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Primavera è tempo di maratone

La primavera è tempo di maratone. Si è iniziato con quella di Roma la scorsa domenica e adesso vi sono Londra, Parigi, Boston, Berlino, Praga per citarne solo alcune. E’ una disciplina sportiva che raduna ormai centinaia di migliaia di praticanti ed è certamente la pratica individuale più diffusa fra le persone adulte. Cosa attira le persone a correre, probabilmente la facilità di accesso, avere amici che già corrono e farlo con loro, la possibilità di correre all’aria aperta e nei parchi, correre al ritmo e per la durata che si vuole, alternarlo con la camminata e quindi allungare a piacere il tempo dell’attività, potere scegliere quando farlo e variare gli orari in funzione del tempo libero. Un altro aspetto interessante è che è uno sport, la corsa, molto praticato anche dalle donne. Sembra un fatto quasi banale da ricordare ma invece non è sempre stato così. Infatti Kathrine Switzer (USA) è stata la prima donna a correre e a terminare la maratona di Boston del 1967, cinque anni prima dell’ammissione ufficiale delle donne. Partecipò alla gara come K.V. Switzer, così gli organizzatori non avrebbero potuto scoprire che si trattava di una donna. Durante la gara, riuscì a sfuggire al tentativo degli organizzatori di eliminarla. Corse 35 maratone e vinse la maratona di New York del 1974.

Ascolta Switzer rievocare la sua prima maratona:

http://www.youtube.com/watch?v=fOGXvBAmTsY

La voglia di farcela

Dal libro di Finn “Nati per correre” emerge che la caratteristica dominante per diventare un atleta in Kenia sia: la voglia di farcela. E’ questa che fa da locomotiva per tutte le altre. Questa idea ci deve fare riflettere perchè troppo spesso noi come genitori, insegnanti o allenatori pensiamo invece che non sia il risultato di una cultura in cui il giovane cresce ma quasi un regalo che è toccato a qualcuno. Mentre attribuire alla cultura in cui si vive la possibilità di stimolare questa dimensione personale vuole dire conoscere la risposta all’abbandono dei giovani dallo sport ma anche dalla scuola.

Non è solo una questione personale di ogni ragazzo e ragazza, dipende da  come è organizzato il nostro ambiente sociale. Se in Kenia vi è una cultura della corsa radicata e pervasiva, come facciamo a sviluppare in Italia una cultura dello sport ma anche dello studio così significativa? Quali sono i modelli da emulare che trasmettiamo ai giovani? Perchè se non agiamo per rispondere a questi quesiti non riusciremo mai a integrare insieme la necessità dell’impegno e della dedizione con l’abbondanza dell’offerta di percorsi scolastici e sportivi.

Potere scegliere fra più percorsi è senz’altro positivo ma diventa inutile se non è unito al desiderio di farcela. In caso di mancanza si saltella da una scuola a un’altra, chi può paga un diploma in una scuola privata oppure abbandona del tutto la scuola. Ma se i ragazzi non sanno scegliere o non s’impegnano la responsabilità è di chi organizza la scuola e dei genitori che non sono bravi educatori. 

La corsa dei purosangue

Max Monteforte è riuscito a realizzare un sogno. Da sempre grande appassionato di cinema e professionista dello sport, porta i grandi campioni a correre la Maratona di Roma, per la quale è l’Elite Runners Cooordinator. Ha realizzato un film  intitolato “Purosangue”. E’ una storia in cui lo sport, la fatica, il doping e la lealtà s’incrociano e si rincorrono. La storia parla di un professionista dell’atletica, interpretato dall’attore Gianluca Scuotto  alla sua ultima occasione, con il doping nel sangue e Chelimo, un postino keniano, alla sua prima occasione, con la corsa nel sangue, interpretato dall’atleta Festus Langat. Molto diversi tra loro, condividono però la stessa passione e lo stesso manager che è disposto a tutto per far vincere i cavalli di razza della sua scuderia. Il film si chiude con una scena corale e positiva, quasi d’altri tempi, un momento di gioia e riscatto del nostro mondo. ”La strada dei Campioni” è l’altra parte del sogno. Nel Country Resort Sant’Antonio a Montepulciano in 80 ettari immersi nella natura sta nascendo un tracciato di 5km e una pista di 400m, tutta in erba. Un luogo dove con fatica, rispetto della natura e del proprio fisico sarà possibile sognare di diventare un campione da sangue vero. Nascerà la squadra Purosangue e le basi per il training camp, una piccola università della corsa, che presto sarà realizzata in Kenia a oltre 2000m di altitudine, dove tanti giovani correranno e avranno la possibilità di studiare. Complimenti!

A proposito di Olimpiadi

A proposito di olimpiadi invio questo video che aiuta a comprendere le influenze culturali e il ruolo che lo sport  assume in alcuni paesi. A Bekoji correre è uno stile di vita http://www.townofrunners.com/

 

Correre con il campione

  

Correre come i campioni di maratona: http://www.youtube.com/watch?v=lPyBMsjVG94

 

 

Correre la maratona a 100 anni

Cosa serve per correre una Maratona a 100 anni: dedizione, determinazione e una buona dose di coraggio. Infatti Fuja Singh sarà oggi il primo centenario a correre su questa distanza, l’ultima volta l’ha fatto a 92 anni sempre alla maratona di Toronto, impiegandoci 5h40m. Ha iniziato a correre venti anni fa dopo la morte della moglie e un figlio. Ha scritto un libro “The turbaned tornado”.  A Toronto è una star, sostiene che correre gli dà piacere, raccoglie soldi per beneficenza, e segue una dieta a base di tea, toast e curry. Correre questa maratona è un grande sfida che gli auguro di vincere.

L’intenzione di correre una maratona

Per chi vuole correre la maratona di Roma in marzo, questo periodo dell’anno è la fase dell’intenzione. Non solo per chi è alla sua prima esperienza ma anche per chi punta a migliorare il suo tempo, il mese di ottobre è quello in cui si deve decidere la propria partecipazione. Marzo è ancora lontano ma con gli amici al campo si parla e si cerca qualcuno con cui condividere la preparazione. E’ una fase in cui si alternano i dubbi sugli ostacoli e le fantasie sul tempo cronometrico che si sogna di potere fare. Si pensa “come farò a fare il lunghissimo di 30 o più km”, si ascoltano i discorsi di quelli con maggiore esperienza, che spesso sono percepiti come troppo ottimisti. In altri momenti si è terrorizzati dalla possibilità di farsi male o di non riuscire a corrre tanto quanto si sente dire che sia necessario. Questi e altri pensieri sono frequenti nelle chiacchiere fra podisti e certi giorni si torna a casa convinti mentre in altri domina l’idea che è un’impresa impossibile. E’ veramente interessante che persone adulte, che nella vita di tutti i giorni si trovano a risolvere situazioni difficili, quando sono di fronte alla maratona abbandonano queste certezze sulle loro abilità e ragionano in modo diverso, più insicuro, lasciandosi influenzare dalle persone con cui corrono. Leggi: www.maratonadiroma.it