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Il tennis tavolo contro la sclerosi multipla

Innovativa esperienza di Antonio Barbera, medico italiano di Messina trasferitosi negli Stati Uniti più di 20 anni fa, con i malati di sclerosi multipla.

Barbera, ginecologo, fu colpito da due attacchi e avvertiva costantemente un senso di costrizione toracica, che definiva come un “elefante seduto sul suo torace”. Un giorno, nel novembre del 2019, si rese conto, che mentre giocava a ping pong, il suo elefante aveva lasciato il suo torace e si era andato a sedere in un angolo lasciandolo in pace, anche se temporaneamente. Cominciò, dunque, a ricercare se ci fossero altri casi come il suo.

Barbera ha anche fondato una organizzazione non-profit con l’intento di diffondere l’informazione sui molteplici benefici del nostro sport. Il nucleo della sua fondazione, il progetto NeuroPongTM. Ha sviluppato un programma di tennis tavolo a misura di persone con condizioni neurodegenerative e, avendo chiari in mente i suoi obiettivi, ha approfondito le sue conoscenze sulla capacità unica del nostro cervello di creare nuove cellule e nuove connessioni nervose, se adeguatamente stimolato.

Tale processo, chiamato neuroplasticità, permette la produzione di nuove cellule e nuove connessioni nervose che possono non solo ridurre il normale deterioramento delle funzioni cerebrali associato all’età ma anche aiutare la funzionalità cerebrale delle persone con condizioni neurodegenerative. NeuroPongTM è nato a Fort Collins, Colorado, dove Barbera risiede, ed è arrivato anche in Italia.

Quasi un anno fa Barbera ha contattato la Fondazione Mondino, Istituto Neurologico Nazionale a Carattere Scientifico/IRCCS, impegnato nella cura della Sclerosi Multipla, diretto da Roberto Bergamaschi e l’Associazione Sportiva Dilettantistica Tennis Tavolo 2009, guidata da Patrizia Piccinini e da Enrico Frizzo Tatulli.

Dopo aver stilato un protocollo di ricerca sui benefici del tennistavolo in persone con la Sclerosi Multipla con i colleghi statunitensi, Barbera ha coinvolto i colleghi del Mondino e gli amici del TT 2009. Il suo progetto NeuroPongTM prevede un curriculum formativo sulle condizioni neurodegenerative e l’applicazione delle tecniche del tennistavolo adattate ai bisogni del singolo individuo e della sua specifica condizione, a qualunque stadio essa sia. Il medico lavora anche con la International Table Tennis Federation Foundation e la settimana scorsa ha presentato i suoi dati al primo congresso mondiale TT4Health Congress a Creta.

L’ASD TT 2009 non è comunque nuova ad attività del genere. Promuove e divulga la pratica del tennistavolo non solo come attività fisica sportiva competitiva, ma anche di integrazione e supporto sociale, avendo come obiettivo la sensibilizzazione ai molteplici benefici che questo sport può offrire alla intera comunità.

I problemi dei giovani atleti

In questi giorni ho scritto poco rispetto al solito perchè mi sono posto domande a cui ho avuto difficoltà a rispondere.

Sono queste e riguardano indistintamente ragazzi e ragazze:

  • Nel tennis, a molti piace tirare forte, il che potrebbe anche andare bene se la palla la maggior parte delle volte cadesse in campo, in realtà avviene il contrario. Perchè è così difficile togliere questa idea dalla loro testa?
  • Toni Nadal ha detto che una differenza importante fra Rafa e i giovani di oggi è che Rafa quando migliorava manteneva quel livello senza ritornare indietro, mentre oggi questo non avviene: si migliora, si gioca bene qualche partita e poi si torna indietro. Anch’io vivo la stessa situazione. Come mai?
  • Perchè molti atleti raggiunto un ranking mondiale importante si spaventano della fatica che devono fare per migliorarlo e quasi preferiscono retrocedere in classifica?
  • Cosa spinge un atleta negli sport di opposizione (tennis, tennis tavolo, scherma), in cui bisogna superare più turni di gara per arrivare almeno a giocarsi l’entrata in semifinale o finale, ad accontentarsi di un risultato inferiore e smettere di giocare al meglio?
  • Perchè alcuni atleti spiegano una sconfitta dicendo che l’avversario era più forte? Quasi che essere forti fosse una categoria assoluta che non lascia chance?
  • E lasciamo perdere quelli che attribuiscono i loro insuccessi a problemi tecnici; se fosse vero perchè giocano o competono anziché smettere e aspettare di  migliorare la tecnica?

 

 

Tennis tavolo: campionati del mondo a squadre

Iniziamo i mondiali a squadre di tennis tavolo. FORZA ITALIA!

Formidabile Giorgia Piccolin, batte Matelova ed è negli ottavi agli Europei

Determinazione  di Giorgia Piccolin ”</p

Quanto è difficile diventare un atleta junior di livello internazionale?

Quanto è difficile diventare un atleta junior di livello internazionale?

Negli sport di opposizione in cui si combatte direttamente contro un altro avversario è molto difficile, perchè aldilà delle abilità sportive e di quelle fisiche, l’elemento mentale è quello che determina il successo.

Con questo non intendo dire che vi sia una prevalenza mentale sulle altre due componenti ma che senza la guida mentale e con un grado di agonismo ridotto non sarà possibile per l’atleta esprimere le sue capacità sportive e motorie.

Negli sport di opposizione velocità e precisione sono due aspetti inscindibili della prestazione. E’ evidente che chi si allena per coniugate insieme queste due caratteristiche corre maggiori rischi di sbagliare ma un’altra opzione non è possibile. Se si rallenta troppo si diventa prevedibili e la mancanza di precisione comporta il tirare i colpi in modo casuale.

Allenarsi su questi due aspetti, comporta anche lavorare mentalmente nel mantenere un livello elevato di fiducia anche se all’inizio si commetteranno più errori. Il mantenere elevata la fiducia permetterà però di insistere in questo tipo di allenamento e, di recuperare in fretta dagli errori e di competere con maggiore convinzione.

 

 

Aspetti mentali del tennis tavolo

Tennis tavolo intervista Alberto Cei su aspetti psicologici di questo sport

Tennistavolo ieri, oggi, domani - Alberto Cei - YouTube

10 caratteristiche del tennis tavolo

Oggi sono stato intervistato dalla federazione del tennis tavolo per parlare degli aspetti psicologici di questo sport.

Ripropongo le 10 caratteristiche di cui essere consapevoli e sapere accettare nel tennis tavolo per essere vincenti.

  1. Il tennis tavolo è uno sport in cui ogni giocatore commette molti errori
  2. Si può vincere sino all’ultimo punto
  3. La concentrazione deve essere elevata e costante in ogni punto e sino all’ultimo
  4. Bisogna reagire in modo positivo subito dopo ogni singolo errore
  5. Il servizio è decisivo
  6. E’ necessario avere una routine pre-gara specifica
  7. E’ necessario avere una routine tra i punti
  8. Anche i campioni vanno in difficoltà ma sanno cosa fare per uscirne
  9. In difesa: gioca una pallina in più!
  10. Chen Bin, coach di Ding Ning, oro olimpico: “Il tennis tavolo  non è solo colpire la palla sul tavolo, devi restituire la palla, devi avere la sensazione di come la palla viene verso di te, e visualizzare come la tua palla finirà sul tavolo dell’avversario quando la colpisci di nuovo“.

10 buone ragioni per fare un respiro profondo

10 buone ragioni per imparare a eseguire un respiro profondo

  1. migliora l’autocontrollo nelle situazioni di stress
  2. migliora la gestione della fatica fisica e mentale
  3. prima azione da effettuare quando ci si vuole rilassare
  4. precede la visualizzazione di un’azione tecnica o di gara
  5. riduce la tensione mentale e stimola pensieri efficaci
  6. favorisce l’allungamento dei muscoli durante stretching
  7. riduce le risposte verbali impulsive
  8. facilita il recupero subito dopo un esercizio a elevata intensità
  9. consente di approfondire ulteriormente la concentrazione sul compito
  10. riduce l’attivazione pre-gara o in gara se necessario

10 punti chiave del tennis tavolo

10 caratteristiche di cui essere consapevoli e sapere accettare nel tennis tavolo per essere vincenti.

  1. Il tennis tavolo è uno sport in cui ogni giocatore commette molti errori
  2. Si può vincere sino all’ultimo punto
  3. La concentrazione deve essere elevata e costante in ogni punto e sino all’ultimo
  4. Bisogna reagire in modo positivo subito dopo ogni singolo errore
  5. Il servizio è decisivo
  6. E’ necessario avere una routine pre-gara specifica
  7. E’ necessario avere una routine tra i punti
  8. Anche i campioni vanno in difficoltà ma sanno cosa fare per uscirne
  9. In difesa: gioca una pallina in più!
  10. Chen Bin, coach di Ding Ning, oro olimpico: “Il tennis tavolo  non è solo colpire la palla sul tavolo, devi restituire la palla, devi avere la sensazione di come la palla viene verso di te, e visualizzare come la tua palla finirà sul tavolo dell’avversario quando la colpisci di nuovo“.

La gestione delle pause può determinare il risultato

In questo periodo lavoro molto con tiro a volo, tennis e tennis tavolo. Vi chiederete cosa hanno in comune: le pause tra un colpo e l’altro e tra i punti. Anche un’altra caratteristica unisce questi atleti, spesso non allenano questa fase della loro prestazione, e questo determina effetti negativi sui momenti immediatamente successivi. Non allenano la pausa perché per abitudine è considerata una fase non tecnica, quindi non è compito dell’istruttore quando si è bambini e successivamente dell’allenatore insegnare come gestirla.

La pausa è una fase di pausa, per cui non c’è niente da insegnare, magari si consiglia  di controllare la respirazione e di pensare all’azione seguente. Lo si dice a parole ma non lo si insegna.

Alcuni atleti ne capiscono l’importanza e anche per questo diventano dei campioni. La maggior parte la vive aspettando che passi, meglio se in fretta per ritornare alla gara. Infatti, questa idea “ritornare alla gara” è un altro pensiero comune fra gli atleti. Le pause rappresentano un’interruzione della prestazione e non sono parte della prestazione. Con questo non si va lontano, i fucili non si possono spaccare ma le racchette sì, costano anche molto meno. Molti atleti crescono con questa atteggiamento verso le pause, le considerano una fastidiosa parte della gara e, quindi, quando sono in agitazione o stanno perdendo accelerano questa fase per ritornare subito in gara e provare a riprendersi. Gli effetti in genere sono disastrosi e si convincono di non essere capaci a giocare, mentre invece non sanno solo gestire le pause.

Ripresa dello sport ed esigenze degli atleti durante il coronavirus

Sono state pubblicate le linee guida sulle modalità di svolgimento degli allenamenti per gli sport individuali. Contengono anche l’indicazione che “per gli atleti è ritenuto fondamentale anche il supporto psicologico per prevenire o contrastare la conflittualità o la possibile resistenza al rientro nei siti sportivi, l’eventuale riduzione della motivazione e delle performance, la difficoltà nel portare a termine le attività in ragione dell’ansia, nonché i rischi di infortunio legati a stress e difficoltà di concentrazione”. Estremamente utile avere sottolineato l’importanza del supporto psicologico ma viene affiancato a temi esclusivamente collegati a problemi psicologici che potrebbero insorgere negli atleti all’apertura dei centri sportivi. Complessivamente sviluppo programmi di preparazione psicologica per circa 40 atleti e con molti di più sono in contatto tramite i loro allenatori e psicologi dello sport e mi sembra che per la quasi totalità di loro la possibilità di ritornare ad allenarsi nel modo abituale sia motivo di piacere e di soddisfazione. Problemi di ansia, di mancanza di motivazione e di stress sono stati, invece, quelli più spesso avvertiti in questi ultimi due mesi, chiusi in casa e senza nessuna notizia certa sulla ripresa dell’attività. In questa prima fase, il supporto psicologico che è stato loro fornito da allenatori e psicologi dello sport è stato decisivo per vivere queste giornate in modo soddisfacente e per uscire da una condizione di passività.

A questo punto, trascorsi due mesi dall’inizio di questo periodo di pandemia dovuta al coronavirus posso dire che l’attività di preparazione mentale con gli atleti e con gli allenatori è proseguita in modo molto positivo. Nella mia esperienza gli atleti hanno apprezzato da un lato l’attenzione rivolta verso loro in questa situazione di chiusura nelle proprie case e in tal senso il contatto online ha permesso di ridurre le ansie connesse all’isolamento sociale e all’impossibilità di condurre la propria vita sportiva abituale, composta da viaggi, allenamenti e competizioni.

Dal punto di vista dell’allenamento mentale, questo periodo è servito a fare scoprire molti aspetti di questo lavoro che spesso non vengono curati a causa del ritmo pressante imposto alla loro vita dalle competizioni e dall’essere centrati più che altro a migliorare le competenze psicologiche più strettamente collegate con la gestione della fatica e dello stress agonistico.

In questi due mesi, invece, lontani dalle gare si è potuto lavorare sull’allenamento della concentrazione in modo molto specifico e senza la pressione del tempo, percepito come limitato a causa dello svolgimento delle stagione sportiva. In queste lunghe giornate a casa, molti atleti hanno potuto allenarsi mentalmente non solo su macro competenze, come ad esempio la visualizzazione delle loro abilità sportive e delle azioni di gioco ma anche su aspetti estremamente particolari come il miglioramento della fase di espirazione in condizioni di riposo e di stress fisico o la gestione dei 3 minuti di cambio campo nel tennis o di periodi anche più brevi come la fase di recupero di 7 secondi circa tra i punti nel tennis tavolo e così via per altri sport. Lavorare mentalmente su questi aspetti cosiddetti minori può comunque rappresentare quel marginal gain che spesso nello sport di livello assoluto costituisce la differenza fra la vittoria e la sconfitta.

Inoltre, si è lavorato anche sullo sviluppare programmi specifici per ognuno della durata di 45 minuti da praticare quotidianamente con una serie di esercizi da svolgere a riposo e in condizioni di stress fisico.

In sostanza, questo periodo è stato vissuto come un’opportunità per vivere la vita di atleta in modi diversi da quelli abituali, così come è stato per la preparazione fisica e l’allenamento tecnico-tattico, e che ha visto gli atleti impegnati complessivamente per diverse ore ogni giorno con attività di qualità. Sarà interessante, ora che riprendono le attività consuete di allenamento, verificare in che modo quanto svolto in questi  due mesi sia stato utile per favorire una ripresa più veloce delle abilità tecnico-tattiche avendole allenate diversamente ma certo per molti con la stessa intensità e quantità di tempo in virtù del lavoro proposto dallo staff degli atleti.