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Educare i giovani al senso di realtà

Il principale compito che dovrebbero assolvere i genitori è di educare i propri figli al senso di realtà. Dico questo perché fra i giovani sportivi non è molto sviluppato e questi giovani manifestano aspettative totalmente irrealistiche, perché non sono basate su quello che sanno fare ma su quello che vorrebbero raggiungere. Purtroppo questo modo di ragionare è già presente nei bambini e bambine di 11/12 anni. Sui campi da tennis si vedono bambini che sbattono la racchetta per terra o la prendono a calci, che imprecano contro se stessi o che si deprimono dopo avere commesso qualche errore. In tutti gli sport si vedono genitori che quando i figli sbagliano si affrettano subito a dargli dei consigli per toglierli anche quella piccola angoscia che viene dopo un errore. Angoscia educativa che spinge a trovare da se stessi la soluzione ma invece gli viene tolta questa opportunità di imparare dagli errori. I genitori in questo modo impediscono ai giovani di crescere, di capire il proprio valore come atleta e di reagire autonomamente alle difficoltà. Quanti sono i genitori che con serenità dicono: “hai sbagliato va bene, impegnati per migliorare, continua a provare e a fare del tuo meglio, tutto il resto non ha importanza”. Non si vince una gara perché si vuole vincere. La mentalità vincente è di chi s’impegna a fare del proprio meglio nonostante gli errori che sicuramente commetterà durante la gara. I giovani devono essere educati a impegnarsi e ad apprezzare se stessi per quello che fanno e non per i risultati che raggiungono. I genitori a loro volta devono accettare che i loro figli sbaglino perché solo in questo modo i ragazzi impareranno ad apprezzare i loro miglioramenti e la fatica che gli è costata.

Educare in mezzo alla natura

Il tema dello sviluppo del bambino attraverso la vita all’aria aperta, la conoscenza della natura e di come viverla è trattato nel nuovo libro “A piedi nudi nel parco” di Anna Oliverio Ferraris e Albertina Oliverio. Fa piacere che anche il mondo accademico ponga questo tema al centro dell’attenzione e che non sia demandato solo a chi si occupa di psicologia dello sport. Se si riuscisse a creare anche da noi un movimento di opinione a favore del recupero della intelligenza motoria e del suo sviluppo non solo attraverso lo sport ma grazie a un più frequente contatto con la natura, si potrebbe orientare la politica delle organizzazioni sportive di ogni tipo (dalle federazioni sportive a quelle dello sport per tutti) a valorizzare e fare praticare questo tipo di esperienza. Anche per i genitori dei bambini una vita più all’aria aperta sarebbe certamente un valore positivo da aggiungere alla loro esistenza. Oltretutto lo stare su un prato è ancora gratuito.