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Sai ascoltare i tuoi atleti?

L’abilità ad ascoltare consiste nel comprendere cosa gli altri stanno dicendo, dimostrando ai propri interlocutori interesse verso il loro messaggio. Per l’allenatore è importante sapere se e in che misura ha sviluppato questa competenza. A tale scopo potrebbe riflettere su alcune questioni in grado di aiutarlo nel raffinare la sua consapevolezza a riguardo di questa competenza psicologica, e chiedersi:

  • Spendo del tempo ad ascoltare i miei atleti?
  • Come manifesto questa mia disponibilità?
  • Con che frequenza penso che gli atleti non mi capiscono o sono poco motivati?
  • Come reagisco all’indifferenza, delusione, rabbia, e gioia degli atleti?

Gli allenatori che ascoltano comunicano in questo modo:

  • Si servono delle parole degli altri per far loro comprendere che li hanno ascoltati
  • Ripetono, parafrasando ciò che hanno ascoltato
  • Utilizzano espressioni del tipo “Se ho ben capito vuoi dire che…” oppure “Mi stai dicendo che per te le cose stanno in questo… e questo modo…”
  • Utilizzano il linguaggio non verbale in modo coerente con il contenuto del loro messaggio, per cui guardano l’atleta o il gruppo e assumono una posizione del corpo rivolta verso di loro
  • Riconoscono gli stati d’animo altrui, enfatizzandone il valore, impegnandosi nel ridurne l’intensità o ad aumentarla in funzione delle situazioni
  • Sanno riassumere le opinioni altrui, evidenziando il valore dei singoli contributi e/o di quello collettivo nel conseguimento degli obiettivi

Le frasi peggiori da dire e ascoltare

Le frasi per me peggiori da dire e sentirsi dire:

  1. Non ci pensare
  2. Non ti preoccupare
  3. Dormici sopra
  4. Stai calmo
  5. Non te la prendere
  6. Te l’avevo detto
  7. Se me lo dicevi prima
  8. Dici sempre le stesse cose
  9. Sei sempre il solito
  10. Non hai ancora imparato
  11. Fai sempre gli stessi errori
  12. Lo fai apposta
  13. Allora non vuoi proprio capire
  14. Che parlo a fare con te, non ascolti
  15. Non vuoi proprio capirmi
  16. Ti ho detto mille volte come devi fare
  17. Se ti dico che non devi pensare, non devi pensare
  18. Hai mai visto qualcuno comportarsi così?
  19. Mi fai perdere la pazienza
  20. Se non cresci, addio!
  21. Ti ho mai detto di fare così?
  22. Se non vuoi farlo per me, fallo almeno per i tuoi compagni
  23. Dico io, dopo tanti anni fai ancora questi errori
  24. Chiunque al tuo posto avrebbe fatto meglio
  25. Parlo al vento?
  26. Eppure credevo in te!
  27. Da domani non ti dico più niente, se sbagli, sbagli!
  28. Ma cosa pensavi, che sarei rimasto per sempre qui a risolvere i tuoi problemi?
  29. Se ti arrabbi/deprimi gli dai importanza
  30. Non essere polemico!

 

 

Sai parlare con i tuoi atleti?

Gli allenatori che ascoltano comunicano in questo modo:

  1. Si servono delle parole degli altri per far loro comprendere che li hanno ascoltati,
  2. Ripetono, parafrasando ciò che hanno ascoltato,
  3. Utilizzano espressioni del tipo “Se ho ben capito vuoi dire che…” oppure “Mi stai dicendo che per te le cose stanno in questo… e questo modo…”
  4. Utilizzano il linguaggio non verbale in modo coerente con il contenuto del loro messaggio, per cui guardano l’atleta o il gruppo e assumono una posizione del corpo rivolta verso di loro,
  5. Riconoscono gli stati d’animo altrui, enfatizzandone il valore, impegnandosi nel ridurne l’intensità o ad aumentarla in funzione delle situazioni,
  6. Sanno riassumere le opinioni altrui, evidenziando il valore dei singoli contributi e/o di quello collettivo nel conseguimento degli obiettivi.

Chi si percepisce carente nell’ascolto dovrebbe utilizzare queste indicazioni per migliorare questa sua competenza. Potrebbe stabilire quali siano le situazioni in cui sperimentare queste modalità d’interazione durante l’allenamento, prestando attenzione alle reazioni degli atleti.

(da Alberto Cei, 2016)

L’arte di ascoltare il “bambino difficile”

Le nuove condizioni di sviluppo e socializzazione dei bambini seppure da una parte positive possono portare molti di loro a non “reggere” tutte le complesse situazioni che si presentano loro. Una società in rapido cambiamento, infatti, impone nuovi tipi di adattamento: nello sport, ma non solo, si pretendono traguardi sempre più veloci e abilità sempre più precoci, mentre le esigenze primarie “da bambino” hanno spazi sempre più ridotti.

La conseguenza di questo cambiamento sociale  è spesso il malessere  invisibile del bambino.

Ogni allenatore del settore giovanile, nonché i genitori o educatori, dovrebbe sapere che l’elemento essenziale per entrare in contatto con i bambini è l’ascolto. Quando parlo di ascolto intendo quello che in psicologia viene definito in termini di ascolto attivo, che corrisponde  alla capacità di capire il significato indiretto dei messaggi di colui che ci parla.

Il bambino non ha la ricchezza del linguaggio adulto per esprimere il suo disagio psicologico e per questo lo fa attraverso modificazioni del comportamento, diventando quello che gli allenatori definiscono “il bambino difficile”.  Comportamenti come abbandonare il campo, non ascoltare le direttive dell’allenatore, essere aggressivo con i compagni, non riuscire a vivere lo spogliatoio, far volare palle fuori dal campo, seppur spesso etichettati come capricci o maleducazione sono più spesso comportamenti-allarme attraverso i quali il bambino, inascoltato, manda il suo messaggio nascosto. Alcuni di questi atteggiamenti inducono nell’adulto il classico comportamento punitivo.  Per far fronte a queste situazioni è importante uscire dalla rigidità che spesso caratterizza alcuni educatori e cercare di sviluppare la propria creatività osservando il comportamento del bambino e soprattutto ascoltando il significato indiretto del messaggio che sta inviando.  Sia il genitore che l’allenatore devono sapere che ogni comportamento deviante ha in sé un messaggio per cui il primo passo deve essere sempre quello di chiedersi: che cosa mi sta dicendo? Perché ha bisogno di comportarsi così? Che significato ha per lui questo comportamento?

Nella maggioranza dei casi c’è solo uno strumento che può aiutare a capire la domanda e guidare ad  una risposta educativa: l’ascolto.

L’allenatore che ascolta comunica così:

  • Si serve delle parole degli altri per far comprendere che li ha ascoltati
  • Ripete, parafrasando, ciò che ha ascoltato
  • Utilizza espressioni del tipo: “se ho ben capito vuoi dire che…”, mi stai dicendo che…”
  • Utilizza il linguaggio non verbale in modo coerente con il contenuto del messaggio: guarda il gruppo o l’atleta e si rivolge fisicamente verso di loro
  • Riconosce gli stati d’animo altrui, enfatizzandone il valore, impegnandosi nel ridurre  o aumentare l’intensità in funzione delle situazioni
  • Sa riassumere le opinioni altrui, evidenziando il valore dei singoli contributi e/o di quello collettivo nel conseguimento degli obiettivi

Se vuoi conoscere la tua capacità di ascolto rispondi a queste tre domande e rifletti:

  • Spendi del tempo ad ascoltare le persone con cui interagisci?
  • In che modo dimostri interesse all’ascolto durante la tua  pratica di allenatore?
  • Qual è il tuo modo più efficace di mostrare interesse verso opinioni, emozioni e azioni degli atleti?

“La natura, si dice, ha dato a ciascuno di noi due orecchie ma una lingua sola, perché siamo tenuti ad ascoltare più che a parlare”. (Plutarco, L’arte di ascoltare)

(di Daniela Sepio)