno rischi. Si mostrerà paziente invece chi accetta la frustrazione derivata dall’errore riportando immediatamente la mente su come giocare in modo efficace il punto successivo, basando questa convinzione su quanto imparato in allenamento e in partita.

Il tennista è un uomo o donna d’azione che nelle pause tra i punti si trasforma per pochi attimi in un pensatore che deve risolvere il problema del gioco seguente.

 

Il calcio femminile

La diffusione del calcio femminile italiano non decolla perchè chi lo organizza continua a tenere alzate le barriere di entrata anzichè abbassarle. Per primo, continua a essere diffusa l’idea che il calcio è uno sport adatto solo ai maschi: gonfia i polpacci alle ragazze ed è poco estetico da guardare. Quindi solo donne-uomini lo potrebbero giocare e non donne-donne. Secondo, per le ragazze sono da preferire sport senza contatto fisico o sport più aggraziati. Terzo, i genitori sono così convinti di queste idee che portano alle scuole calcio solo i figli maschi, anche perchè loro possono diventare ricchi mentre per le ragazze non c’è questo premio così importante. Oggi queste idee non reggono più alla prova dei fatti, costituita dai milioni di ragazze che felicemente giocano a calcio in tutto il mondo ma purtroppo in Italia continuano a essere dominanti. Mantenere alzate le barriere come avviene in Italia significa continuare a alimentare tre aspetti: non investire economicamente, nell’organizzazione e nelle persone; non ricercare le ragazze dotate di talento e mostrare intolleranza e poco rispetto verso la richiesta e la scelta di un calcio femminile.
Calcio che risulta essere poco attraente anche per le ragazze stesse da noi, perchè non vedono quasi mai squadre di donne o bambine giocare nei campi. Ricordiamoci che il boom delle pallavolo femminile si ebbe quando i cartoni animati giapponesi, che tutte le bambine guardavano alla televisione, fecero vedere per la prima volta storie che raccontavano la vita quotidiana di giovani pallavoliste, nonchè le loro partite con le amicizie e antipatie che si accendevano sul campo. In Germania invece le barriere sono state abbassate, la federazione tedesca ha investito e sono nate 5486 società di calcio femminile (contro le 300 che vi sono in Italia).  Inoltre, maggiore è l’emancipazione femminile in un paese, maggiore è  la tolleranza/rispetto verso la scelta di uno sport, il calcio, che sino a poco tempo prima era praticato quasi esclusivamente solo da maschi. Non è certo un caso che da un certo momento in poi, in quasi tutte le nazioni del Nord Europa le ragazze non sono state più discriminate. Questo significa che le barriere di accesso sono state aperte e il capitale umano è stato valorizzato indipendentemente dall’appartenenza di genere.  Noi non ci siamo ancora arrivati.

 

Tolleranza zero ma non solo

Nel calcio si chiede di non avere tolleranza verso chi ha truffato ma non basta. E’ necessario sviluppare un modo diverso di vivere il calcio, perché i risultati combinati fra le squadre a fine campionato, i giocatori che hanno il vizio del gioco (anche se legale), la sudditanza nei confronti dei tifosi sono le situazioni su cui le organizzazioni illegali trovano un terreno culturale predisposto a fare il salto nel mondo della truffa. Bisogna insomma comprendere che gli scandali del calcio sono come il doping, distruggono lo sport e con esso le regole della convivenza civile. Il calcio, lo sport più praticato e popolare, ha questa responsabilità e le associazioni di categoria ( allenatori, calciatori e arbitri) non possono più continuare con la solita routine, reagire a cose fatte o affidarsi solo alla magistratura. Devono essere attive nel proporre il cambiamento necessario, altrimenti tutto continuerà come prima, uno scandalo via l’altro.