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I giovani stanno poco all’aria aperta

Spesso i paesi del Nord-Europa mi colpiscono per le domande semplici e dirette che pongono, nonché per le soluzioni che trovano. Questa volta in Gran Bretagna si sono posti la domanda: Quanto spesso i tuoi bambini giocano all’aria aperta? Più o meno di quando eri bambino? Le tua paure di sicurezza ti fanno tenere i tuoi figli in casa? I tagli del governo hanno ridotto le opportunità di fare sport vicino a casa?

Insomma ci si pone il problema della necessità di aumentare il tempo in cui i giovani passano all’aria aperta e in ambiente naturale perché lo si considera  come necessario al loro benessere e  allo sviluppo dell’autonomia personale. Pertanto si auspica che gli adulti siano sempre più consapevoli di questa necessità e agiscano di conseguenza. Intanto, in Gran Bretagna questa settimana è stata lanciata la Campagna dell’Amore per il Gioco all’Aria Aperta (http://loveoutdoorplay.net/).

Noi stiamo ancora discutendo da anni se aumentare le ore di educazione a scuola senza giungere a una soluzione, quando le avremo inserite … forse qualcuno si porrà questa ulteriore domanda e cioè che bisogna fare qualcosa in più poiché non sono sufficienti … a questo punto passeranno altri anni e, forse, ne usufruiranno i nostri nipoti … quelli che nel frattempo non sono andati a vivere in un altro paese.

 

La diffusione degli sport all’aria aperta

In questi anni sta aumentando sempre più il numero di eventi sportivi nuovi soprattutto nell’ambito di quelli di resistenza. La maratone sono ormai un fenomeno di massa che coinvolge milioni di persone in tutto il mondo. Oltre a queste corse vi è stata l’esplosione delle ultramaratone e dei trail o di gare combinate come il triathlon. A queste si aggiungono il trekking, il walking con brevi tragitti o veri e propri percorsi come accade con il cammino verso Santiago di Compostela e altri ancora. La questione che sorge è da dove nasce oggi questo interesse verso attività che anche solo venti anni fa interessavano un numero di persone di molto minore. Dovremmo riflettere come psicologi su quanto sia diventata povera in termini di movimento e per molti anche d’interesse la vita che conduciamo. La nostra civiltà ha stravolto la vita che per migliaia di anni abbiamo condotto che si caratterizzava per una vita breve, all’aria aperta, in ambienti inospitali e in cui la ricerca dei mezzi di sostentamento era il principale obiettivo. Certamente anche oggi bisogna sopravvivere ma il contesto e le regole sono molto diverse, e non vi è più posto per il movimento. Sono convinto che lo sviluppo di queste nuove attività sportive all’aria aperta sia una risposta a questa assenza, una risposta quasi biologica che ci porta anche dopo i 40 anni di età a intraprendere attività che nessuno sino a qualche anno avrebbe considerato sportive, perchè molte di esse, in primis il camminare, erano parte della vita quotidiana e la vita all’aria aperta che si conduceva non creava il bisogno di praticare altre attività, come la corsa.