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Bisogna allenare la mente a gareggiare

Nonostante molti allenatori riconoscano il ruolo decisivo svolto dalla mente nel favorire/ostacolare le prestazioni sportive, ve ne sono ancora altrettanti che pensano che  le difficoltà mentali si superino allenandosi di più o partecipando a più gare. In genere chi la pensa in questo modo è convinto che a un certo punto l’atleta si sbloccherà e comincerà per lui/lei una nuova fase vincente della carriera. In sintesi, bisogna gareggiare, fare esperienza e poi vinto il primo torneo le cose si sistemeranno. Incontro molti atleti/e che mi raccontano storie di questo tipo ma con un risultato diverso e negativo, hanno ancora gli stessi problemi e queste difficoltà incidono sempre di più nel demolire la fiducia in se stessi. Dicono che si allenano bene e poi vanno in gara e ripetono sempre gli stessi errori. Devo allora spiegare ciò che ho ripetuto centinaia di volte e cioè che possedere la tecnica (quale che sia lo sport) non vuole dire sapere gareggiare, che è una cosa completamente diversa. Quando questi atleti/e diventano consapevoli di questa differenza, in genere si tranquillizzano e a questo punto si può spiegare loro che seguire un programma di mental coaching è proprio utile per imparare a guidare la propria mente in gara.

La regola di Guardiola: sbagliare per imparare

Un leader si riconosce anche dalle frasi che dice ai suoi giocatori. Guardiola, nuovo allenatore del Bayern, ha detto “Speriamo di commettere subito parecchi errori così impariamo prima”. Non avere paura di sbagliare è l’atteggiamento di chi ha una mentalità vincente, perchè ciò che è veramente importante non è inseguire la prestazione perfetta ma quanto si reagisce velocemente agli errori.

Imparare dagli errori: insegnamolo agli allenatori

Quanto è difficile imparare dagli errori, è la chiave del successo ma per molti è invece una palude in cui sprofondare sempre più sotto questo peso. Con facilità si pensa “Non dovevo sbagliare” anzichè “Cosa faccio per recuperare”. E’ vero che molti di noi da giovani hanno imparato in questo modo, come si dice ti hanno buttato in mare e chi ha imparato a nuotare è andato avanti va avanti mentre gli altri sono periti. Ma quanti ragazzi/e in questo modo hanno odiato lo sport, sono diventati poco fiduciosi verso di sé e probabili talenti si sono persi senza avere una prova di appello? La questione è comprendere se si vuole continuare in questo modo oppure se bisogna formare meglio gli allenatori dal punto di vista delle loro competenze psicologiche e relazionali, solo in sgeuito si potrà verificare chi/quanti sono quegli atleti e quelle atlete che nonostante un adeguato approccio psicologico da parte degli allenatori sono da orientare verso un’attività sportiva ricreativa e non agonistica.

Jane Fonda: amo gli errori

“Amo gli errori perchè è l’unico per imparare. Non s’impara dai successi, non s’impara dai premi: non s’impara dall’essere famosi; impari solo dale cicatrici e dalle ferite e dagli errori e dai fallimenti. E’ vero”. Jane Fonda

 

Imparare dall’esperienza

Pensiero del giorno. David Seabury, psicologo americano, ha scritto nel 1937 “Siamo capaci di far tesoro dell’esperienza più o meno come un tarlo è capace di danzare sulle punte?”