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La nuova maturità psicologica della nazionale di rugby

L’Italia del rugby sinora è stata sempre una bella incompiuta, ogni tanto vinceva una partita ma di solito le prendeva in modo rovinoso dalle squadre più affermate. Alcune settimana fa Brunel, l’allenatore della nazionale, si è espresso dicendo che qualsiasi squadra può fare un exploit e vincere una partita, ma le squadre tecnicamente e psicologicamente mature sono in grado di vincerne anche altre e di essere competitive con tutte. In questa stagione l’Italia si era comportata alcune volte in questo modo, vincendo contro la Francia e giocando alla pari con gli inglesi e abbastanza bene con la Nuova Zelanda, però poi si era nuovamente persa con il Galles e la Scozia. In altre parole aveva perso partite con chi avrebbe potuto vincere, Galles e Scozia, dove quindi maggiore era la pressione agonistica, che nasceva dalla consapevolezza di potere ottenere un risultato poitivo, laddove invece si era certi di perdere e quindi più scarsa era il livello di pressione, ha giocato le sue partite migliori pur perdendo. Cio dimostrava che il livello tecnico-tattico e la condizione fisica erano buone ma mancava la convinzione per giocare con avversari alla loro portata; dove la differenza era tanta probabilmente sono entrati in campo meno ossessionati dal risultato e questo gli ha permesso di giocare meglio. La partita con l’Irlanda era quindi un bell’esame per la nazionale per dimostrare che si era in grado di giocare per vincere con un avversario di pari livello e, quindi, in una situazione di massima pressione agonistica. La nazionale ha vinto e quindi ha passato questo esame di maturità che non a caso si è concretizzato attraverso una serie di calci piazzati, che sono sempre stati un punto debole e che al contrario in questa partita sono stati messi a segno.