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Mindset and focus

Bisogna unire questi due aspetti.

La valutazione dell’attenzione

Quando si analizzano le cause per cui individui anche molto esperti, come gli atleti di livello assoluto non raggiungono gli obiettivi che si erano prefissati oppure sotto stress non forniscono le prestazioni di cui invece sono capaci, l’importanza del fattore umano prende il sopravvento rispetto al fattore tecnico e professionale.

Cos’hanno in comune i manager e i leader migliori con gli atleti di élite e i corpi speciali dell’esercito?

L’abilità a prestare attenzione, a non farsi distrarre e a rimanere focalizzati su un compito alla volta. 

Quindi il sapere organizzare la propria attenzione è una delle componenti critiche del successo.

In particolare dall’analisi delle dimensioni attentive e delle caratteristiche dei processi decisionali si ottengono informazioni che riguardano:

  1. Percezione immediata dell’ambiente – Si evidenzia quanto un individuo si ritiene abile nel comprendere cosa sta accadendo o sta per succedere nel suo ambiente lavorativo e in che misura si percepisce consapevole di quali sono gli stati d’animo delle persone con cui entra in contatto.
  2. Abilità di analisi e ad avere un pensiero strategico – Si evidenzia quanto un individuo si ritiene abile ad organizzare la propria attività e quella dei collaboratori, se la persona attribuisce responsabilità ai collaboratori e se verifica con regolarità e tempestività i risultati in corso d’opera e  finali.
  3. Abilità a perseguire con efficacia i propri compiti – Si evidenzia quanto un individuo si ritiene abile a perseguire in modo accurato gli obiettivi che si è posto o che gli sono stati forniti dall’azienda, agendo nel modo previsto.
Per ulteriori informazioni scrivere all’indirizzo del blog.

L’attenzione è specifica per ogni sport

Continuo a sentire dire agli atleti “fai attenzione” o “concentrati”.

Paragono queste correzioni ai falli di frustrazione dei calciatori. Quando non so più che fare, le uso anche se non servono a niente.

Sono parole sbagliate, in quei momenti siamo attenti alle cose sbagliate, perchè l’essere umano è sempre attento a qualcosa. La questione è se sta prestando attenzione a qualcosa che è utile per svolgere il compito o se invece ne ostacola l’esecuzione efficace.

La seconda ragione per cui è inutile, risiede nell’essere termini troppo globali, privi di specificità. Nessuno cambia perchè gli viene detto una parola di tipo globale: attento, calma, deciso, pensa.

La terza ragione riguarda la specificità dell’attenzione. Ogni sport richiede un determinato tipo di attenzione, che dovrebbe essere allenata e di cui atleti e allenatori dovrebbero essere consapevoli.

Per iniziare a capire qualcosa, riporto una tabella con la descrizione sintetica della modalità attentiva richiesta in specifici sport.

Sport

 

Quando focalizzarsi

Effetto aspettato

Arti marziali

 

Ogni volta che c’è sufficiente distanza fra i due avversari da permettere un respiro di 2 secondi. Istruzione mentale singola (esempio, spostamento da un punto all’altro).
Biliardo

 

Immediatamente prima di colpire la palla. Focus viene raggiunto tramite la ripetizione mentale del colpo. Momentaneo adeguamento della respirazione e della tensione muscolare, quindi orientamento dell’attenzione verso la palla che s’intende colpire.
Calcio 

 

Negli attimi precedenti l’inizio della partita o dopo un’interruzione di gioco o in seguito a una rete. Rapido controllo mentale e adeguamento del livello di tensione. Messa a fuoco su una singola istruzione tecnica o tattica (esempio: “Tieni gli occhi sulla palla,”Stai tra l’attaccante e la rete). Direzionare l’attenzione durante la partita in funzione del gioco.
Golf

 

 

 

 

 

 

Immediatamente dopo avere visualizzato mentalmente un tiro, a questo punto eseguirlo. Adeguare la tensione nella parte superiore del corpo, soprattutto nelle spalle. Rilassare la tensione nelle gambe mentre si espira e concentrarsi su un singolo aspetto rilevante per il tiro. Occhio sulla pallina.
Pallavolo Immediatamente prima di battere.

 

 

Nelle pause tra i punti.

Regolare la tensione delle spalle e del collo. Istruzione tecnica e dirigere l’attenzione sulla palla.

Focalizzarsi per controllare la tensione, respiro e velocità di recupero. Subito dopo spostare l’attenzione verso l’esterno per controllare la posizione dei giocatori.

Scherma

 

Immediatamente prima di salire in pedana.

 

 

Durante le pause dell’incontro.

Regolare la tensione muscolare e la respirazione. Darsi una singola istruzione tecnica e tattica.

Concentrazione sull’aspetto del compito più importante. Eseguire un respiro profondo.

Tennis Immediatamente prima di servire. Regolare tensione muscolare spalle e collo. Istruzione tecnica e tattica singola. Occhio sulla pallina.

Anche i campioni del mondo devono gestire le loro emozioni

I dati della ricerca che emergono da TAIS Performance Systems e da me elaborati mettono in evidenza che la gestione delle emozioni è un aspetto decisivo per tutti gli atleti siano essi di livello di College, di livello livello internazionali o campioni del mondo. Infatti, i risultati qui sotto riportati evidenziano come anche i vincitori del campionato del mondo nella loro specialità ritengono le emozioni possano essere un fattore di disturbo significativo e che, di conseguenza, devono gestire in modo efficace.

Si considerano più bravi rispetto al gruppo denominato atleti, che comprende giovani di livello internazionale nel loro sport. Al contrario, emerge che nel mondo del lavoro i manager, uomini e donne, si percepiscono molto meno emotivamente influenzabili rispetto ai campioni del mondo. Probabilmente su questa differenze di percezione pesa la differenza di età anche molto significativa e le caratteristiche delle prestazioni, che nello sport sono tipicamente individuali e avvengono in tempi brevi, abbastanza frequenti, prestabiliti e senza possibilità di rinvio. Gareggiare ogni settimana come negli sport di squadra, nel tennis, nello sci e molti altri determina un continuo salire e scendere della propria condizione emotiva e richiede un controllo costante e frequente degli propri stati d’animo. Questo spiega la ragione per cui anche gli atleti vertice mondiale seguono programmi di preparazione psicologica.

L’attenzione nel tennis

Analisi - riguarda la consapevolezza interna. Si usa questo approccio ampio-interno per valutare quanto è accaduto nel punto precedente, per recuperare energia e preparare alla fase successiva del problem-solving.

Problem-solving - focus interno e ridotto. Si utilizza il canale dl problem-solving per analizzare le situazioni di gioco e le difficoltà della partita e per servirsi della visualizzazione.

Azione - Questa situazione è centrale per il tennista. Riguarda l’esecuzione delle sue abilità. Durante il gioco l’attenzione è ridotta e rivolta all’esterno. Nessun pensiero dovrebbe intervenire.

Il sovraccarico emotivo colpisce anche i migliori atleti

Il TAIS è un sistema di valutazione dello stile attentivo e interpersonale e questi dati evidenziano su dati di élite che il sovraccarico emotivo è una componente importante che limita le prestazioni anche negli atleti top, quali sono i detentori di record del mondo, che invece risentono di meno rispetto agli gruppi delle distrazioni ambientali e e del sovraccarico mentale di tipo cognitivo.Questo spiega anche la ragione per cui gli atleti di vertice si servono di programmi di preparazione psicologica per ridurre lo stress agonistico.

Bisogna essere concentrati per essere tenaci

... the most important aspect of mental toughness in Tennis !

Il focus è sul presente ma per mostrare un focus continuativo durante ogni punto bisogna essere tenaci

Allenare la mentalità per avere squadre di successo

Da tempo le nazionali degli sport di squadra non vincono più e presidenti di federazione e club si accusano vicendevolmente di fare poco per affrontare seriamente questo problema. Al di là di questa lotta sterile che evidenzia paradossalmente la difficoltà a ‘fare squadra’ per un interesse superiore alle singole esigenze, ciò che manca è il sapere come si sviluppa a lungo termine l’atleta. Sappiamo per certo che ci vogliono anni d’investimento, probabilmente almeno 10.000 ore di allenamento dall’inizio della pratica dello sport scelto sino a diventare giocatori esperti e maturi per affrontare eventi di livello internazionale. Abbiamo tanti presunti campioncini che non diventeranno mai giocatori di prima fascia per un eccesso di valutazione positiva quando sono adolescenti mentre i genitori si gratificano pensando di avere scoperto in casa un Totti, solo perché il loro figlio è più bravo dei suoi compagni o nella pallavolo e basket solo perché a 13/14 anni è più alto degli altri e allora ha vita facile a fare i punti. I genitori si entusiasmano, i club li sfruttano e l’anno successivo un altro diventa più bravo di loro e così avanti, il risultato è che si rovina l’autostima dei ragazzi che non sanno a cosa credere: ‘sono bravo oppure no?’.

In Italia la ricerca psicologica in questo ambito non è sviluppata perché difficilmente le squadre mettono a disposizione i loro giocatori per indagare sullo sviluppo psicologico di questi giovani. Non è lo stesso in paesi come il Regno Unito dove molte Football Academy hanno adottato un sistema denominato 5C’s che è un modello per sviluppare le abilità psicologiche (concentrazione, impegno, comunicazione, controllo e fiducia) durante le sessioni di allenamento. Lo stesso vale ad esempio in US per la Little League di Baseball, dove da 40 anno si utilizza sul campo un sistema per monitorare il comportamento dell’allenatore, il Coaching Behavioral Assessment System, che ne permette l’esame e fornisce al tecnico informazioni utili per migliorare professionalmente, tratte direttamente dal suo modo di lavorare con i giovani. Esistono, inoltre, sistemi per il miglioramento della concentrazione nelle abilità di precisione, trasversali a tutti gli sport di squadra come sono i calci di rigore, la battuta nella pallavolo, il tiro libero nel basket e i calci nel rugby, che potrebbero insegnare ai giocatori come affrontare queste situazioni, che dipendono in larga parte solo dalla convinzione che hanno in quel momento di fare nel modo migliore la cosa giusta.  L’utilizzo di questi approcci integrati nell’allenamento determinerebbe un migliore sviluppo dei giovani negli sport, potenziando in loro le competenze psicologiche di base, che saranno certamente utili anche nella vita di tutti i giorni ma che sarebbero di grande sostegno alle loro prestazioni che non sono mai solo tecniche. Rappresentano invece l’espressione massima del giocatore nella sua globalità fisica, tecnico-tattica e psicologica. Senza questo tipo di sviluppo personale e di gruppo sarà sempre difficile, al di là di qualsiasi forma organizzativa venga adottata dagli organismi sportivi, allenare futuri giocatori di successo.

Le principali competenze degli atleti vincenti

Le competenze psicologico che un atleta deve dimostrare in gara e in allenamento sono spesso difficili da elencare perché si rischia di fare una lista senza fine, che quando diventa troppo ampia perde la sua utilità poiché non si sa più da dove cominciare e cosa serve realmente nei momenti più importanti di una gara. Ciò nonostante oggi vorrei provare a elencare le abilità che dal mio punto di vista rappresentano una pietra miliare nella vita sportiva di un atleta.

  • Auto-controllo – vuol dire sapere quali sono i comportamenti da metter in atto nelle varie situazioni sportive e che bisogna sapere gestire per soddisfare le richieste di gara. L’auto-controllo richiede il rispetto dell’avversario e nel contempo l’abilità a indirizzare se stessi e la propria aggressività per oltrepassare le difficoltà poste dalla gara e dall’avversario, con l’obiettivo di fornire la migliore prestazione di cui si è capaci.
  • Prontezza all’azione – l’atleta è una persona che agisce e quindi deve essere pronto a calciare una palla, a tirare un colpo, a mettere una botta, a correre a un ritmo preciso, ad anticipare gli avversari, a iniziare piuttosto che concludere in modo efficace una gara e così via. La prontezza si manifesta quindi in un elevato livello di consapevolezza situazionale: bisogna sapere cosa fare in un determinato momento e farlo nel modo migliore.
  • Tenacia e resilienza – non mi è chiara la distinzione fra questi due concetti psicologici, ma ritengo che un atleta debba continuare a fare del suo meglio anche quando è stanco, quando tutto sembra perduto, nei momenti decisivi, quando manca poco alla fine di una gara, quando si sente confuso ma sa che ha preparato un piano per quei momenti.
  • Attenzione – Robert Nideffer ha detto che l’attenzione è l’unica cosa che conta nei momenti decisivi, sono d’accordo e per questa ragione la considero come quell’abilità che mette in grado l’atleta di sapere dove indirizzare il proprio impegno mentale. Bisogna sapere a cosa prestare attenzione, sapere quando servirsi di uno stile attentivo rivolto in modo ampio verso l’ambiente piuttosto che invece averne uno più ristretto e focalizzato su pochissimi fattori esterni. Senza un’attenzione adeguata non si è in grado di comprendere cosa sta per accadere e di muoversi anticipatamente.
  • Ottimismo – La spiegazione delle prestazioni sportive è un fattore importante poiché determina l’aspettativa in relazione a quelle future. Gli esseri umani sono spesso impegnati a spiegarsi i propri risultati positivi e negativi. E’ pertanto fondamentale che un atleta abbia una percezione ottimista delle proprie prestazioni, poiché se si spiegano i risultati positivi in termini di fortuna o mancanza di avversari competenti, difficilmente si potrà migliorare e acquisire una mentalità vincente.

Gli allenatori non allenano l’attenzione

Gli allenatori pensano che essere concentrati sia una questione che principalmente riguarda gli atleti e dedicano poco tempo allo sviluppo di questa abilità.

Vero. L’allenamento ideomotorio è una tecnica di concentrazione che consiste nella ripetizione del gesto sportivo come se lo si stesse eseguendo in quello stesso momento. Le prime ricerche in questo ambito risalgono agli anni ’50 e già nel 1985 su SdS-Rivista di Cultura Sportiva venne pubblicato una rassegna su questo tema di Richard Frester da cui ne emergeva l’utilità nelle seguenti fasi dell’allenamento:

  1. Perfezionamento tecnico dei singoli elementi del movimento e di esercizi completi negli sport nei quali sono richiesti movimenti ciclici e aciclici.
  2. Addestramento di singoli parametri del movimento come del senso del ritmo, del tempo, e della frequenza.
  3. Correzione dei processi motori errati e per rompere stereotipi motori
  4. Promuovere o sostenere un effetto di mantenimento dei movimenti … Particolarmente adatto nelle fasi di riposo attivo.
  5. Preparazione e impostazione della gara. L’AI facilita la concentrazione sul decorso dei movimenti e la realizzazione delle concezioni tecnico-tattiche di gara.