Pistorius, l’atleta che corre i 400m con le gambe di carbonio, è una domanda aperta al mondo dello sport. Sono felice per lui e le sue battaglie che rivoluzionano l’atletica mondiale. Su La Stampa di oggi Carlo Vittori dice cose sensate e probabilmente corrette. I muscoli delle gambe producono nello sforzo acido lattico , tendono a indurirsi e la mente deve imparare a gestire questi momenti, Sono problemi che Pistorius non avrà mai. Nel contempo è un messaggio positivo per quanti nelle sue condizioni non devono rinunciare ad avere una vita normale (questo se mi permettete la semplificazione). Quindi che fare? Gambe e carbonio non sono proprio la stessa cosa. E’ una questione di etica. Personalmente sono convinto che siamo di fronte a una questione che nessuno prima d’ora si era dovuto porre. L’ingegneria umana si svilupperà di molto come mi auguro nei prossimi anni mentre la muscolatura umana resterà per i prossimi millenni sempre la stessa. Per cui finché Pistorius lotta per il minimo olimpico va bene (partecipa, siamo democratici e non razzisti) ma quando la scienza migliorerà le protesi che fare? Quando, come dice Vittori, un braccio bionico lancerà un giavellotto a 100m, che faremo? Ai posteri l’ardua sentenza
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