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Ritorno al campo, come ci si allena senza gare?

Sono tempi difficili per ogni tipo di ambito professionale e anche lo sport si è dovuto fermare di fronte alla pandemia a cui ci ha costretti la diffusione del Covid-19. Questi primi due mesi di lockdown a casa sono stati veramente duri per chi è abituato a trascorrere le sue giornate impegnato in allenamenti intensi e prolungati o a viaggiare e partecipare alle competizioni. Chi ha trascorso meglio questo periodo unico nella vita di ognuno? Probabilmente chi è riuscito a dare un senso alle proprie giornate, ricostruendo le sue abitudini e attività all’interno delle mura di casa. Ad esempio, da Cristiano Ronaldo ai giovani atleti juniores seguire un programma di preparazione fisica è stato un momento importante della propria quotidianità che ha rappresentato un ponte fra ieri, oggi e domani.

Ho già scritto in altri post della rilevanza dell’allenamento mentale e dell’osservazione dei video delle proprie prestazioni e di quelle di altri atleti. E’ stato un modo diverso di allenarsi, non di fare semplicemente “qualcosa”, per migliorare fisicamente, mentalmente e dal punto di vista tecnico-tattico. La valutazione che ho tratto dalle informazioni raccolte dagli atleti con cui lavoro relative soprattutto a tre sport (il tiro a volo, il tennis e il tennis tavolo) è che l’avere seguito a casa programmi di allenamento in maniera regolare e quotidiana ha permesso di riprendere l’allenamento in campo in maniera molto positivo e con una percezione di fluidità ed efficacia delle proprie azioni tecniche e tattiche.

Ora si apre la fase successiva, caratterizzata dalla ripresa degli allenamenti in campo ma senza le gare, i cui tempi di apertura varieranno molto nelle diverse discipline. Partendo da questa totale incertezza sull’apertura alle competizioni, gli atleti potrebbero allenarsi per un periodo molto lungo, magari anche più di 100 giorni senza partecipare a competizioni ufficiali. Anche questa situazione è totalmente nuova e dovrà essere impostata seguendo un approccio diverso da quello abituale. Un gruppo di esperti internazionali che lavora a contatto con atleti che si preparavano per le Olimpiadi ha evidenziato un incremento dei problemi legati alla riduzione del sonno,  alla diminuzione dell’appetito, all’aumento dei pensieri fissi di preoccupazione, alla solitudine e paura che l’incertezza attuale possa portare alla perdita del momento Olimpico (Schinke et al., 2020).

In questi casi è stata fornita una consulenza rivolta all’ascolto di quello che pensano e sentono gli atleti, incoraggiandoli ad esprimere le loro paure, frustrazioni, prima di giungere a prepararsi a fornire soluzioni. Apertura ha significato anche incoraggiare un chiaro flusso di comunicazione tra gli atleti e coloro che lavorano con loro nelle loro organizzazioni sportive. Ciò è servito a rafforzare i rapporti e a unificare i membri di ogni squadra e ad avere discussioni costruttive. Questa apertura è andata oltre il lavoro con i consulenti della performance mentale ed è servita anche a sostenere il rapporto con amici e familiari. L’apertura ha significato molto di più di una discussione incentrata sullo sport, e si estesa ai temi relativi alla condizione umana di base, come la vita sana, il mangiare, il dormire e il pensare alla propria vita in termini globali.

Viviamo in un periodo tempestoso e certamente le preoccupazioni sulla nostra condizione umana vanno ascoltate e orientato in modo costruttivo e questo è un ruolo che gli psicologi dello sport devono svolgere nei confronti di atleti, allenatori e società sportive. Nello stesso tempo, vi è un altro aspetto della consulenza psicologica connessa questa volta ai cicli di allenamento. Oggi, quali aspetti vanno allenati, gli stessi di sempre con le stesse modalità oppure sarebbe più funzionale a questo periodo allenarsi mentalmente in modo diverso, dedicando più tempo alla stabilizzazione di competenze alle quali di solito viene dedicato meno attenzione (e.g., fra le altre respirazione per le diverse situazioni di allenamento, gestione della pause, approccio iniziale all’allenamento, consapevolezza propriocettiva, aspetti mentali del warm-up), perché la maggior parte della preparazione mentale è orientata a rispondere alle esigenze del calendario delle competizioni?