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Emozioni e pensiero: il gioco mentale di Napoli-Inter

Le partite sono spesso dominate dalle emozioni che vivono le due squadre e la prossima sfida di campionato fra Napoli e Inter sarà certamente fra queste. L’Inter metterà in campo la sua rabbia generata dalla sconfitta contro il Milan mentre il Napoli il suo entusiasmo prodotto da una serie di risultati molto positivi. Vincerà chi saprà interpretare meglio questi stati d’animo mettendoli al servizio del pensiero di squadra. Quali sono i rischi. Quando la rabbia non è gestita, non si trasforma in determinazione ma si esprime in azioni impulsive in cui ci si muove senza pensare, come un motore fuori giri che esprime la sua potenza in modo non controllato con il rischio di andare fuori strada. L’entusiasmo è un sentimento che si prova con piacere e sostiene l’ottimismo necessario per affrontare queste sfide. Il rischio è di affrontare la partita in modo superficiale, di mostrare un’eccessiva sicurezza verso di sé, riducendo così la capacità di rispondere alle situazioni di tensione agonistica e alla pressione esercitata dall’avversario. Sabato le emozioni saranno in campo e anche in panchina, e parteciperanno a determinare il risultato finale. Per esprimere il loro gioco, le squadre si dovranno servire di questi stati d’animo, che dovranno essere mantenuti sotto il controllo del pensiero, poiché quest’ultima capacità può integrare in pochi decimi di secondo l’energia generata dalle emozioni e la decisione su come giocare. Quindi, emozioni e pensiero sono le due parole chiave per interpretare quello che si vedrà in campo.

Le spiegazioni di Sarri non convincono dopo la sconfitta con il Napoli

Maurizio Sarri, allenatore della Juventus, dopo la sconfitta con il Napoli, ha così commentato:

“Abbiamo fatto una partita blanda dal punto di vista mentale e quindi anche la fase offensiva ne ha risentito. Gara di scarsa energia mentale e blanda anche a livello difensivo. Abbiamo perso giustamente perché abbiamo giocato una brutta gara; ci abbiamo messo tanto del nostro”.

  • Umiltà, sudore e sacrificio sono da sempre le caratteristiche della Juventus, che da Trapattoni a Lippi ad Allegri ha sempre avuto allenatori che hanno preso molto sul serio questo atteggiamento. Il fatto che ora in questo campionato abbia spesso avuto delle pause mentali di questo tipo, mi sembra sia un campanello d’allarme, che va oltre il dato oggettivo di continuare a essere in testa al campionato e che dovrebbe essere preso maggiormente in considerazione da Sarri.

“Quando la situazione è quella che abbiamo mostrato noi stasera, è difficile cambiare un reparto o un singolo giocatore. Mentalmente aveva poche energie. Nel finale ho visto che i nostri esterni non stavano giocando bene ed abbiamo provato con Douglas”.

  • Mostrare poca energia in partite importanti per le capacità dell’avversario e per ottenere un ulteriore vantaggio sulle avversarie dovrebbero essere motivazioni sufficienti per motivare la Juventus. Il ruolo dei giocatori chiave dovrebbe essere un fattore determinante nel sostenere un approccio propositivo alla partita, ma sembra che ciò non sia accaduto. E forse Sarri è più concentrato sull’ottenere il gioco che gli piace piuttosto che stimolare un approccio determinato e convincente in campo. Direi che queste caratteristiche vengono prima di ogni forma di tattica. In altre parole, le idee senza il cuore valgono poco.

“Non è una tendenza. Sono partite in cui bisogna commentare poco con i giocatori. C’è da trovare grande motivazione, cosa non semplice per chi ha vinto tanto. Queste partite ci possono aiutare a farlo. La difficoltà è nel mantenere il giusto livello di mentalità per lunghi periodi di tempo”.

  • Risposta un po’ debole, per un allenatore che vuole essere vincente, quella di dire che questo approccio “non è una tendenza”. La questione è che da questi professionisti si dovrebbe pretendere un’altra qualità nella conduzione della partita. Intensità, rapidità e precisione sono tre fattori che una squadra che vuole competere con le big del calcio europeo dovrebbe sempre dimostrare. Consiglio a Sarri, invece, di parlare con i giocatori per trovare come uscire da questi momenti negativi, che con il Napoli hanno riguardato tutta la partita ma si sono già presentati per minor tempo anche in molte altre.
  • Questa impostazione spiega perché a un allenatore non basta essere solo un bravo tecnico ma deve essere anche un condottiero, che insegna alla squadra a gareggiare per vincere; a entrare in campo con la disposizione a lottare per imporre agli avversari la propria mentalità.

 

Mai cedere il controllo

Se ci si domanda in relazione all’esonero di Carlo Ancelotti da allenatore del Napoli, dal di fuori appare evidente che sia stato schiacciato tra il narcisismo ferito del presidente De Laurentiis che si è vista rifiutata dai calciatori una sua decisione e la ribellione di alcuni giocatori che hanno partecipato con le loro scelte a rovinare la squadra. Non è chiaro come si sia sviluppato in questo periodo di tempo il rapporto tra il presidente e l’allenatore, e cosa ognuno si aspettava dall’altro.

Possiamo, però, riproporre il pensiero di un grande allenatore, Alex Ferguson, in relazione al tema del controllo sulla squadra che l’allenatore dovrebbe esercitare e su cosa fare secondo lui qualcuno un calciatore critica pubblicamente l’operato del manager o della Club.

“Non si può mai perdere il controllo, non quando si ha a che fare con 30 professionisti di alto livello che sono tutti milionari” … “E se qualche giocatore vuole … sfidare la mia autorità e il mio controllo, io mi occupo di loro”. Una parte importante del mantenimento di standard elevati su tutta la linea è stata la volontà di Ferguson di rispondere con forza quando i giocatori hanno violato tali standard. Se si sono messi nei guai, sono stati multati. E se sono usciti dalla linea in un modo che poteva compromettere le prestazioni della squadra, Ferguson li ha lasciati andare. Nel 2005, quando il capitano di lunga data Roy Keane ha criticato pubblicamente i suoi compagni di squadra, il suo contratto è stato rescisso. L’anno seguente, quando il capocannoniere dello United dell’epoca, Ruud van Nistelrooy, espresse apertamente il suo scontento dopo diverse panchine, venne prontamente venduto al Real Madrid. Rispondere con forza è solo una parte della storia. Rispondere rapidamente, prima che le situazioni sfuggano di mano, può essere altrettanto importante per mantenere il controllo”.

“Ho avuto la tendenza ad agire rapidamente quando ho visto che un giocatore aveva un’influenza negativa. Qualcuno potrebbe dire che ho agito impulsivamente, ma penso che sia stato fondamentale che io abbia deciso in fretta. Perché sarei dovuto andare a letto con dei dubbi? Mi sarei svegliato il giorno dopo e avrei preso le misure necessarie per mantenere la disciplina”.

Ognuno potrà così costruirsi una propria opinione anche se non sapremo come mai questo approccio non sia stato utilizzato o non sia servito nella gestione del Napoli.

La gestione dello stress da parte di Sarri e Ancelotti

I problemi che stanno incontrando Sarri nella gestione di Ronaldo e Ancelotti nei riguardi della squadra e del suo presidente mettono in evidenza quanto sia difficile in questi momenti mantenersi ottimisti, tesi, soddisfatti e determinati piuttosto che pessimisti, insoddisfatti, insicuri e sfiduciati. Ora la questione è la seguente: come mantenere questo atteggiamento positivo in questi momenti di stress, nel perdurare di una situazione di crisi.

Questo stress non deriva tanto dai risultati ma si riferisce allo stress da gestione dei calciatori, da incomprensioni  che insorgono durante il percorso di lavoro o dal dover negoziare con i propri giocatori.

Sappiamo che ciò che differenzia un allenatore che le gestisce da un altro che, al contrario, le subisce è nel modo di fronteggiare le situazioni che percepisce come stressanti.

Una domanda a cui rispondere è la seguente: “Come faccio a mostrarmi convinto che ce la faremo a uscire da questa crisi  o che le mie scelte sono quelle giuste?” Nel calcio si sa che se quando entri in campo non sei convinto che hai tutto quanto ti serve per riuscire a raggiungere il tuo obiettivo, è quasi sicuro che non lo raggiungerai. E’ come dire ai propri avversari: “Tenete oggi vi regaliamo un po’ della nostra convinzione di vincere, noi preferiamo restare insicuri.” Quindi l’insegnamento è il seguente: accettare la sfida e giocare convinti di farcela sino al fischio finale. Ai giocatori s’insegna a rincorrere anche le palle impossibili da prendere, perché non si deve mai abbandonare l’idea che sia  possibile.

Per trasmettere quotidianamente a se stesso questa mentalità, l’allenatore deve essere il primo a dimostrare apertamente un atteggiamento di questo tipo. Qualcuno potrebbe obiettare che non è affatto facile vivere in questa maniera, d’accordo, parafrasando Andy Warhol si può dire che 15 minuti di sconforto non si negano a nessuno ma dopo bisogna cambiare atteggiamento, abbandonare completamente questa condizione e impegnarsi a realizzare le decisioni prese, con convinzione e positività.

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Carlo Ancelotti parla di calcio e mentalità delle squadre

Interessante intervista a Carlo Ancelotti sul ilnapolista, da leggere.

Alcune idee:

Pochi minuti di conversazione e siamo già a mai fuorigioco e a un elogio dell’Atletico Madrid. Allora, in riferimento al match di Champions con la Juventus, gli riferiamo dell’ardore di Fabio Capello nell’opporsi all’equivalenza Simeone-brutto calcio.

«L’Atletico Madrid non gioca male, ti fa giocar male. Non ti fa giocare come tu vorresti. Per tanti motivi. Innanzitutto perché sono molto ben organizzati. Ma anche per la loro struttura psicologica. Sono molto aggressivi in tutte le situazioni. Anche con l’arbitro. Nel tempo, sono  migliorati. Adesso giocano più a calcio, anche se giocano un calcio che possiamo definire diverso dalla normalità. Cercano molto la sostanza e poco l’estetica.

A lei piace?

«Sì – la risposta è secca -, è un calcio che mi piace».

A questo punto insistiamo: le piacerebbe che il suo Napoli giocasse come l’Atletico Madrid?

«Io credo che alla fine la qualità del gioco paga sempre, però la qualità del gioco deve essere supportata da tanti altri valori altrettanto importanti che sono la determinazione, la cattiveria in certe circostanze, la personalità, la responsabilità che uno si deve prendere. Quella che voi a Napoli chiamate cazzimma. Mi piacerebbe un Napoli così».

La rete di Milik: respirare, guardare e tirare

La rete di Milik contro il Cagliari al 90° minuto è un perfetto esempio di focus sul presente. Il giocatore infatti respira per decontrarsi fisicamente e guarda la porta per raggiungere il picco dell’attenzione, e dopo pochi istanti esegue il tiro con estrema efficacia. Con questo tiro il Napoli ha vinto la partita.

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La filosofia di lavoro di Carlo Ancelotti

Carlo Ancelotti è il nuovo allenatore del Napoli, come lavorerà e quali saranno i suoi obiettivi sono già abbastanza evidenti in quella che considera la sua filosofia di lavoro e che lo differenzia in modo evidente dal suo predecessore:

  • Educare la squadra a perseguire la vittoria attraverso un gioco offensivo e creativo
  • Favorire lo sviluppo di un ambiente di lavoro positivo
  • Costruire un forte spirito di squadra stimolando una grande capacità di sacrificio e un impegno reciproco
  • Favorire in ogni singolo il senso di responsabilità (valutato sulla base delle sue azioni e dei suoi comportamenti)
  • Proteggere la tradizione e i principi del club
  • Lavorare per dare continuità ai successi del club
  • Competere per tutti i più grandi trofei
  • Costruire una chiara identità e uno stile di gioco che tengano conto della tradizione del club
  • Costruire buoni rapporti tra i vari team di lavoro
(da Carlo Ancelotti, Il mio albero di Natale)

Lo stress ha distrutto il gioco del Napoli

La partita del Napoli contro il Manchester City c’insegna quanto il timore dell’avversario possa diventare un’esperienza paralizzante.

La mia domanda è questa: anziché spendere il tempo avuto in settimana solo a parlare di schemi di gioco, non sarebbe più utile affrontare il tema della paura e della sua forza paralizzante? E ovviamente stabilire e allenare l’atteggiamento per giocare queste partite.

Gli schemi di gioco sono necessari ma, se non si è imparato a fare lavorare la propria mente in modo costruttivo proprio in queste situazioni più problematiche, sono solo un modo teorico per sapere come si dovrebbe giocare. il rigore sbagliato dal Napoli è un altro esempio di cosa succede quando domina la paura.

Gli errori mentali del Napoli

Seguendo le valutazioni dei quotidiani della partita Real Madrid – Napoli si possono evidenziare i seguenti errori mentali del Napoli. Una squadra è pronta a giocare ad alto livello se:

I leader guidano la squadra – Hamsik l’ha fatto per troppo poco tempo a livello elevato, così pure gli altri giocatori più importanti.

E’ concentrata in modo positivo – Il Napoli è sembrato poco concentrato e insicuro nel seguire le indicazioni del suo allenatore.

Sul campo gioca in modo determinato – Il Napoli ha regalato troppi palloni in fase di disimpegno, troppi errori individuali. Questi sono segnali di tensione eccessiva.

Gestisce le grandi aspettative che si creano per le partite decisive – Invece i giocatori sono stati sommersi da queste aspettative di gloria che hanno ridotto l’efficacia del loro gioco. Il Real Madrid è andato in svantaggio ma sapeva come fare per recuperare la partita. Il Napoli è andato in vantaggio ma non ha saputo gestire questo momentum positivo.

E’ convinta di potere vincere – Si può vincere o perdere ma bisogna coltivare in modo instancabile la convinzione che si può vincere se si segue il proprio piano di gioco. Il Napoli questo l’ha dimostrato probabilmente a un livello medio ma grandi aspettative richiedono livelli elevati di: prontezza mentale, reattività fisica, tenacia persistente e finali di partita ad alta intensità.

Napoli: come reagire alla sconfitta contro la Juve