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E’ possibile giocare bene e commettere errori banali

Un lettore mi ha scritto chiedendo un commento:

“su una giocatrice di tennis come Francesca Schiavone che ha molto potenziale e che recentemente in molte partite quando guadagna poi dei punti si mette a fare degli errori da principiante come i doppi errori ed errori diretti ? Come è questo possibile?”

Premesso che non seguo le partite di Francesca Schiavone e quindi non ho un’idea precisa di quanti siano in percentuale questo tipo di errori e di quanto incidano sul risultato, si può fare comunque un ragionamento su questi tipi di errori.

Problemi fisici – Il tennis richiede una forma fisica ottimale altrimenti è difficile mantenere la qualità del gioco. E’ possibile giocare, quindi, bene alcuni game e poi commettere errori anche banali perchè il corpo si “prende una pausa” di recupero.

Problemi di concentrazione – La concentrazione è un altro aspetto la cui presenza deve essere costante durante ogni game ed è influenzata dalla forma fisica. Inoltre,  è influenzata dai pensieri e dagli stati d’animo che sviluppa l’atleta dopo un errore e che di conseguenza interferiscono con l’abilità a rifocalizzarsi sullo scambio successivo.

Problemi di tenacia – Una lunga carriera sportiva logora la tenacia anche dei campioni. Non è facile mantenere un’elevata volontà di riuscire, e di conseguenza cali di motivazione possono manifestarsi e ridurre la tenacia.

 

Gli sport sono un gioco duro

  • Più gare perse che vinte: lottare sempre
  • Fallimenti + Frustrazioni fanno parte del gioco
  • Molto tempo per pensare: noia e preoccupazioni
  • 3 o 4 momenti critici in ogni competizione
  • Controllo della prestazione e non del risultato
  • Atleti devono essere focalizzati su vincere/prestazione/miglioramento continuo

 

Avere la tenacia per ricominciare non è facile

Per un atleta che nella sua carriera ha raggiunto i vertici assoluti, trovarsi nella condizione di dovere ricominciare a lavorare sulla sua tecnica sportiva e su una diversa gestione della gara, perchè sono state cambiate le regole del suo sport non è affatto un compito facile. Soprattutto quando ciò avviene nell’anno post-olimpico periodo in cui la maggior parte degli atleti tendono a concedersi del tempo per recuperare dallo stress delle olimpiadi e preferiscono non essere sin da subito impegnati in allenamenti intensi e simpegnativi. L’unione di questi aspetti, cambiamento delle regole e necessità di mantenere l’impegno al massimo livello, può determinare una condizione di stress mentale in cui l’atleta non vorrebbe trovarsi in questa fase della sua carriera. Inoltre, gli atleti giovani  della stessa disciplina vedono nell’anno post-olimpico un’opportunità per puntare a fare esperienze a livello internazionale e pertanto sono portati a impegnarsi al massimo per essere notati dal ct della nazionale. Sono quindi molteplici le ragioni che impediscono di vivere questo anno in modo poco impegnativo mentre invece spingono nella direzione di un rapido adattamento alle nuove regole tecniche e della competizione.

E’ morto Pietro Mennea

E’ morto Mennea uno dei miti dello sport mondiale. Qualcuno ha scritto che non dovremmo avere bisogno di miti, personalmente sono convinto del contrario. I miti per me rappresentano quelle terre sicure a cui ritornare quando mi sento incerto. Sono quei pensieri che non hai tutti i giorni, perchè sarebbe come sprecarli, ma che si presentano nei momenti difficili e ti danno la convinzione a continuare. E’ chiaro che te li rappresenti a modo tuo ma lo sono diventati miti per le loro caratteristiche intrinseche di dedizione, tenacia, forza, idea assoluta di riuscire a essere come si vuole. Naturalmente poi ci riescono a fare quello che vogliono, come è stato per Mennea vittorie indimenticabili e un record strabiliante sui 200m. Una vita assoluta, un vero e positivo blade runner.

record del mondo 200m: http://www.youtube.com/watch?v=2sczSLGRXDY

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  • I principali errori degli atleti

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  • A cosa prestare attenzione nel tuo sport e in gara
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Perchè la Fiorentina perde e la Juve vince

Giunti alla fase finale del campionato per prevedere come si comporteranno le squadre nelle prossime giornate è necessario comprendere perchè alcune squadre (Fiorentina, Lazio, Novara) perdono mentre altre (Juventus, Catania, Milan) vincono. Questo ragionamento va oltre la qualità tecnica complessiva delle squadre che come sempre non basta a spiegare i risultati ottenuti sul campo. Il segreto, se così si può chiamare, è in un nuovo concetto: la tenacia mentale che è alla base delle prestazioni di alto livello. Si basa su quattro pilastri: (1) sapere gestire lo stress agonistico, (2) mantenere una forte fiducia nella propria capacità di raggiungere gli obiettivi di prestazione, (3) orientare sempre l’impegno e la determinazione  in modo costruttivo e al recupero dagli insuccessi, (4) mantenere la concentrazione sugli aspetti prioritari della prestazione, eliminando le distrazioni. Sono queste  a mio avviso le ragioni del successo, su cui ogni allenatore dovrebbe allenare la sua squadra. Le squadre che giocano al di sotto del loro livello sono carenti in queste quattro abilità mentali e non si possono definire come squadre tenaci.

L’importanza di avere fame … di vittorie

Conte vuole che la Juventus mangi il campo. Anche Berruto ai suoi durante un time out di Italia-Serbia dice “abbiamo fame”. Pure gli atleti spesso dicono: “Se facciamo ancora un errore quelli ci mangiano”. E’ necessario avere fame di vittorie e non sentirsi invece sazi, come ha ricordato il portiere del Milan dopo la partita persa contro il Napoli: “Loro hanno avuto più fame di noi”. La lotta sul campo attimo dopo attimo o colpo su colpo è il modo in cui si manifesta a se stessi e agli altri che si è dentro la dimensione mentale dell’affamato. Non è certamente vietato pensare in grande (ad esempio vincere lo scudetto o i campionati europei) ma queste idee vanno lasciate fuori dalla competizione, perchè in quei momenti bisogna avere pensieri semplici e concreti che permettano di fare in quell’istante la cosa migliore. Avere fame vuol dire essere costantemente concentrati sul presente o meglio ancora su ciò che sta per accadere fra un istante. Quindi tenacia e consapevolezza del momento di gioco sono gli strumenti mentali utilizzati da chi ha fame.

Fragilità e tenacia

Nell’immaginario collettivo gli atleti sono come i Bronzi di Riace. Fisici perfetti, allenati nel migliore dei modi a fare ciò che il loro talento gli permette. Nella realtà non è affatto così. Sono fragili perchè la ricerca della perfezione nella quale sono quotidianamente coinvolti, li porta a sentirsi insicuri pur dovendo mostrarsi sicuri. Questa insicurezza nasce non da  problemi di autostima come quelli della persone comuni, ma dalla necessità di dovere dimostrare di essere i migliori. L’ostacolo principale alla realizzazione dei loro obiettivi di vittoria è rappresentata dagli avversarsi che la pensano nello stesso modo e a loro volta hanno lo stesso obiettivo, che consiste nel dimostrare di essere loro i migliori. Da qui l’idea che bisogna imparare a perdere, perchè altrimenti ogni volta si subirebbe una ferita inguaribile.

La tenacia: un’abilità per superare le crisi

La tenacia è ovviamente utile a ogni persona e non solo agli atleti. Prendendo ad esempio di attività il nuoto si può dire che serve a mantenere l’attenzione sul presente. In gara significa essere focalizzati sul piano di gara e nel mantenere la condizione emotiva necessaria a eseguirlo. In allenamento permette di perseguire gli obiettivi di una singola seduta al fine di raggiungerli o di avvicinarsi il più possibile. Dopo una gara consente di fare ciò che serve per imparare il massimo dall’esperienza agonistica appena svolta e prepararsi per quella successiva.