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Che bello ricominciare dai giovani nel tiro a volo

Oggi ho iniziato una nuova storia professionale con Francesco D’Aniello. Ci siamo conosciuti nel 2000 o forse un anno o due prima. Era un tiratore delle Fiamme Oro all’inizio di una carriera sportiva di successo che poi avuto con i picchi ottenuti vincendo 2 mondiali e l’argento a Pechino nel tiro a volo. Insieme abbiamo lavorato per molti anni, ogni settimana sul campo di tiro a volo a Lunghezza, Roma. Non partecipavo alle gare all’estero perchè non lavoravo per la federazione ma ci siamo ugualmente incontrati, partecipavo alle gare con atleti di altre nazioni e così sul campo avevamo comunque l’occasione di confrontarci.

Diventare un campione non è mai stato semplice e richiede non solo tempo e una pratica intelligente ma anche una intensa spesa mentale sostenuta da un’altrettanta intensa preparazione mentale. Per lunghi anni ci siamo incontrati, insieme al suo allenatore Pierluigi Pescosolido, un’altra collaborazione storica nella mia carriera, praticamente ogni settimana, compresi i mesi freddi da dicembre a febbraio, quando la maggior parte dei tiratori dedicava poco tempo all’allenamento. Con Pescosolido abbiamo organizzato allenamenti sempre fondati sulla qualità dell’azione tecnica e mai sulla quantità. La filosofia era: meglio tirare meno ma bene, allenando sempre la tecnica e la concentrazione. Quando dico che ci vedevamo spesso, intendo dire che abbiamo trascorso insieme almeno 50 giorni all’anno e in modo continuativo per almeno 10 anni. Scrivo questo, perché oggi molti giovani anche nel tiro a volo pensano che basti qualche incontro o qualche mese per raggiungere un livello ottimale di prestazione. Non c’è niente di più falso mentre è dimostrata la superficialità di questi ragionamenti.

La novità è che oggi Francesco D’Aniello gestisce il campo di Lunghezza e ho iniziato a lavorare con il gruppo di giovani tiratori che lo frequentano. Quindi la storia ricomincia da capo, educare e allenare mentalmente dei ragazzi/e a imparare ad allenarsi mentalmente, in uno sport il tiro al piattello in cui la concentrazione è decisiva per fornire prestazioni eccellenti. Per me è uno stimolo positivo, poiché si tratta di ripartire dagli elementi di base delle capacità mentali, dare a questi giovani il tempo per imparare e per confrontarsi con le loro paure in gara e scoprire chi avrà più tenacia e voglia di continuare in questo percorso che è molto impegnativo e non garantisce risultati.

Con Francesco cercheremo di trasmettere soprattutto la passione verso il miglioramento a prescindere dai risultati di gara, il valore dell’impegno intelligente per se stesso e non per quello che potranno raggiungere.