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Primi paraplegici correranno la Maratona di Roma con esoscheletro

Carmine Consalvi e Nicoletta Tinti affrontano una nuova sfida sportiva: sono i primi paraplegici completi a partecipare alla Maratona di Roma, utilizzando un esoscheletro indossabile. Domenica 22 marzo, Carmine e Nicoletta percorreranno viale delle Terme di Caracalla, per un chilometro circa, mostrando come l’esoscheletro ha rivoluzionato la loro vita. L’iniziativa, patrocinata dalla Fondazione Santa Lucia di Roma, mira a far conoscere da vicino questa tecnologia, che promette di cambiare la vita quotidiana di tante persone oggi costrette in sedia a rotelle.

Non basta sapere cosa fare, bisogna farlo

Talvolta gli atleti e le squadre commettono un errore grave, si fidano troppo di quello che pensano di sapere fare e così in gara non lo fanno perché si convincono che basta averlo pensato perché poi succeda. Così è la Roma di questo periodo che entra in campo convinta di vincere ma poi non gioca perché la partita l’aveva già vinta nello spogliatoio. Oppure chi dice “tutte le volte che faccio bene il riscaldamento poi gioco male”. Il riscaldamento predispone a giocare bene ma poi bisogna farlo in partita: sono due aspetti separati.

Essere bravi, bene allenati e mentalmente pronti è utile ma lo è altrettanto sapere che bisognerà sapere mostrare queste competenze sul campo. Altrimenti non serve a niente.

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Le parole del calcio: umiltà, convinzione e motivazione

“Non ci siamo calati nei panni della partita. Pari utile almeno a riportarci coi piedi per terra” (Allegri, allenatore Juventus).

“Prima facevamo paura, eravamo più convinti” (Florenzi, calciatore Roma)

“La fiducia di Mancini è fondamentale per i miei compagni e per me. Lui mi dà motivazione ed entusiasmo ogni giorno” (Guarin, calciatore Inter).

Umiltà, convinzione e motivazione sono i concetti chiave espressi in queste frasi. Al di là della tecnica e del talento se in una squadra mancano queste qualità mentali tutto il resto vale meno che niente.

50 anni fa nasceva a Roma la Psicologia dello Sport

Roma, 20 aprile 1965, Aula Magna del Comitato Olimpico Italiano. Sono questi il luogo e il momento in cui, grazie all’iniziativa di un piccolo gruppo di studiosi guidati da Ferruccio Antonelli, è nata la Società Internazionale di Psicologia dello Sport (International Society of Sport Psychology – ISSP). Tutto ciò è successo durante il 1° Congresso Internazionale ISSP di Psicologia dello Sport, un evento capace di segnare l’inizio dell’era moderna nel campo della Psicologia dello Sport.

Da quel momento sono state, infatti, poste le basi per lo sviluppo di reti professionali e scientifiche. Da allora, la psicologia dello sport si è diffusa a livello internazionale e le conoscenze in questo campo si sono enormemente sviluppate.  Sono state fondate le diverse Società continentali a partire dalla North American Society of Sport Physical Activity (NASSPA) e dalla Federazione europea di Psicologia dello Sport (FEPSAC). Parallelamernte, sono nate società nazionali, soprattutto nei paesi europei.

Esattamente 50 anni dopo, la ricorrenza sarà celebrata nello stesso luogo, a Roma nella medesima Aula del Comitato Olimpico Italiano, in una occasione unica di incontro tra i vertici del mondo dello Sport e i rappresentanti della Psicologia. Per due giorni (il 19-20 Aprile 2015), durante il Seminario per il 50° Anniversario di questo evento, cercheremo di ricordare il passato e tutti coloro che hanno lavorato per lo sviluppo della Società.

Celebrare la storia ISSP è però l’occasione per guardare al futuro e alle opportunità che riserva alla Psicologia dello Sport. Per questo, il motto della manifestazione è “Un Ponte tra il Passato e il Futuro”. Il programma del 50° Anniversario del Seminario ISSP comprenderà lezioni magistrali, workshop, simposi invitati e sessioni poster aperte a tutti i partecipanti. Una Tavola Rotonda dei precedenti Presidenti ISSP sarà l’occasione per riflettere sul percorso storico, mentre a rappresentare simbolicamente il futuro saranno le lectures presentate dai vincitori del ISSP Developing Scholar Award 2013. La scadenza per le registrazioni e per l’invio degli abstact è il 15 Febbraio.

Tutte le informazioni sono disponibili all’indirizzo web http://www.events-communication.net/b57/index.php?lang=it

Roma poco convinta delle sue capacità

Dopo la partita CSKA-Roma mi sono chiesto se difendere il risultato di 1-0 come ha fatto la Roma stando per due terzi del secondo tempo nella sua metà campo sia un segnale di realismo o quanto invece sia una dimostrazione di un limite mentale che le ha impedito di continuare a fare il suo gioco abituale. Florenzi sembra propendere per questa seconda interpretazione del risultato: – E’ una grande beffa per noi, ma ce la siamo quasi meritata perché non siamo stati nella ripresa la Roma del primo tempo. Siamo rimasti tutti dietro e non abbiamo tenuto il pallone, ci dispiace perché prendere gol a 15″  fa veramente male-.

Interessante è anche l’interpretazione di Totti che ha paragonato il goal subito dalla sua squadra all’ultimo secondo a un pugno di Tyson. Continuando con la stessa metafora, direi che è abbastanza evidente che non si può lasciare a lungo l’iniziativa a Tyson perché prima o poi arriva il pugno del ko.

Vi è una terza spiegazione: si difende perché non si è sicuri della propria condizione fisica … ma sarebbe ben strano non avere questa certezza, poiché un’adeguata condizione fisica è alla base anche della convinzione di mentale di sapere essere competitivi e vincenti per tutta la partita.

In sintesi, credo che la Roma debba lavorare molto per cambiare questa mentalità rinunciataria e questa scarsa convinzione di se stessa. Per primo il suo allenatore dovrebbe evitare errori di questo tipo poiché è lui il capo e per primo deve trasmettere alla squadra la convizione di essere in grado di lottare nello stesso modo fino al fischio finale dell’arbitro.

Juventus e Roma troppo paurose in Europa

Ieri ho scritto che molti allenatori della Serie A non riescono a sollecitare la competitività della propria squadra e che questo fatto determina ovviamente dei problemi. Quanto scrive Massimo Mauro su Repubblica.it va esattamente nella stessa direzione parlando delle difficoltà di Juventus  e Roma.

“La squadra di Allegri è carica dopo la bella vittoria di Empoli, ma troppe volte ci ha abituato alla squadra forte e arrogante in campionato per poi presentarsi umile e paurosa in Europa … Preoccupa ancora di più la Roma. Dalla notte col Bayern sembra essere svanita la bella squadra vista nella scorsa stagione e in questa prima parte di campionato. Sembra svanito il gruppo: chi gioca non ha più gamba e intensità, chi entra è svogliato e non sembra avere la voglia di cambiare le cose. Traspare malumore dietro i titolari. I nuovi che dovevano rafforzare il gruppo (Iturbe e Cole su tutti) non hanno fatto fare il salto di qualità, mentre Destro e Ljiaic non hanno più la pazienza di aspettare”.

Due squadre che all’estero non sono state capaci, fino a prova contraria,  di essere competitive. In altre parole non lottano, non provano a recuperare i palloni persi con determinazione e non entrano in campo decise. Questo atteggiamento della squadra viene prima del gioco e si basa su un’idea di base semplice: prima fai e poi farai meglio, ma se non fai non migliorerai mai. E’ meglio fare e sbagliare piuttosto che non fare. Questo vuol dire essere competitivi. Le nostre squadre invece sono sinora sembrate paralizzate dal dovere fare la cosa giusta senza commettere errori. In questo caso si diventa lenti e insicuri e un avversario più convinto porta a casa il risultato. Sono convinto che allenatori più consapevoli delle proprie incapacità, potrebbero riflettere su questi temi e trovare delle soluzioni adatte per le loro squadre.

Roma: troppa autostima e troppe aspettative

Credo che il problema della Roma, oltre la bravura del Bayern sia così sintetizzabile: talvolta basta solo  ridurre  le aspettative per evitare delusioni inutili.

Gianni Mura ha espresso su Repubblica lo stesso concetto con altre parole: “Ma se l’autostima era cresciuta dopo la buona partita a Manchester, forse troppo cresciuta, ora si tratta di rimettere insieme i cocci e di ritrovare il gioco ma anche il carattere perduto”.

Master universitario di Psicologia dello Sport

E’ uscito il bando del

Master di II livello in “Psicologia dello Sport”

organizzato dall’Università Telematica San Raffaele, Roma

con il patrocinio di AISP – Associazione Italiana Psicologia dello Sport

A.A. 2014/2015, 1° edizione

di durata pari a 1.500 ore (lezioni online, 2 workshop e stage professionale) 

termine ultimo per le iscrizioni è il 1 Novembre 2014

informazioni e iscrizioni:

http://www.unisanraffaele.gov.it/universita/master-di-ii-livello-in-ldquo-psicologia-dello-sport-rdquo.html

Dove nasce la speranza di Rudi Garcia

Mancano poche giornate alla conclusione del campionato di calcio e Rudi Garcia, allenatore della Roma, continua a sperare che qualcosa di positivo per la squadra possa ancora accadere anche se la Juventus ha un vantaggio di 8 punti.  Da dove nasce questa speranza nella mente di Garcia?

“Snyder, Irving & Anderson (1991, as cited in Snyder, 2000, p.8) define hope as “a positive motivational state that is based on an interactively derived sense of successful (a) agency (goal-directed energy) and (b) pathways (planning to meet goals)” .

Hope theory can be subdivided into four categories: goals, pathway thoughts, agency thoughts and barriers. Goals that are valuable and uncertain are described by Snyder (1994, as cited in Snyder, 2000, p.9) as the anchors of hope theory as they provide direction and an endpoint for hopeful thinking. Pathway thoughts refer to the routes we take to achieve our desired goals and the individual’s perceived ability to produce these routes (Snyder, 2000).  Agency thoughts refer to the motivation we have to undertake the routes towards our goals. Barriers block the attainment of our goals and in the event of a barrier we can either give up or we can use our pathway thoughts to create new routes.” (From http://www.positivepsychology.org.uk/pp-theory/hope/100-what-is-hope-and-how-can-we-measure-it.html)

Questa definizione si adatta bene alla Roma, poiché la squadra ha costruito la sua fiducia tramite i risultati e la coesione di squadra, mettendo la sua energia in questa direzione e mostrando durante tutta la stagione la strada che ha preso per raggiungere la posizione attuale.

La Roma non ha ancora una mentalità vincente

La Roma sta conducendo un campionato molto positivo. Infatti quest’anno è diventata una squadra competitiva e che sa vincere la maggior parte delle partite riducendo al minimo le sconfitte. E’ sulla strada giusta per raggiungere una mentalità vincente, che vuol dire entrare in campo con la convizione di sapere affrontare con successo qualsiasi squadra.  Rispetto a quanto ha dimostrato sino a oggi, non ha ancora raggiunto questo traguardo, Lo testimoniamo, a mio avviso, le due sconfitte che ha subito nelle due partite più importanti che ha giocato. Quella contro La Juventus in campionato, che le avrebbe permesso di continuare a esercitare una forte pressione sulla Juve stessa e quella contro il Napoli in Coppa Italia. In ambedue ha perso il confronto con l’avversaria in modo netto. Il prossimo passo dovrà essere quello di mantenere la stessa forte convinzione anche nelle partite decisive, che determinano la differenza fra una buona stagione e una ottima.