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Calcio e fair play

“E’ rigore quando arbitro fischia” diceva Boskov e con umorismo chiudeva sul nascere la polemica che spesso sorge in relazione alle decisioni arbitrali (it.wikipedia.org/wiki/Vujadin_Boškov). Alla Juvenus è stato negato un rigore al 93° nella partita contro il Genoa ma la reazione di Conte e di alcuni giocatori contro l’arbitro è da condannare. Il presidente della Juventus, Andrea Agnelli, ha detto che non ci si può comportare da Lord di fronte a errori così evidenti e che danneggiano la squadra. Vorrei sapere quand’è allora che ci si deve comportare da Lord, qual è la scala di comportamenti per cui a un certo punto il Lord esce di scena e entra il bullo. Si ha questo comportamento quando si vuole intimidire il giudice di gara e lanciare nel contempo  un’avvertimento al settore arbitrale. Ma il comportamento di Conte è stato analogo a un fallo di reazione di un giocatore e va ugualmente sanzionato. La Juventus ha naturalmente il diritto di esprimere le sue ragioni in relazione ai fatti avvenuti durante la partita, chiedere spiegazioni e più chiarezza in relazione a regole che appaiono ambigue. Questo non vuole dire accettare passivamente quanto accade ma agire nel rispetto delle regole. Altrimenti sembra ferma alla cultura dominante nel calcio italiano secondo cui “prima mena e ragiona solo se sei costretto”.

Come l’arbitro deve fronteggiare lo stress agonistico

1. Competenza tecnica
2. Indipendenza nel processo di valutazione
3. Essere accettati
4.Condizione fisica
5. Anticipazione delle azioni di gioco

Partendo da questi fattori è necessario che l’arbitro includa nel suo programma di allenamento tecnico anche l’allenamento psicologico, allo scopo di mantenere un elevato livello di controllo del proprio stress durante la partita.

Basta polemiche con gli arbitri

Basta polemiche con gli arbitri. Gli arbitri sono sempre stati il parafulmine su cui scaricare i problemi delle squadre e i loro errori veri o presunti tali e sono utilizzati da presidenti e allenatori per esibire il loro potere. Il calcio è rimasto l’unica situazione professionale in cui il proprietario dell’impresa si comporta come il padrone di una volta secondo la logica per cui “ciò che non va bene a me è sbagliato e per questo ho diritto di protestare, meglio se con forza e in maniera ripetuta, così chi deve comprendere capisce  che deve cambiare.” La situazione si complica quando a protestare sono due presidenti, Agnelli e Moratti, che oltretutto se la prendono tra di loro. “Io, io, io” lo dicono i bambini non dovrebbero dirlo gli adulti. “Noi presidenti” dovrebbero dire, “noi presidenti di Serie A pensiamo che gli arbitri sbagliano troppo e vorremmo…”  Invece, sottolineare con rabbia le prestazioni arbitrali serve solo a creare stress aggiuntivi a una categoria che svolge un lavoro difficile. La domenica successiva alle polemiche della settimana difficilmente un arbitro  andrà sul campo in modo sereno, nonostante sia una persona che ricopre quel ruolo dopo una selezione durissima.  Lo stress non logora solo gli arbitri che in modo inconsapevole diventano meno convinti delle loro decisioni ma anche le squadre, che in questo clima sono subito pronte a polemizzare con le scelte del giudice di gara. Inoltre, molti media ne approfittano per aumentare il loro pubblico mentre i presidenti  si sentono ulteriormente giustificati a ribadire la loro funzione di giudici depositari della verità infranta dall’arbitro.  Bisognerebbe smetterla con questo modo di fare perché penso che nessuno voglia un campionato di questo tipo, in cui si perde di vista il valore sportivo ed è trasformato in una corrida in cui chi più può più urla.

http://www.huffingtonpost.it/../../alberto-cei/basta-polemiche-con-gli-a_b_2165850.html

Perchè gli arbitri non miglioreranno mai

Le critiche dopo Catania-Juventus:

Maggiani, assistente dell’arbitro, dice che è sereno.

Braschi, il designatore, dichiara di non fare dietrologie.

Nicchi, il capo dell’Aia, afferma che Maggiani ha sbagliato ma è molto apprezzato anche all’estero.

Non una parola su cosa bisogna fare per evitare questi errori, per questo non miglioreranno mai.

La questione che non dicono è: come allenarsi per ridurre al minimo questi errori? Nessuno lo dice.

Arbitri troppo preoccupati?

La principale fonte di stress per gli arbitri riguarda le conseguenze delle loro decisioni. Quando il livello di preoccupazione è troppo elevato la loro abilità a restare concentrati sugli aspetti essenziali del gioco diminuisce e così possono commettere errori. In tal modo si riduce la loro abilità a analizzare i movimenti della palla e quelli dei calciatori. Questo è quantopuò essere successo ieri durante Catania-Juventus, quando gli arbitri hanno passato quasi un minuto a parlare tra di loro prima di prendere una decisione.  Non è un caso che l’arbitro Gervasoni abbia accettato la decisione dell’arbitro di porta che era un arbitro internazionale, Rizzoli, che per questo suo ruolo deve essere stato considerato come più competente nel decidere.

In sostanza se gli arbitri sbagliano per lo stress generato dalla paura di sbagliare, purtroppo questo atteggiamento non si cambia da una partita all’altra. Non basta la solita sgridata del capo degli arbitri o fare vedere il video degli errori. E’ una questione di mentalità che solo un adeguato programma di preparazione psicologica di questi arbitri potrebbe insegnare, allo scopo di aumentare la convinzione nelle loro scelte. Gli arbitri temono l’amplificazione dei loro errori da parte dei media e delle squadre, perchè determina la svalutazione di loro stessi. Non è un problema che si risolve con la moviola in campo o moltiplicando il numero di arbitri in campo, bisogna migliorare le teste ma credo che questa sia l’ultima cosa di cui parleranno gli arbitri e i loro dirigenti nelle loro riunioni.

Giovani, calcio e arbitri

Sono stati presentati questa mattina i dati di una indagine condotta dal Settore Giovanile Scolastico della Federcalcio del Lazio nelle scuole superiori. Arbitri e psicologi dello sport sono andati nelle classi a parlare del valore delle regole e di come farle rispettare. A 600 ragazzi e alle ragazze è stato chiesto cosa pensano delle regole e quale idea hanno dell’arbitro di calcio. Dai dati è emerso che:
1. i giovani sono convinti che regole siano indispensabili per la convivenza civile e per rispettare i diritti di ognuno;
2. si può non rispettare le regole se si ritiene che siano ingiuste;
3. circa il 50% dichiara di non rispettarle se le considera ingiuste;
4. la maggior parte afferma che è importante punire chi non le rispetta;
5. per circa il 40% dei giovani gli adulti non sono un buon esempio di rispetto delle regole;
6. l’arbitro è colui che fa rispettare le regole;
7. l’arbitro viene percepito come una persona coraggiosa, autoritaria e decisa, come un vigile e un giudice;
8. per circa il 50% attaccare l’arbitro è giusto se ha sbagliato;
9. chi ha arbitrato una partita è più tollerante nei confronti dell’arbitro.
10. la maggior parte vorrebbe diventare un arbitro per andare gratis allo stadio, guadagnare e arrivare in serie A.

E’ “colpa” degli arbitri

Quando le partite del campionato diventano decisive è il momento per gli allenatori di incolpare gli allenatori. Basta ricordare le proteste dell’ultimo mese a partire dalla Juventua per arriva a ieri con Roma e Parma. Per carità gli arbitri sbagliano ma sono molto più numerosi gli errori dei giocatori, e sono questi ultimi a determinare il risultato finale. Quando gli allenatori non vogliono attaccare la loro squadra, ecco che salta fuori il parafulmine preferito e cioè l’arbitro. Sono interpretazioni conservative quelle degli allenatori, cha salvaguardno il proprio interno e scaricano all’esterno i problemi. Con questo non voglio affermare che gli arbitri non debbano migliorare, e alcuni avrebbero molto da imparare sul versante psicologico, ma non è il tempo.

Allenatori e arbitri

Fra allenatori e arbitri è sempre una bella lotta fra personalità che vogliono imporre gli uni agli altri il loro punto di vista. Sui media non vi è dialogo, è guerra aperta a difesa della propria squadra contro l’altra, che per definizione ha torto. Chi ha ragione? Dipende per chi si voglia propendere. Il tono da avere con gli arbitri (tranne ovviamente per gli allenatori che si astengono da questa rissa verbale) è sempre accusatorio, quando commettono un errore la spiegazione può variare tra due scelte: è un incapace perchè non ha visto oppure ha visto ma volutamente non ha fischiato. Non è previsto dire: ha sbagliato perchè tutti commettiamo errori. D’altra parte gli arbitri e i loro capi si trincerano sempre dietro “siamo bravi, va bene così.” Non commettono errori perchè sono stressati o perchè non sono concentrati e, quindi, non si allenano per sopperire a questi limiti. L’unico loro impegno è la preparazione fisica, come si preparano mentalmente non è importante perchè impareranno con l’esperienza. Peccato si potrebbe fare molto ma … dimenticavo non ci sono i soldi.

E’ il momento di lamentarsi degli arbitri

Juve e Milan si sentono penalizzate e i rispettivi allenatori lo dichiarano apertamente. In più la Juve con il suo dg Marotta afferma che sono anche poco esperti. E’ venuto il momento di lamentarsi degli arbitri. E’ sempre la stessa storia ogni anno, quando i risultati non vengono (Juve) o un giocatore viene squalificato (Milan) ovviamente la colpa principale è dell’errore arbitrale che condiziona il campionato. Più corretta è invece la reazione di Guidolin dopo la partita persa con la Fiorentina. “I rigori contro? Non giudico l’operato dell’arbitro, accetto il loro giudizio anche se qualche volta la penso in maniera diversa. Io ho uno stile mio che voglio portare fino alla fine. Se ha visto i rigori vuol dire che c’erano. Anzi non mi sono molto piaciuto quando ho protestato con lui per i due minuti di recupero dati”.

Il problema degli arbitri di calcio

Leggo che l’arbitro Rocchi, come altri colleghi in passato, potrebbe avere “problemi di gestione della partita”? Forse la subisce troppo, almeno in alcune occasioni? Ciò anche se in altre partite recenti ha fatto bene come in Chievo-Bologna, Novara-Roma e Lazio-Juventus o in Champions League (Chelsea-Valencia). Quindi non si discute la competenza arbitrale ma altro che a che fare con la gestione della partita. Ho lavorato molti anni con Casarin e Agnolin e so bene che l’ostacolo principale che gli arbitri devono risolvere consiste nella gestione psicologica e relazionale dell’incontro. Non basta essere tecnicamente competenti, questa è la condizione per essere lì, serve poi la capacità di sapere cosa fare in ogni momento. Si dice che rispetto al passato il designatore ha a disposizione meno uomini e quindi non può farli riposare o spostarli su partite più semplici (ammesso che ve ne siano). Questi aspetti influenzano di certo l’arbitraggio ma direi che oggi ciò che manca è la preparazione psicologica degli arbitri, vige “il fai da te” e non vi è nessuno sforzo sistematico per incrementare le loro abilità psicologiche. Fino all’avvento di Pairetto e Bergamo agli arbitri veniva invece data questa opportunità di miglioramento, che poi invece gli è stata vietata e solo in seguito ne abbiamo capito le ragioni. Complimenti continuate a reagire in modo indignato quando si dice che gli arbitri soffrono di “sudditanza psicologica”, che ovviamente è la reazione migliore per dimostrare che invece è proprio vero.