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L’intensità della morale individuale

“Dignità. Chissà se il significato di questa parola riuscirà mai a fare breccia nello sport dei dannati dell’epo”  (Eugenio Capodacqua) che l’indagine della Commissione del Senato francese sul Tour de France del 1998 ha rivelato e fra cui si trovano anche Marco Pantani (vincitore di quell’edizione della corsa) e Mario Cipollini. La mia idea è che non ci può essere dignità se non in presenza di un certo grado d’intensità morale personale. Può essere così descritta:

“Un’ulteriore dimensione psicologica che è emersa come rilevante per spiegare le condotte illegali riguarda lo sviluppo morale, inteso come l’abilità a riconoscere un dilemma etico ed a fronteggiare situazioni etiche. L’intensità della morale individuale influenzerebbe le quattro fasi del ciclo decisionale morale: il riconoscimento dell’esistenza di un problema morale; il formulare un giudizio morale, il formare azioni morali  e l’agire seguendo queste intenzioni. Queste fasi interagiscono pure con le sei dimensioni che costituiscono l’intensità morale:

  1. la rilevanza dei risultati – si riferisce alla somma dei benefici determinati dall’avere portato a termine un’azione;
  2. il consenso sociale – si riferisce all’estensione dell’accettazione riguardante l’eticità dei comportamenti;
  3. la probabilità – si riferisce a quanto percentualmente si ritiene  ipotizzabile che le  conseguenze abbiano un effetto positivo;
  4. l’immediatezza temporale – consiste nella quantità di tempo che trascorre tra il termine dell’azione e l’inizio delle conseguenze;
  5. la prossimità – definisce in che misura chi usufruirà delle conseguenze potrà venire identificato come beneficiario o vittima;
  6. l’effetto di concentrazione – si riferisce al numero di persone interessate ai risultati ottenuti”.