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Allenare la mente con John Wooden

Alcune delle frasi migliori di John Wooden su cui riflettere quando siamo sfiduciati e delusi.

“L’abilità ti conduce al top, ma serve il carattere per restarci”.

“Non lasciare che ieri si prenda troppo di oggi”.

“L’allenatore è qualcuno che corregge senza causare risentimento”.

“I piccoli dettagli sono vitali. Le piccole cose permettono che accadono le grandi”.

“L’importanza della ripetizione sino a raggiungere l’automatismo non può essere sovrastimata. La ripetizione è la chiave dell’apprendimento”.

I top atleti hanno bisogno di un allenatore-leader

Un’abilità decisiva per un allenatore di atleti di alto livello consiste non solo nel possedere un bagaglio tecnico aggiornato, ma soprattutto nell’abilità di gestire i suoi migliori atleti. E’ un allenatore – leader perchè svolge la funzione di condurli a realizzare le migliori prestazioni. Non è un allenatore – insegnante così come lo deve essere con quelli meno esperti. E’ un allenatore che dialoga e che si pone nei panni dell’altro per stabilire una vicinanza emotiva. Questo perchè gli atleti di livello assoluto hanno uno specifico profilo così sintetizzabile:

  1. hanno già raggiunto alcuni degli obiettivi che si erano posti e perciò sono considerati persone di successo
  2. si caratterizzano per l’energia e l’impegno che pongono nella loro attività
  3. le loro competenze emergono in maniera decisiva proprio nelle situazioni di maggiore pressione competitiva
  4. sono convinti di essere in grado di affrontare la maggior parte delle situazioni o dei problemi in maniera efficace
  5. si assumono la responsabilità dei risultati delle loro prestazioni
  6. sono percepiti dagli altri come affidabili e competenti
  7. sono spesso considerati dai più giovani come un modello da emulare
  8. traggono il massimo della soddisfazione dal continuo rinnovarsi delle sfide che affrontano
  9. sono orientati a trovare soluzioni
  10. ricercano il contributo delle persone che li possono aiutare nel raggiungimento dei loro obiettivi

Naturalmente non bisogna cadere nell’errore di credere che un buon livello di efficacia in questi ambiti sia raggiunto con facilità o che questi individui non vivano dei momenti di difficoltà. Al contrario, queste capacità e questi standard sono raggiunti e mantenuti attraverso un lavoro continuo, uno sforzo teso al miglioramento anche quando questo sembra lontano, perseguito anche in quei giorni che sono frustranti e che sembrano non finire.

Le resistenze degli allenatori al mental coaching

Uno dei fattori che limitano la diffusione del mental coaching fra gli atleti risiede nella resistenza che gli allenatori mostrano nei confronti di questa attività. Per molti di loro la preparazione  psicologica è “qualcosa in più” di cui servirsi solo in quei casi in cui gli atleti mostrano dei limiti mentali evidenti che ostacolano le loro prestazioni. In genere gli allenatori mandano dallo psicologo quegli atleti che loro chiamano “atleti da allenamento” e che in gara hanno uno scarso rendimento. In altri termini, inviano quegli atleti su cui dopo avere “provato di tutto” non riescono a “sbloccare”. Gli atleti che iniziano un percoro di miglioramento mentale partendo da una condizione negativa sperano di ottenere risultati positivi in breve tempo, cosa molto difficile per atleti che spesso hanno da anni lo stesso problema, non hanno mai fatto nulla per cambiare e vivono ogni gara con la speranza che sarà quella che gli farà superare il loro problema. Inoltre questi atleti non sono abituati a investire economicamente su di loro, fatta eccezione per qualche seduta di fisioterapia in caso di problemi fisici, e quindi pensare di avere un allenator mentale per almeno un anno con cui svolgere un preciso programma diventa un ulteriore ostacolo. A favore degli atleti va detto che le federazioni sportive e le organizzazioni sportive dello Stato non offrono alcun sostegno o per essere più chiari si disinteressano completamente di questa dimensione dell’allenamento. Di conseguenza quali sono gli atleti che seguono programmi di preparazione psicologica? Di solito sono gli atleti più forti, quelli da medaglia nelle gare internazionali, che capiscono il valore aggiunto del lavoro mentale e sono disposti a investire economicamente. Sono anche i genitori di chi pratica sport come il tennis o il golf che nella programmazione della carriera futura considerano anche questo aspetto e questi atleti sono in generale motivati a seguire questi programmi. Per ridurre l’impatto economico sul singolo le società sportive potrebbero  organizzare degli incontri con i loro atleti, ma nessuno lo fa. D’altra parte è estremamente raro che un allenatore segua un programma di formazione psicologica, per cui mentre da un lato si tende a estremizzare sempre più la preparazione fisica e quella tecnica, per quanto riguarda quelle psicologica siamo ancora rimasti al principio del bastone e della carota che ognuno interpreta in funzione delle sue personali esperienze.

Da stella a niente

In una imperdibile rassegna The Daily Beast parla di grandissimi atleti che come allenatori e dirigenti hanno invece fallito. Fra essi miti come Michael Jordan e Magic Johnson:  http://www.thedailybeast.com/galleries/2013/06/14/from-great-to-blah-star-athletes-who-failed-as-bosses.html#815027b6-2b8e-4092-9a13-dc2dcb24cde5

Bombe alla maratona di Boston

La maratona è un evento sportivo che unisce le persone, spettatori e atleti, nel desiderio di trascorrere una giornata di festa. Per molti correre la maratona è la realizzazione di un sogno, è l’espressione della loro vitalità, un’impresa carica di significati personali che in quella di Boston si uniscono alla celebrazione del Patriot’s day, l’inizio della guerra d’indipendenza delle colonie americane dall’impero britannico. Inoltre, quest’anno gli ultimi km della corsa erano stati dedicati ai bambini e agli insegnanti coinvolti nella strage di Newtown, il paese dove un folle pochi mesi fa fece una strage nelle scuola elementare. Chiunque sia stato ha voluto spezzare questo sogno e farci sentire indifesi.

Federica Pellegrini e la ritrovata serenità

La storia di Federica Pellegrini sta a dimostrare che anche una delle atlete più dotate di talento e più vincenti dello sport mondiale,  ha bisogno a un certo punto della sua carriera di un periodo di recupero dopo anni di lavoro molto intenso. Non si è presa un anno di riposo ma ha ridotto gli impegni agonistici, le ore di allenamento e si dedica a un’altra specialità. L’esempio di Federica Pellegrini vale per tutti e non solo per gli atleti di livello olimpico. C’insegna che il recupero è parte della storia sportiva di ognuno che non ci si può stressare per anni senza avere un periodo in cui si rallenta e si fa dell’altro. Non si può sempre spingere al massimo, perchè questo atteggiamento porta nel lungo periodo all’abbandono e alla perdita della serenità. Bisogna avere voglia di allenarsi, di sacrificarsi e di provare gioia a essere stanchi, quando invece diventa un peso bisogna fermarsi o ridurre l’impegno. Questo è importante anche per gli atleti amatori, che non devono vincere nulla ma che troppo spesso si consumano senza mai prendere un attimo di riposo. Bisogna non dimenticare mai che il recupero fa parte dell’allenamento.

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CEI Consulting aiuta gli atleti a: 

  • Identificare i punti di forza e di debolezza della loro concentrazione attraverso un sistema innovativo per la valutazione della prestazione sportiva.
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CEI Consulting utilizza The Athlete’s Mental Edge, un esclusivo sistema per lo sviluppo dello della prestazione già usato da campioni olimpici e squadre professionistiche. E’ il risultato di 30 anni di ricerche svolte in USA, Canada, Europa e Australia nello sport di livello assoluto. 

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 1.     Stabilire i tuoi obiettivi

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  • Come s’impegna l’atleta tenace
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  • L’attenzione: sulla prestazione e non sul risultato
  • I principali errori degli atleti

 2.     Gestire lo stress agonistico

  • Strategie per ottenere un livello di attivazione pre-gara ottimale
  •  A cosa serve rilassarsi
  • Come imparare a rilassarsi e come raggiungere l’attivazione necessaria
  • Come gestire la tensione psicologica e la fatica durante le gare

 3.     Migliorare la concentrazione

  • A cosa prestare attenzione nel tuo sport e in gara
  • I tuoi Punti di forza e di debolezza nella concentrazione
  • Il recupero della concentrazione dopo un errore e nelle fasi decisive della gara
  • Esercizi per migliorare l’attenzione in allenamento e in gara

 4.     Incrementare la tenacia

  • Sei pronto a gareggiare al tuo meglio?
  • Un piano per contrastare la fatica e restare fiduciosi
  • Di cosa sei preoccupato?
  • Come trasformare la paura in un vantaggio competitivo

 5.     Pianificare la competizione

  • Come restare nella tua zona di attivazione pre-gara ottimale
  • Un’ora prima della gara: che cosa e come fare: al via sei pronto?
  • I tuoi pensieri e stati d’animo prima della e durante la gara
  • Cosa fare durante la giornata di gara
Per informazioni scrivi a: info@cei consulting.it

La psicopatologia negli atleti

Ho trovato molto interessante l’articolo sui problemi psicopatologici degli atleti, pubblicato ieri sul New York Times (http://www.nytimes.com/2012/10/30/sports/with-no-one-looking-mental-illness-in-athletes-can-stay-hidden.html?ref=sports&_r=0). Si dice che di fronte a questi disturbi gli atleti vengono lasciati soli, a differenza di quanto avviene invece quando hanno un problema fisico o sono infortunati che sono circondati da medici, fisioterapisti e dirigenti. L’atleta deve essere un guerriero che non può mostrare queste sue difficoltà altrimenti verrà considerato come un debole o una persona non tenace. Qualcuno si comporta diversamente come Luther Wright che ha scritto un libro “A Perfect Fit” in cui racconta la sua storia da celebrità, a giocatore NBA, ha drogato e alcolizzato . Nel libro ha spiegato che non puoi diventare malato, altrimenti vieni fatto fuori, perchè pensano che non ce la farai a giocare al più alto livello. (http://www.deseretnews.com/article/700087866/Book-review-Luther-Wrights-book-describes-time-with-Utah-Jazz.html?pg=all)

Sport salvato dal marketing

Sky ha dichiarato che il calcio scommesse determina dei problemi economici. Il doping è un’altra questione che può allontanare gli sponsor da determinati sport e da singoli atleti. Avere atleti che si definiscono stressati dal loro sport non è certo una buona pubblicità per chi vuole vendere l’immagine di un atleta come esempio di salute, equilibrio o energia. Paradossalmente potrebbero essere le aziende che mettono i loro soldi a chiedere agli atleti di essere più equilibrati e sani, mentre coloro a cui questo dovrebbe interessare di più e cioè le Federazioni sportive, i Corpi dello stato e le organizzazioni dello sport invece sono assenti. Il business delle aziende che investono sugli atleti potrebbe salvarli dall’intraprendere brutte strade, giacchè nessuno vuole investire i suoi soldi su qualcuno che non è come appare.

“Non abbiamo psicologi ufficiali di squadra”

“Non abbiamo psicologi ufficiali di squadra, alcuni atleti li seguono a livello personale”. Questa è la risposta che il Coni ha dato a Gianni Riotta riportata nel suo articolo di oggi sul tema della preparazione mentale degli atleti (http://www3.lastampa.it/sport/sezioni/olimpiadi-londra-2012/articolo/lstp/464554/). In modo spiritoso Riotta suggerisce che visto le baruffe del nuoto, lo psicologo forse sarebbe stato utile. Anche in questo ambito siamo fra gli ultimi. Gli psicologi dello sport li hanno le nazioni più forti: gli USA dal 1984 ne hanno quattro del comitato olimpico più altri che lavorano con le squadra, Lo stesso vale per la Gran Bretagna, per l’Australia. Psicologi lavorano anche con nazioni meno medagliate dal Brasile, a Cuba e all’Iran. Questo non vale per l’Italia, meno male che ci sono gli atleti che, consapevoli delle difficoltà che s’incontrano a gareggiare ad alto livello, cercano la collaborazione di un esperto per gestire in modo più efficace lo stress agonistico.