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Insegnamo a pensare ai nostri giovani

Nel blog precedente, ho parlato della necessità di sviluppare nei giovani atleti la consapevolezza nelle loro competenze e in come gareggiare. L’articolo qui sotto riportato, a questo riguardo, illustra come gli allenatori dovrebbero essere dei “progettisti di paesaggi”, per fornire i loro allievi l’ambiente migliore dove scoprire ed esercitare le proprie abilità motorie e sportive. Questo approccio ha un nome: Pedagogia Nonlineare.

Chow Jia Yi, Komar John, Seifert Ludovic.  The Role of Nonlinear Pedagogy in Supporting the Design of Modified Games in Junior Sports
Frontiers in Psychology, 12, 2021.

Nel loro articolo, Woods et al. (2020) hanno descritto come gli operatori sportivi siano visti come “progettisti di paesaggi” che possono supportare gli allievi a trovare la propria strada nell’apprendimento delle abilità di movimento, percependo e navigando attraverso problemi emergenti legati alla performance. Ciò indica che l’allievo non è un attore passivo nel percorso di acquisizione e adattamento delle abilità. Gli atleti e, nel contesto di questo lavoro, gli atleti junior imparerebbero attraverso il coinvolgimento in pratiche e ambienti di prestazione che li sfidano a risolvere i problemi in modo autoregolato. Che cosa imparano questi atleti dall’analogia con il “wayfinding”? Woods e colleghi sostengono che attraverso il wayfinding, gli studenti possono approfondire la loro conoscenza dell’ambiente (si veda anche Sullivan et al., 2021), essendo esposti a un continuum di opportunità nell’ambiente, in quanto il processo di wayfinding è caratterizzato dall’embodiment e dall’embedment (cioè, non disgiungere l’emergere del movimento da quello del corpo).

L’opportunità è che i giovani allievi acquisiscano una serie di movimenti che possono essere trasferiti ad altri contesti di movimento simili. È importante che si tratti anche di “imparare a imparare” (Hacques et al., 2021). Gli individui imparano a prendere decisioni, a esplorare e ad adattarsi, e tutto questo può avvenire su una scala temporale più lunga (Hacques et al., 2021).

Vogliamo che questi giovani atleti abbiano l’opportunità di raggiungere l’adattabilità (cioè la flessibilità e la stabilità) nel modo in cui utilizzano il loro repertorio di abilità di movimento in contesti di prestazione.

D’altra parte, praticando più sport, l’allievo sarebbe esposto a una maggiore gamma di possibilità di movimento grazie alla sintonizzazione con le varie fonti di informazione presenti nei diversi contesti sportivi. Il coinvolgimento nella polisportiva può potenzialmente ampliare il repertorio di soluzioni di movimento a disposizione dell’allievo, che può così disporre di un maggior numero di movimenti adattabili (magari anche atipici!) che possono risultare efficaci negli sport di riferimento. È qui che le soluzioni di movimento innovative, spontanee e personalizzate diventano un bene prezioso per l’individuo che è stato esposto a un’ampia varietà di sport.

La Pedagogia non lineare sostiene contesti di pratica che incorporano situazioni che sfidano l’allievo a “replicare” l’abilità di movimento in contesti diversi e dinamici, poiché molte di queste “pratiche” rappresentative non sfideranno mai l’allievo esattamente nello stesso modo (cioè, l’idea di ripetizione senza ripetizione).