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Fatica e sogni

Champion: Pietro Mennea won the gold medal at the 1980 Olympics

“Perché la fatica non è mai sprecata. Soffri ma sogni” Pietro Mennea

Le idee di Paula Radcliffe

Alcune interessanti risposte fornire da Paula Radcliffe  durante l’intervista concessa a Adharand Finn.

(testo completo: http://www.guardian.co.uk/lifeandstyle/the-running-blog/2013/mar/08/paula-radcliffe-interview-running-blog)

Se non potrai tornare a correre in modo competitivo, continuerai correre per divertimento? Sì. Questa è la cosa più importante per me. Sono impazzita negli ultimi mesi non essendo in grado di correre. Correre mi dà un sacco di piacere. E ‘qualcosa che farò sempre, tanto a lungo quanto posso.

Guardando indietro la tua carriera, qual è stato il tuo momento più bello? Probabilmente il record del mondo. [Paula detiene il record mondiale per la maratona in 2:15:25. E 'quasi tre minuti più veloce di chiunque altra, ed è considerato uno dei più grandi record mondiali di atletica.] Ma poi vincere il mondiale cross-country champs [nel 2001 e nel 2002]  è stato proprio importante per me. E’ stata la mia ambizione a lungo termine che mi ha aiuato a vincere.

Quando hai stabilito il record del mondo di 02:15, avevi programmanto un piano per correre così veloce, o ti sei semplicemente sentita bene quel giorno? Non ho mai pianificato di correre ad una certa andatura. In tutta la mia carriera il mio motto è stato “no limits”. Non cerco di correre a un determinato ritmo, perché  cosa accade se sei in anticipo o se stai anadando più piano?

Qual è la prima volta che capito che eri brava? Non ho mai pensato: “Oh, sono brava” Ho pensato a divertirmi. Più tardi, la domanda è stata: “Posso fare una carriera fuori della corsa?” Vincere il mondiale juniores di fondo [nel 1992] è stato un punto di svolta, ma anche allora il mio obiettivo principale era andare l’università, e solo dopo vedere se ero abbastanza brava.

Dove si trova il tuo posto preferito per correre? Mi fa sempre piacere correre a Central Park [New York]. E’ un bellissimo parco, ma con il profilo di Manhattan proprio lì è davvero speciale. Ma mi piace anche Fort Romeu [Francia], percorrendo alcuni sentieri costieri, alcuni luoghi in Iten [Kenya]. Fondamentalmente ho posti preferiti ovunque vado.

Se qualcuno ti chiede un consiglio che cosa gli dici? Assicuratevi di avere le scarpe giuste per voi. Analizza in un negozio il tuo modo di correre. E non correre allo stesso ritmo per tutto il tempo, ma inserire nel programma un po’ di fartlek [alternando ritmo veloce e lento], o lavoro in collina . 

Ti capita mai di sentire della musica? Sì, in palestra, ma mai al di fuori. Preferisco essere in sintonia con l’ambiente e essere consapevole delle cose. Mi piace ascoltare la mia battuta sul terreno e la mia respirazione. Può essere molto rilassante.

Nati per correre

“Nati per correre” (2012) è un nuovo libro sulla corsa che parla dell’avventura dell’autore Adharanand Finn, di sua moglie e dei tre figli piccoli che hanno vissuto sei mesi in Kenia nella zona in cui si allenano i corridori keniani. Finn, giornalista del Guardian, si è trasferito a Iten, un paese noto per essere frequentato da 3000 ateti su 4000 abitanti. L’obiettivo è di correre la maratona a Lewa, 1.676m di altitudine, riserva protetta, in cui gli animali circolano liberi gatta di strade sterrate e di paesaggi incredibili. Ma ha anche un altro lo scopo, quello di scoprire il segreto del successo degli atleti keniani nelle gare di fondo. Il libro è scritto in modo ironico e descrive come si vive la corsa in quella parte del mondo.

Running with Kenyans: The start of the local district cross country championships

Le frasi che più mi piace ricordare:

“… una donna mi dice che per lei correre è il contrario di una sbronza. Quando bevi ti senti un leone, ma dopo sei uno straccio. Con la corsa invece è il contrario: prima ti senti uno straccio e poi un leone. Molto meglio, no?”

“Anche se non diventerai mai un campione olimpionico, anche se non riuscirari mai a gareggiare in giro per il mondo, da queste parti il solo fatto di essere un atleta ti solleva al di sopra del rumore di fondo della vita di ogni giorno. Ti fa sentire una delle persone speciali che hanno saputo scegliere un percorso di impegno e dedizione.  Basta guardare la luce che ha negli occhi qualunque atleta di qui quando si parla della sua passione.”

“Per prepararmi … decido di affrontare la sessione di fartlek che si tiene a Iten ogni settimana … Ogni giovedì mattina i vari gruppo di corsa e quelli dei campi di alleamento si radunano tutti insieme, formando un enorme plotone di atleti … Lungo la strada spunta da tutte le parti gente che corre … Quando arrivo trovo già radunati circa duecento corridori … Una specie di team leader sale su una montagnola e comincia a illustrare il programma di oggi, quais fosse un predicatore biblico … Prima che me ne renda conto si aprono le chiuse e vengo trasportato lungo la strada polverosa verso la campagna.”

“Ripasso mentalmente la mia lista dei segreti: l’infanzia dura e attiva, le corse a piedi scalzi, l’altitudine, l’alimentazione, l’emulazione dei modelli, tecniche di allenamento semplici, i campi di alleamento, l’impegn e la dedizione, la voglia di farcela, il desiderio di cambiare la propria vita, la convinzione di poter vincere, la disciplina, la mancanza di alternative, l’abbondanza di percorsi su cui allenarsi, il riposo, una cultura della corsa radicata  pervasiva.”

Capita di pensare di abbandonare ma non di farlo

In quei giorni in cui pensiamo di non farcela e di lasciare la corsa, il nuoto o qualsiasi sport si stia facendo, non prendiamoci sul serio perchè capita anche ai campioni di pensarlo.

Lolo Jones, 100m ostacoli e bobbista per la squadra USA,ieri  ha twittato: “Today’s running workout was so hard I thought about retirement. R U READING THIS COACH?! Or R U busy planning my next workout w the Devil??!” e subito dopo “Coach Shaver had me run with 6 guys, All world class Track Athletes. I was like a dog trying to keep up with a Wolf pack.”

Nuovo blog sulla corsa

London Marathon

Il quotidiano inglese The Guardian propone un nuovo blog dedicato a quelli che corrono, è molto interessante e divertente e ne consiglio la lettura: http://www.guardian.co.uk/lifeandstyle/the-running-blog/2013/feb/05/welcome-to-guardian-running-blog

Corri o cammina mezz’ora ogni giorno per 100 giorni

Parte il 15 febbraio, una nuova disfida podistica di ePODISMO, rivista nazionale mensile di podismo, corsa a piedi, maratona, atletica.

La Disfida dei 100 giorni alla Cento, che accompagnerà i partecipanti fino al 25 maggio 2013, giorno di partenza della “100km del Passatore“, l’ultramaratona più bella del mondo che ogni anno da Firenze, si snoda nel Mugello e sull’Appennino ed arriva a Faenza, in terra di Romagna.

Le disfide podistiche dei 100 giorni consistono nel correre o camminare almeno mezz’ora ogni giorno per cento giorni consecutivi.

Il limite minimo dei trenta minuti è stato scelto perché è il tempo che serve affinché il proprio organismo tragga effetti benefici dalla corsa giornaliera. Anche dietro la scelta dei 100 giorni vi è una spiegazione razionale: effettuando la stessa attività per 21 giorni si crea un’abitudine. Questa si consolida intorno ai 45 giorni, ed allo scoccare dei 90 giorni il proprio organismo la considera ormai una routine giornaliera che si fa quasi senza pensarci, proprio come lo svegliarsi la mattina e lavarsi i denti.

La partecipazione è libera e gratuitaTutti coloro che porteranno a termine la disfida potranno scaricare un diploma di merito a ricordo dell’iniziativa.

Chi vuol essere parte del contingente di “centocentisti” può trovare tutti i dettagli all’indirizzo www.epodismo.com/100

Voglia di sfidarsi

Domenica si corre la 40° edizione del Passatore, 100km di corsa da Firenze a Faenza su e giù per l’Appennino. Sono circa 1500 gli iscritti, molti dei quali hanno già più volte corso questa distanza. A parte quei pochi che gareggiano per la vittoria, i partecipanti sfidano se stessi piuttosto che gli avversari. Anzi la partenza rispetto alle altre gare su strada è molto più gioiosa e rilassata, perché è inutile spendere energia in una partenza nervosa quando si hanno davanti a sé 100 km da percorrere in un tempo che per + del 50% degli arrivati sarà superiore alle 13 ore. Matti o masochisti, nessuno dei due, credo che sia una dimostrazione di quanto profondo sia nell’essere umano il bisogno di mettersi alla prova e di servirsi di se stessi in modo totale, fisico e mente lavorano insieme. E’ un’impresa estrema ma che non mette in pericolo la propria vita come invece succede nell’alpinismo o nelle traversate oceaniche. E’ la corsa non certo quella dei campioni, ma simile a quella che l’uomo e la donna hanno sempre fatto quotidianamente per migliaia di anni, sino a quando l’invenzione del motore ce ne ha privati, e allora abbiamo dovuto inventare le gare di corsa di lunga durata per rivivere la vita di una volta. Informazioni: www.100kmdelpassatore.it

Corri un po’ e vivi di più

Uno studio danese appena pubblicato e che ha preso in considerazione 20.000 cittadini ha dimostrato che la corsa allunga la vita e che non bisogna spendere molto tempo per raggiungere questo obiettivo:

1. I podisti hanno una riduzione del rischio di mortalità del 44% in confronto ai non podisti.

2. La corsa è correlata a un aumento di circa 6 anni della aspettativa di vita.

3.  E’ necessario dedicarvi da 1h a 2h30m la settimana suddivise in 2/3 sessioni.

4.  La corsa deve essere svolta a passo lento o moderato.

L’articolo è online: http://bit.ly/KenPopeJoggingAndLongerLife

Le imprese pazzesche dell’amore

Guardate questo video su http://www.youtube.com/watch?v=zOXFqQTa-CQ&feature=fvst

100km dell Passatore

Si è appena corsa la la 39° edizione della 100km del Passatore (www.100kmdelpassatore.it/) e per la prima volta mi sono cimentato su questa lunghezza. Alla partenza tutti i partecipanti appaiono rilassati, si chiacchiera in attesa del via, probabilmente perchè per la maggior parte di noi non vi è il problema del tempo da realizzare. Si parte e subito dopo comincia la salita che porta a Fiesole e che continuerà per 48km con una decina di km di discesa nel mezzo. La corsa viene affrontata in modi diversi, c’è chi corre sempre, chi alterna la corsa alla camminata veloce. Inoltre vi sono molti in bicicletta che accompagnano i podisti. E’ uno spettacolo che è diverso anche perchè dal 35km vi sono le auto che seguono i corridori, che dal quel momento possono seguirli fino alla fine. E’ un aiuto psicologico e ovviamente pratico, ci si può cambiare. E’ una specie di carovana da corsa ciclistica, che insieme ai punti di ristoro non ti fa sentire da solo. La compagnia degli amici in questo lungo viaggio è essenziale, corrono conte anche dei lunghi tratti e questo ti permette di mantenere il tuo ritmo, di scambiare qualche parola, di correre quando viene notte e la strada è veramente buia con un’altra luce accanto a te. Durante la corsa se il fisico è abbastanza allenato, è come sempre decisiva la mente, non tanto per pensare qualcosa di particolare ma per evitare i pensieri negativi che nascono dalle sensazioni che provi e capire l’andatura che devi mantenere nelle diverse parti della gara. Gli ultimi 25km mi sono concentrato solo sulla luce riflessa sull’asfalto della mia lampadina senza preoccuparmi di null’altro neanche del percorso e in questo stato mentale sono giunto alla fine. E’ stata una bellissima esperienza di 13h5m.