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Per favore, non ucciderti per una partita di calcio

«Se l’Argentina dovesse vincere il prossimo Mondiale battendo in finale il Brasile, io mi suicido», ha dichiarato il sindaco di Rio de Janeiro, Eduardo Paes, a pochi giorni dall’inizio della Confederations Cup. Il primo cittadino della città brasiliana è consapevole del fatto che la nazionale brasiliana del ct Sabella è tra le favorite per il titolo e che un’eventuale vittoria dell’Argentina proprio in Brasile sarebbe una tragedia sportiva per i brasiliani, così come lo è stata quella subita ai Mondiali casalinghi del 1950 in cui furono sconfitti dall’Uruguay.

A tale riguardo per evitare questa drammatizzazione le consiglio di leggere quanto ha scritto Eduardo Galeano in un capitolo del libro”Splendori e miserie del calcio” (1997)  intitolato”Il peccato di perdere” e che in parte riporto.

“Nel calcio, come in tutte le altre cose, è proibito perdere. In questa fine di secolo, la sconfitta è l’unico peccato che non ha redenzione. Durante il Mondiale del 1994, un pugno di fanatici diede fuoco alla casa di Joseph Bell, il portiere sconfitto del Camerun, e il giocatore colombiano Andrés Escobar cadde crivellato da colpi a Medellìn. Escobar aveva avuto la sfortuna di segnare un autogol, aveva commesso un imperdonabile atto di tradimento alla patria.

Colpa del calcio o colpa della cultura del successo a tutti i costi e di tutto il sistema di potere che il calcio professionistico riflette e integra?”

Rifletta signor Eduardo Paes e accetti l’ipotesi che si può anche perdere, scoprendo magari quanto lenisce il dolore e unisce le persone il volerlo condividere.