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Le buone abitudini non devono cambiare

Un anno fa in questo periodo si parlava con le ragazze del tennis dello stile di vita dell’atleta. Un aspetto importante nella costruzione della carriera da parte di un’atleta juniores per capire che oltre l’allenamento, il proprio stile di vita influisce sullo sviluppo perso ale e sul rendimento sportivo.

Questa foto, ora appesa al muro del Centro di Preparazione Olimpica di Formia, riporta in sintesi esempi di vita di grandi campioni di 10 sport diversi.

Ora la nostra vita è profondamente cambiata ma queste abitudini continuano a essere sempre valide.

La Juventus impari da Aristotele

Aristotele diceva che “Noi siamo ciò che facciamo costantemente. L’eccellenza quindi non è un atto ma una abitudine”. Trasferendo questa affermazione nel mondo terreno del calcio significa ad esempio: che la Roma sta costruendo in queste prime otto partite un’abitudine positiva che è alla base dell’eccellenza. La Juventus, al contrario, avedo subito 10 goal e perso sinora quella combattività che la distingueva dalle altre squadre deve cambiare a ogni costo, perchè ciò che fa sta determinando un’abitudine a reagire in maniera insufficiente. In sostanza le abitudini guidano i nostri comportamenti e il lavoro di Antonio Conte deve essere quello di sradicarli perchè la squadra collettivamente sta imparando a non reagire e non c’è nulla di più negativo.

Oltre i vincenti e i perdenti

Nessuna delle squadre che inseguono Juventus e Milan lottando per un posto in Europa ha mai vinto più di due partite consecutive nel girone di ritorno e per questa ragione sono distanti 20 punti dalle due capolista. Saranno molte le ragioni di questo andamento e diverse da squadra a squadra. Credo però che vi sia anche un aspetto mentale in questo tipo di percorso. L’essere umano ma anche i gruppi vivono di abitudini, che sono comportamenti tipici che ne caratterizzano la quotidianità. Le squadre sono soggette a queste stesse regole e quindi una volta che s’instaura nella mentalità dei giocatori che il ritmo è due risultati vincenti di seguito, seguiti da sconfitte e pareggi prima di ritornare a vincere una partita si continua in questo modo a meno che non intervenga qualche fattore di discontinuità. Questa spiegazione si basa sulla ripetitività dei comportamenti degli esseri umani, che per agire diversamente hanno bisogno di un ambiente e di leader (gli allenatori) che lavorino sulla necessità di sostituire questo approccio con uno diverso. Quindi nello sport, come nella vita, non esistono solo la mentalità vincente e quella perdente, che rappresentano gli estremi di questo continuum mentale. La maggior parte dei gruppi vive invece una condizione intermedia in cui talvolta prevale un atteggiamento più positivo e determinato mentre con la stessa facilità in altre situazioni emerge un atteggiamento più difensivo e meno propositivo.