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La depressione degli atleti: un disagio diffuso e ignorato

Almeno il 20% degli atleti soffre di depressione, il fenomeno riguarda poi uno sportivo su due quando si arriva alla fine della carriera. Due aspetti vanno tenuti in grande considerazione quando parliamo di depressione nello sport. Il primo,  la psicopatologia prodotta da nevrosi e comportamenti instabili è poco frequente tra gli atleti di alto livello, perché lo sport è già una sorta di ‘vaccino’ contro questo tipo di manifestazioni. Nel contempo però vi un altro aspetto a far correre maggiori rischi: la scelta di fare dipendere tutta la propria vita dal raggiungimento dei risultati sportivi, con in aggiunta il contemporaneo giudizio  sul proprio valore come persona. Così in caso d’insuccesso, ad essere messa in discussione è l’intera vita. Un fallimento che può portare a una depressione molto grave e in casi limite al suicidio. La fase più critica nella vita dello sportivo è l’avvicinarsi della fine carriera. Qui a correre il rischio depressione e’ il 50% dei professionisti. E non dipende dalla popolarità dello sport o dal titolo di studio del campione. Quando si spengono le luci della ribalta la vita degli ex atleti puo’ diventare vuota e scialba. Chi non si è preparato un’alternativa al campo finisce nel vortice depressivo. Il “male oscuro” In Italia, colpisce il 6% degli adulti di età compresa tra i 18 e i 69 anni, e in maggioranza donne. Questi i dati fotografati dal sistema ‘Passi’ coordinato dal Centro nazionale di epidemiologia e promozione della salute (Cneps) dell’Istituto Superiore di Sanità. Inoltre nello sport, gli atleti che hanno utilizzato il doping, abusando ad esempio di steroidi anabolizzanti, corrono un forte rischio di manifestare fenomeni depressivi. Ecco perché oltre al calcio, sono il ciclismo, l’atletica leggera e gli sport di resistenza le discipline dove la patologia depressiva è più diffusa. Il rischio, per molti atleti e sportivi in genere, è quello di perdere il contatto con la realtà. L’attenzione ai problemi depressivi degli sportivi a livello agonistico è scarsa. Spesso i giovani talenti manifestano sul campo i sintomi di un’indolenza nei confronti delle forti pressioni psicologiche che subiscono per diventare super-campioni: si allenano male, rendono poco nelle gare. Dimostrando così agli altri che c’è un problema. Inoltre, spesso vengono già da situazioni di forte stress familiare, dove i genitori fin da piccoli li hanno stimolati a ottenere sempre il massimo. A essere competitivi a tutti i costi.