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Ripresa dello sport ed esigenze degli atleti durante il coronavirus

Sono state pubblicate le linee guida sulle modalità di svolgimento degli allenamenti per gli sport individuali. Contengono anche l’indicazione che “per gli atleti è ritenuto fondamentale anche il supporto psicologico per prevenire o contrastare la conflittualità o la possibile resistenza al rientro nei siti sportivi, l’eventuale riduzione della motivazione e delle performance, la difficoltà nel portare a termine le attività in ragione dell’ansia, nonché i rischi di infortunio legati a stress e difficoltà di concentrazione”. Estremamente utile avere sottolineato l’importanza del supporto psicologico ma viene affiancato a temi esclusivamente collegati a problemi psicologici che potrebbero insorgere negli atleti all’apertura dei centri sportivi. Complessivamente sviluppo programmi di preparazione psicologica per circa 40 atleti e con molti di più sono in contatto tramite i loro allenatori e psicologi dello sport e mi sembra che per la quasi totalità di loro la possibilità di ritornare ad allenarsi nel modo abituale sia motivo di piacere e di soddisfazione. Problemi di ansia, di mancanza di motivazione e di stress sono stati, invece, quelli più spesso avvertiti in questi ultimi due mesi, chiusi in casa e senza nessuna notizia certa sulla ripresa dell’attività. In questa prima fase, il supporto psicologico che è stato loro fornito da allenatori e psicologi dello sport è stato decisivo per vivere queste giornate in modo soddisfacente e per uscire da una condizione di passività.

A questo punto, trascorsi due mesi dall’inizio di questo periodo di pandemia dovuta al coronavirus posso dire che l’attività di preparazione mentale con gli atleti e con gli allenatori è proseguita in modo molto positivo. Nella mia esperienza gli atleti hanno apprezzato da un lato l’attenzione rivolta verso loro in questa situazione di chiusura nelle proprie case e in tal senso il contatto online ha permesso di ridurre le ansie connesse all’isolamento sociale e all’impossibilità di condurre la propria vita sportiva abituale, composta da viaggi, allenamenti e competizioni.

Dal punto di vista dell’allenamento mentale, questo periodo è servito a fare scoprire molti aspetti di questo lavoro che spesso non vengono curati a causa del ritmo pressante imposto alla loro vita dalle competizioni e dall’essere centrati più che altro a migliorare le competenze psicologiche più strettamente collegate con la gestione della fatica e dello stress agonistico.

In questi due mesi, invece, lontani dalle gare si è potuto lavorare sull’allenamento della concentrazione in modo molto specifico e senza la pressione del tempo, percepito come limitato a causa dello svolgimento delle stagione sportiva. In queste lunghe giornate a casa, molti atleti hanno potuto allenarsi mentalmente non solo su macro competenze, come ad esempio la visualizzazione delle loro abilità sportive e delle azioni di gioco ma anche su aspetti estremamente particolari come il miglioramento della fase di espirazione in condizioni di riposo e di stress fisico o la gestione dei 3 minuti di cambio campo nel tennis o di periodi anche più brevi come la fase di recupero di 7 secondi circa tra i punti nel tennis tavolo e così via per altri sport. Lavorare mentalmente su questi aspetti cosiddetti minori può comunque rappresentare quel marginal gain che spesso nello sport di livello assoluto costituisce la differenza fra la vittoria e la sconfitta.

Inoltre, si è lavorato anche sullo sviluppare programmi specifici per ognuno della durata di 45 minuti da praticare quotidianamente con una serie di esercizi da svolgere a riposo e in condizioni di stress fisico.

In sostanza, questo periodo è stato vissuto come un’opportunità per vivere la vita di atleta in modi diversi da quelli abituali, così come è stato per la preparazione fisica e l’allenamento tecnico-tattico, e che ha visto gli atleti impegnati complessivamente per diverse ore ogni giorno con attività di qualità. Sarà interessante, ora che riprendono le attività consuete di allenamento, verificare in che modo quanto svolto in questi  due mesi sia stato utile per favorire una ripresa più veloce delle abilità tecnico-tattiche avendole allenate diversamente ma certo per molti con la stessa intensità e quantità di tempo in virtù del lavoro proposto dallo staff degli atleti.