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Gli 8.000 non perdonano mai

Purtroppo è l’alpinismo lo sport più rischioso, in cui troppo spesso le notizie raccontano storia di dispersi e di morti in quota. Questa volta  è il caso di un gruppo di alpinisti spagnoli impegnati sul Gasherbrum I. Solo Alfredo García, uno dei quattro spagnoli in difficoltà nella discesa, sta scendendo in queste ore al campo base. L’ultimo aggiornamento è arrivato questa mattina, e le informazioni sarebbero incoraggianti. Tutt’altra storia invece quella di Xevi Gómez, Álvaro Paredes e Abel Alonso, dispersi sull’ottomila pakistano dal 21 luglio, dopo essere andati in vetta. Il 22 luglio infatti erano attesi a campo 2, ma alla tenda non sono mai arrivati e di loro si sono perse le tracce.

La settimana scorsa su un altro ottomila del Karakorum, il Broad Peak, altri alpinisti si sono trovati in difficoltà nella fase di discesa dalla vetta. Si tratta della squadra iraniana che è arrivata in cima il 16 luglio dopo aver aperto anche una variante che si ricongiunge alla normale circa a quota 6800 metri. Nel rientro però gli scalatori non sono riusciti ad andare più giù di quota 7800 metri e nonostante diversi gruppi di soccorritori li abbiano cercati proprio fino a quell’altitudine, nessuno dei 3 alpinisti è stato più ritrovato. Le possibilità di ritrovare i 3 dispersi sono ormai nulle. Leggi di più su www.montagna.tv

Follia sull’Everest

Un'altra delle foto che ci ha mandato Moro

Ma cosa dice la testa a questi finti alpinisti che si accalcano per salire in cima alla montagna più alta del mondo in così grande numero. Simone Moro ne ha contati 210. Tutti con la maschera per l’ossigeno, 10 sono già morti negli ultimi giorni.  Questi nella foto sono già oltre gli 8.000m. E’ così che si costruiscono le disgrazie, una qualsiasi difficoltà e tutti dovrebbero immediatamente tornare indietro: impossibile. Simone Moro ha rinunciato alla scalata per questo grande affollamento di persone poco esperte, per lui che sale senza ossigeno gli avrebbe fatto rischiare il congelamento. Non dovrebbero essere dati dalle autorità nepalesi tutti questi permessi  per salire, ben sapendo che il rischio di morte è così alto. Le spedizioni commerciali dovrebbero trovare un accordo per limitare questa situazione, è nel loro stesso interesse che tutti tornino a casa sani e salvi. Non c’è proprio limite alla grandiosità personale negativa.

I due alpinisti sul Bianco sono morti

Purtroppo sono morti i due alpinisti sul Bianco e non sapremo mai il perchè. La montagna è così fatta, non lascia scampo quando si sbaglia. L’errore, se c’è stato, è stato di fidarsi troppo delle proprie abilità e partire per un’impresa già difficile con il bel tempo, sapendo invece che sarebbe peggiorato e di molto. Questo è successo ed è quasi impossibile resistere a quell’altezza con quella temperatura. In montagna gli errori si pagano spesso con la vita o con gravi menomazioni; l’eccesso di sicurezza è spesso una causa d’incidenti, si pensa di essere immortali e poi ci viene dimostrato il contrario. L’alpinismo non è uno sport ma quanto è accaduto fa certo parte del capitolo: rendimento e preparazione psicologica. Si potrebbe dire in modo cinico: pensavamo di essere così bravi da ingannare la montagna. Leggi:  http://www3.lastampa.it/cronache/sezioni/articolo/lstp/428992/

Dispersi da 5 giorni sul Monte Bianco

“Ancor prima che sia montata la tenda, comincia a imperversare la bufera … La bufera è così forte che rinunciamo all’idea di parlarci. Come se si fosse interrotto il collegamento della voce da faccia a faccia. Momenti simili restano nella memoria. La visibilità copre uno spazio di due metri per due. Pieni di immagini paurose. Nella tenda, sull’esile cengia tra il crepaccio e l’abisso, aspettiamo il peggio … Mi rannicchio nella tenda senza dirmi quello che penso. Soltanto dopo alcune ore la stanchezza e il freddo mi rendono indifferente. Entrambi ci addormentiamo a tratti … In situazioni così pericolose non c’è una via d’uscita: farsene una ragione … Non penso più a niente, Né ai pericoli, né alle paure, né al domani. Ho smesso di reagire … Così trascorre la notte. La mia vitalità ha toccato il livello più basso da molti anni a questa parte parte.” Così ha descritto Messner, insieme a Kammerlander, la notte di bufera durante la salita all’ Annapurna (da Corsa alla vetta, 1986). Questo è ciò che si prova. Speriamo che i due alpinisti francesi bloccati a 4000 metri sul Monte Bianco da 5 giorni stiano ancora resistendo.

Alpinisti e esploratori italiani

Luigi Amedeo Duca degli Abruzzi, Riccardo Cassin, Walter Bonatti, Reinhold Messner e Simone Moro una sequenza lungo un secolo di esploratori e alpinisti italiani forti, preparati, determinati, retti e creativi.