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Testa, cuore, gambe

Testa, cuore e gambe. Ha detto Conte che sono queste e in questo ordine le caratteristiche della Juventus che ha vinto lo scudetto. E’ importante che un allenatore lo riconosca perché spererei diventi una moda a cui tutti gli allenatori dei giovani vogliano riferirsi. Abbiamo vissuto forse almeno 15 anni in cui ciò che contava era lo schema, la tattica insegnata già ai bambini e mai un esercizio per insegnargli a ragionare con la propria testa e farsi guidare dal cuore.

Non è un’idea certamente nuova, nel 1984 quando ho seguito per la prima volta una nazionale, quella femminile di pallavolo, l’allenatore cinese diceva le stesse cose: prima testa e cuore e poi la tecnica. La sua idea era che le riserve dovevano essere molto motivate e brave nell’impegnarsi a mettere in difficoltà le titolari, perché solo in questo modo chi avrebbe alla fine giocato sarebbe stata pronta a affrontare qualsiasi avversaria, proprio perché in allenamento avevano dovuto sempre usare la testa e il cuore.

Conte: martello-flessibile e direttivo-affettivo

La Juventus ha vinto e Conte è il suo leader. Conte è stato un insieme di molte abilità. Dirò qualcosa che può apparire scontato ma è alla base degli allenatori vincenti: sapere adattare le proprie convinzioni alle caratteristiche dei giocatori, che a loro volta devono avere fede nelle sue idee. Per me Conte è stato un martello-flessibile. Significa sapere battere ogni giorno con determinazione sul sistema che si vuole insegnare ma nel contempo sapere modificare le idee in funzione di come vengono giocate le partite e dei risultati. Secondo, non si può essere solo impositivi, bisogna entrare nel cuore dei giocatori. Anche in questo caso direttività e affettività si devono integrare, se prevale una dimensione a discapito dell’altra succedono disastri, la squadra percepirà l’allenatore come troppo distante o come un dodicesimo compagno. Non a caso Conte ha detto che per lui sono necessari in ordine d’importanza mente, cuore e gambe. I calciatori devono svolgere la loro parte ed è per questo che devono avere fede. All’inizio non hanno prove concrete che il loro gioco condurrà ai risultati sperati. Per questo chiamo questa fase “avere fede”, si basa sulla convinzione a priori che le scelte proposte dall’allenatore se applicate con determinazione permetteranno di sviluppare un gioco efficace.

Bravo Conte

Il video di Conte che parla ai giocatori della Juve è stato visto da migliaia di persone (http://video.repubblica.it/sport/il-coach-carica-la-squadra-l-arringa-di-conte-e-un-cult/91946/90339). Bene. Conte in sostanza afferma che bisogna lottare per raggiungere i propri sogni e che non bisogna regalare agli altri delle occasioni che potrebbero essere le nostre. Questo vale per ogni persona, giovane o adulta, e non solo per i campioni. Sacrificio, impegno e rispetto delle regole questo è ciò che ci viene chiesto in questo periodo ma che a badare bene dovrebbe valere sempre, anche nei periodi delle vacche grasse. Quindi che lo guardino in tanti può servire a mettere dei semi positivi nella loro testa, l’importante è che non sia percepito come una semplice manifestazione di machismo maschile, un’eslosione di testosterone che alla prima difficoltà scompare e si ritorna a lamentarsi delle ingiustizie. Un po’ come fa Ibrahimovic quando afferma “Non capisco il perchè del secondo rigore, ma ora capisco perchè Mourinho si arrabbia sempre al Camp Nou”. Sul rigore è legittimo sostenere le proprie opinioni, ma non si può giustificare la propria grigia prestazione accusando gli altri.

Le emozioni del calcio

Orgoglio e determinazione chiedevano in settimana i due allenatori di Lazio e Udinese e ciò non è stato. La conseguenza è che le due squadre hanno meritatamente perso, perchè se è vero che tecnica e tattica sono indispensabili, se la testa della squadra non funziona non si può giocare per vincere. Questo è lo stress agonistico: dovere fare per forza il risultato quando si è stanchi e non abituati al vertice della classifica (Udinese) o troppo rilassati per avere vinto il derby (Lazio). Le squadre forti sono quelle che giocano per chiudere la partita (questo non implica che ci riescano sempre), le altre sono quelle che hanno questo atteggiamento in maniera alternata.

Le facce piene di umanità di Conte e Ranieri viste in questi due giorni raccontano di come anche questi allenatori-condottieri vivano in modo emotivamente intenso ed estremo le gesta dei loro giocatori. Vanno apprezzati per non volersi nascondere.

Le esasperazioni del calcio piacciono

Settimana di esasperazioni nel calcio, tanto che lo stesso Conte ha ammesso “abbiamo caricato male questa partita, cominciando da me”. Ma non è stato solo questo, ci sono state le esternazioni pubbliche di Reja sul restare o andare via dalla Lazio, quelle continue di Ranieri, Galliani e Conte che a fine 1° tempo s’insultano, l’eterna polemica sugli arbitri che decidono con i loro errori il campionato. Perchè accadono? Perchè questo è ciò che piace ai tifosi, che si possono schierare, trovare dei nemici su cui scaricare le loro frustrazioni e fare squadra per difendere l’affermazione di un loro beniamimo. Non interessa parlare di calcio ma trovare qualcosa e qualcuno su cui sfogarsi. Finalmente hanno visto (metaforicamente) il sangue e hanno nuovamente dei nemici, ognuno i suoi. Le squadre e le società sono ancora una volta cadute in questa trappola, anche se a qualcuno di loro piace caderci dentro.

Le parole di Conte

Le parole di Conte, allenatore della Juventus, dimostrano come la comunicazione di energia e convinzione avvenga attraverso l’uso di parole e frasi che di per se stesse sono espressione di questo atteggiamento. Conte non ha timore nel dire apertamente che questa per la Juvenus è la partita dell’anno. Determinazione, orgoglio, sacrificio e entusiasmo è il mix di stati d’animo che bisogna avere per vivere appieno questo incontro.

Nello sport chi si sente avvantaggiato allenta la tensione?
“Sarebbe da stupidi. Ripeto sino alla noia: il Milan non è solo Ibra, lo ha già dimostrato vincendo a Udine, prima squadra a riuscirci, nonostante l’assenza di Zlatan. Quella di domani è la partita più attesa dell’anno, non ammetto cali di tensione contro i campioni in carica, i più forti del campionato”.
Quali sensazioni ha alla vigilia del big match?
“È molto bello far rivivere una vigilia così importante ai nostri tifosi. Questo deve darci entusiasmo e voglia di continuare sulla strada intrapresa”.
Ha già scelto la formazione anti-Milan?
“Un’idea in testa ce l’ho da inizio settimana. Poi, però, l’occhio deve supportare e confermare i miei pensieri”.
Dopo le due vittorie in campionato e Coppa Italia, la Juve ha quasi azzerato il gap con il Milan?
“Non dimentichiamo che al Trofeo Berlusconi hanno vinto loro. Noi siamo tornati competitivi, ma adesso dobbiamo dimostrare di reggere i nostri nuovi standard”.

Quanto è stressato dalla partita di domani?
“Da quando faccio l’allenatore dormo pochissimo. In questi anni ho attraversato vari momenti topici. Spesso e volentieri mi capita di svegliarmi al mattino molto presto: è lì che mi vengono le idee migliori”.
Marotta sogna una doppietta di Pirlo, e lei cosa sogna?
“Il mio primo sogno si è avverato: vivere una vigilia importante come questa. Adesso vogliamo affrontare questa bella partita da protagonisti, con grande umiltà e con la consapevolezza che ci saranno altre tredici giornate per chiudere il campionato nel migliore modo possibile”.
La Juve sembra avere il vento in poppa, cosa la preoccupa di più?
“È importante non smarrire la nostra strada fatta di sacrificio, umiltà, voglia, corsa, organizzazione e determinazione. Ma con i miei ragazzi straordinari è tutto più facile”. Inervista da: http://www.repubblica.it/sport/calcio/serie-a/juventus/2012/02/24/news/conte_sfida_milan-30442082/

L’entusiasmo non è sempre positivo

Avere aspettative realistiche rispetto ai propri risultati è una degli aspetti dello sport agonistico che è più difficile da controllare da parte di atleti e allenatori. Talvolta una serie di risultati positivi portano a pensare di potere raggiungere il massimo risultato mentre altre volte pochi risultati negativi o non soddisfacenti determinano previsioni ancora peggiori. A questo riguardo i commenti di Conte, l’allenatore della Juventus, sulla possibilità di vincere il campionato mi sembrano un esempio di eccessivo entusiasmo, soprattutto perchè possono spostare l’attenzione delle squadra sull’idea “vincere” da quella che invece dovrebbe riguardare il come fare per giocare bene e vincere la prossima partita. E’ un po’ come fessteggiare il successo 10 metri prima dell’arrivo, si può inciampare per la distrazione: meglio trattenere le emozioni, aspettare e poi manifestarle quando si è tagliato il traguardo, che in questo caso è rappresentato dalla conclusione del girone di andata. Questo perchè la fine della prima parte del campionato è un evento oggettivo, in cui ogni squadra effettua una prima valutazione del suo percorso e delle sue prospettive. In altri termini è legittimo in quel momento esprimere le proprie aspettative, farlo prima di quel momento direi che è quantomeno rischioso.

Allenatori, perfezionismo e credibilità

E’ il momento di Conte, allenatore della Juventus, oggi Sacchi ne parla sulla Stampa dicendo che è un cultore del perfezionismo. Allora usiamo anche noi psicologi questo termine in modo positivo, che troppo spesso, invece, l’associamo a qualcosa di negativo. Il perfezionismo significa lavorare in modo scrupoloso e perseverante nel tempo. E’ un fondamento della fiducia che si applica al gioco, ai compagni e a se stessi. Tutti dovremmo chiederci quanto siamo superficiali e discontinui nell’impegno piuttosto che perfezionisti.
Secondo: questa può essere la stagione di Ranieri perchè spesso quando si superano con successo delle prove iniziali così significative dal punto di vista mentale, le squadre si compattano e l’allenatore conquista un bonus di credibilità da spendere nei momenti difficili.