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Il chunking può spiegare la longevità nello sport

Quando rivediamo i risultati dell gare internazionali di molti sport osserviamo spesso l’eccezionale longevità e il continuo successo di atleti non più giovani per il loro sport che continuano a essere a essere dei vincitori seriali. Novak Djokovic nel tennis a Federica Pellegrini nel nuoto,  Tom Brady nel football americano o Gigi Buffon Buffon nel calcio sono solo alcuni fra i tanti campioni che sembrano non invecchiare. Il loro talento è fuori discussione così come il desiderio di continuare a essere vincenti.

Come possiamo spiegare questa loro capacità?

Una ragione per il successo costante di questi atleti potrebbe essere legata alla loro maggiore capacità di integrare mentalmente grandi quantità di informazioni relative alle loro prestazioni: il chunking. Chunking consiste nel prendere singole unità d’informazione,  raggruppandole in un numero minore di insiemi significativi per l’atleta.
In tal modo, le informazioni così raggruppate diventano più facili da conservare, rievocare e mettere in atto in gara. Il chunking è una caratteristica importante della performance. Un esempio di chunking nei giochi sportivi e in quelli individuali a prevalenza tattica è rappresentato dagli schemi di gioco, se ognuno di di questi non fosse memorizzato in un file specifico, questo tipo d’informazione non potrebbe essere rievocata dal giocatore durante una partita nell’arco di meno di un secondo.

E’ quindi realistico ipotizzare che questi atleti abbiamo elaborato un sistema di chunking così efficace da  fornirgli un vantaggio competitivo sugli atleti ugualmente bravi, più giovani ma con meno esperienza di gioco.

Il chunking dei campioni di tennis

Il concetto di chunking riguarda il processo di automatizzazione dovuto all’organizzazione di stimoli separati in unità significative più o meno ampie. Per cui nell’atleta esperto un singolo elemento visivo, ad esempio il colpire la palla in un determinato modo, comporta il sapere che seguirà una determinata sequenza di azioni.

Tale processo  è stato anche utilizzato per spiegare il successo e la longevità di alcuni campioni rispetto ad altri atleti ugualmente competenti ma meno vincenti. Roetert, Woods, Knudson e Brown (2019) si sono posti questa domanda analizzando i risultati del torneo del Grande Slam di tennis dell’ultimo decennio, rilevando che atleti come Serena e Venus Williams, Roger Federer, Rafael Nadal, Novak Djokovic e i fratelli Bryan, sono stati in cima alle classifiche per molti anni. Uno dei motivi del successo costante nel tempo e delle capacità fisiche di questi giocatori di livello assoluto potrebbe essere legato alla loro maggiore capacità d’integrare mentalmente in ampie unità significative una notevole quantità d’informazioni. In tal modo, questo lavoro d’integrazione di un numero elevato d’informazioni avrebbe permesso di immagazzinarle e di renderle disponibili durante i match. Questi tennisti vincenti hanno capito come creare e accedere a questi blocchi di informazioni più grandi nel modo più efficace ed efficiente possibile, in modo che i loro movimenti in campo e i loro colpi possano apparire senza sforzo e adattarsi alle situazioni di emergenza.