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I fattori dell’allenamento

I fattori che compongono l’allenamento.

  1. Durata - bisogna esercitarsi a lungo perchè corpo e mente si adattino in modo efficace allo sforzo da fare
  2. Intensità - rivela il desiderio di affrontare compiti impegnativi e reagire subito agli errori
  3. Frequenza - si deve ripetere, ripetere, ripetere e poi ancora ripetere. Per quanto tempo? Quanto basta.
  4. Recupero - bisogna sapersi riposare fisicamente e mentalmente. Non si può solo spendere.
  5. Pensiero - si deve riflettere per valutare il lavoro che si sta svolgendo. Per imparare ad apprezzare se stessi, essere grati a chi c’insegna. Capre come si può fare meglio la prossima volta.

 

 

 

 

La fatica mentale nel calcio

Il sovraccarico da fatica mentale è un costo che gli atleti devono imparare a gestire per rimanere a livello di vertice. Gli atleti più vincenti al termine delle olimpiadi si prendono spesso un lungo periodo di riposo per eliminare gli stress subiti e per ricaricare la propria motivazione per gli impegni futuri. Negli sport individuali scelte come quella di Federica Pellegrini di dedicarsi per una stagione agonistica a svolgere un’attività meno intensa sono frequenti negli atleti di livello internazionale, perchè mentalmente non si può vivere ogni anno con l’assillo di dovere dimostrare che si è i più forti. Lo stesso Tiger Woods ci ha messo tre anni per risollevarsi dalla crisi in cui si era infilato  e ritornare a essere il numero 1. Tre anni sono l’equivalente di 1000 giorni in cui ha perso molte e molte più volte di quelle che ha vinto. Negli sport di squadra prendersi un periodo di riposo non è possibile. Le squadre forti sono organizzate per raggiungere ogni anno il massimo obiettivo possibile, nel calcio si traduce nel vincere lo scudetto o entrare almeno nella Champions League. I giocatori della Juventus si trovano in questa condizione mentale, sono stanchi e sinora non hanno saputo entrare in campo con l’atteggiamento necessario per vincere. Hanno sopperito con il mestiere e con la qualità di alcuni giocatori ma non basta più. Ci vorrebbero dei cloni di Pirlo e compagni ma è fantasia e i nuovi non sono per forza migliori degli altri. La Juventus deve comunque ridurre il livello di fatica e stress mentale per ritrovare quella motivazione all’impegno e al sacrificio in allenamento e partita che sono alla base dei successi dei due anni precedenti. Certamente uno psicologo che li aiutasse a rilassarsi e ricaricarsi sarebbe utile.

L’obiettivo dell’allenamento psicologico in agosto

Per la maggior parte degli sport, agosto è un mese di inizio della preparazione per la nuova stagione agonistica o è un periodo di vacanza perchè è appena terminata. Per tutti questi atleti dovrebbe rappresentare  un periodo di recupero dalle fatiche passate  o di ritorno  a un livello di forma accettabile. Dal punto di vista dell’allenamento mentale gli atleti dovrebbero orientarsi a svolgere attività che gli consentano di migliorare nella gestione degli stress agonistici. In tal senso è utile la pratica quotidiana di esercizi di rilassamento (per tutti) e di concentrazione (solo per chi ha già ripreso gli allenamenti) così da essere pronti per una nuova e impegnativa stagione.

Il recupero è uno dei fattori di successo

Negli sport di squadra i giocatori gareggiano molte, spesso troppe partite, e sono spesso in viaggio. Questo vale per le squadre europee nei vari sport così come per le squadre americane che giocano spesso ogni tre giorni. Questo è quanto emerge dalla prima giornata di “International week of sport psychology” che si tiene a Parigi presso l’INSEP. A questo il recupero fisico e mentale diventa una priorità per non avere in campo giocatori stanchi o assenti. Diventa quindi importante che le squadre siano in grado di acquisire quegli strument psicologici che consentono di disattivare la mente dal gioco e recuperare attraverso l’uso di tecniche di rilassamento. Pochissime squadre nel mondo professionistico ha creato un ambiente nel loro centro sportivo, la mind room, dove i giocatori possono svolgere questa attività di recupero mentale. E’ importante che i dirigenti e gli allenatori prendano una maggiore consapevolezza di questa necessità e non pensino che la soluzione sia solo nell’acquisto di un numero sempre maggiore di giocatori così da potere effettuare un turn over efficace.

Federica Pellegrini e la ritrovata serenità

La storia di Federica Pellegrini sta a dimostrare che anche una delle atlete più dotate di talento e più vincenti dello sport mondiale,  ha bisogno a un certo punto della sua carriera di un periodo di recupero dopo anni di lavoro molto intenso. Non si è presa un anno di riposo ma ha ridotto gli impegni agonistici, le ore di allenamento e si dedica a un’altra specialità. L’esempio di Federica Pellegrini vale per tutti e non solo per gli atleti di livello olimpico. C’insegna che il recupero è parte della storia sportiva di ognuno che non ci si può stressare per anni senza avere un periodo in cui si rallenta e si fa dell’altro. Non si può sempre spingere al massimo, perchè questo atteggiamento porta nel lungo periodo all’abbandono e alla perdita della serenità. Bisogna avere voglia di allenarsi, di sacrificarsi e di provare gioia a essere stanchi, quando invece diventa un peso bisogna fermarsi o ridurre l’impegno. Questo è importante anche per gli atleti amatori, che non devono vincere nulla ma che troppo spesso si consumano senza mai prendere un attimo di riposo. Bisogna non dimenticare mai che il recupero fa parte dell’allenamento.

Tre giorni per recuperare lo stress della partita

Il calendario del campionato europeo di calcio rispetta la regola dei tre giorni di riposo tra una partita e l’altra. Questo è infatti il tempo necessario ai calciatori per recuperare la fatica della partita. Sono risultati che emergono dall’analisi dei match della scorsa stagione effettuata dall’allenatore olandese Raymond Verheijen, che ha studiato questo fenomeno in sette paesi per 10 stagioni. Con un recupero più breve la maggior parte delle squadre segna meno reti, ne subisce di più, perde più partite e s’incrementa la probabilità d’infortunio. Solo il campionato portoghese ha preso in considerazione la questione e ha spostato le partite al venerdì e al lunedì. A conferma della validità di questa scelta, le squadre portoghesi sono le uniche in Europa a non avere subito questo tipo di difficoltà. Quando sentiremo parlare di questo anche da noi? Anziché sempre sterilmente chiedersi il perché di tanti infortuni? Leggi: http://worldfootballacademy.com/wp-content/uploads/2012/05/WFA_Study-on-recovery-days.pdf

L’importanza del recupero nello sport

Per molti atleti questo è un periodo dell’anno in cui devono recuperare dalle gare (è il caso della pallavoliste che hanno appena vinto il mondiale juniores o dei nuotatori). Il riposo è una fase decisiva della vita sportiva di un giovane, tanto quanto lo è l’allenamento. Diciamo che abbiamo “staccato la mente” al ritorno da una vacanza in cui ci siamo veramente riposati o viceversa “quest’anno non ho proprio staccato.” Maggiori sono gli impegni agonistici, maggiore è la necessità di riposo. Bisogna sapersi gestire anche in questa fase dell’anno, evitare di rinunciare a riposarsi perchè si hanno solo pochi giorni e non tutto il tempo che si vorrebbe. Riposarsi, un fatto tanto banale a cui spesso si rinuncia perchè non se ne ha il tempo. E invece no! Anche questo è parte del successo.