Useless and harmful for injuries Montolivo and Aquilani the friendly match against Ireland. Italy did not win, as it has often happened in the past in the games leading up to the World Cup. Few holders in the field and many of those who were supposed to get noticed to find a place in the group they did not begin stood out. These games are good for nothing, they do not improve the player confidence and likely tthey leave a mood of dissatisfaction in all. Prandelli must make choices but I think that what we have seen in training should be more than enough to decide, especially knowing the Italian players that in the friendly matches rarely enter the field with a competitive and fighting attitude. So why play these matches, especially against a determined and athletic opponent as the Irish, ey thhave repeatedly touched the goal and they wanted to win. Our players, as usual, did the least with the presumption to get the most .
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Grandissimi complimenti alla squadra italiana di ginnastica ritmica che ha vinto il campionato del mondo per la terza volta consecutiva. Nello pagine di sport dominate da calcio e poco altro altro, questa notizia non ha trovato oggi alcuno spazio. E’ inutile anche indignarsi.
Capello, Lippi, Dunga e Maradona non hanno guidato solo nazionali di grande prestigio ma sono loro stessi persone di livello assoluto nel calcio, però sono andati fuori alle prime difficoltà vere che il campionato del mondo gli ha presentato. Sono allenatori con personalità molto diverse ma nelle spiegazioni relative a questo insuccesso sono stati molto simili. Con modi diversi si sono assunti la responsabilità della disfatta, si sono dimostrati emotivamente coinvolti ma non hanno mai risposto a domande riguardanti il perché questo è successo (hanno detto non lo so) o cosa sarebbe potuto succedere se avessero giocato in modo diverso, con Tizio al posto di Caio. Queste domande li irritano, dicono che hanno già risposto, che sono fatte per polemizzare e così via. E’ un atteggiamento presuntuoso e narcisistico di chi pensa di avere fatto il meglio, salutare percezione soggettiva, peccato che il loro meglio abbia prodotto il peggio e chi domanda vorrebbe saperne le ragioni e non vedere capi solo dispiaciuti o lacrimevoli.
Gli errori di Rosetti e quelli dell’arbitro del goal non visto a favore dell’ Inghilterra dicono di quanto sia facile agire in modo mentalmente rigido, non ascoltando e pensando che si ha ragione in ogni caso. E’ chiaro che l’errore va accettato, nessun arbitraggio è perfetto, ma quando gli sbagli sono clamorosi vuol dire che l’arbitro non è mentalmente in forma. Dovrebbero allenarsi mentalmente a pensare cosa fare in situazioni come quelle che sono accadute e che non sono frequenti ma decisive. D’altra parte è questa la differenza tra i best performer e gli altri, vedere e decidere quando gli altri sbaglierebbero. Altrimenti perché scegliere Rosetti e non Giuseppe Rossi?
La questione è come mai calciatori professionisti e affermati non sappiano entrare in campo con la determinazione e la concentrazione richieste dalla partita da affrontare. Questo è accaduto all’Inghilterra e prima di lei all’Italia. Ma ancor più grave è la constatazione che l’allenatore sembra non essersi accorto di questa condizione psicologica della sua squadra. Forse gli allenatori sono diventati così presuntuosi da convincersi che basta la loro presenza a infondere coraggio? Forse perché guadagnano troppo e, quindi, in base a ciò ritengono di non essere criticabili e per questo non mettono accanto a sé persone che potrebbero rappresentare la coscienza critica che gli manca. Al contrario, le esperienze di leadership ad alto livello nel mondo del business insegnano proprio questo, che accanto ai grandi leader vi è sempre un’altra persona esperta con cui si confrontano apertamente e che verifica che le loro idee siano attuate. Forse questi nostri condottieri dovrebbero imparare a servirsi di aiutanti in grado di sapere se i loro calciatori sono disposti a giocare fino in fondo o sono pronti a mollare un centimetro alla volta fino alla fine. Perché è proprio questa la differenza tra vincere e lasciarsi dominare.
Uno dei principali psicologi dello sport di livello mondiale, John Salmela, mi ha mandato questo messaggio:
“Cari amici i nostri pensieri sono sempre con voi, ma forse avete bisogno di allenatori e giocatori più giovani, e di nuove idee, come un intenso mental training e migliori relazioni con gli allenatori.”
Grazie John.
L’autocritica non è prevista per Cannavaro. Bastava un semplice “ho giocato male, mi spiace”. Invece no!!! La colpa è del sistema che è da cambiare. Meno male che va in Dubai.
La disfatta è una prova irrimediabilmente negativa e non è certamente prodotta dal caso. La disfatta non è determinata da un minuto di follia ma è la messa in atto di una sequenza di errori ripetuti per un periodo di tempo abbastanza lungo.
La disfatta dell’Italia ai mondiali va quindi ricercata in una serie di scelte che si sono rivelate sbagliate e nel non avere voluto vedere o affrontare i problemi che hanno provocato.
Ho formulato sei domande che da leader di una squadra mi sarei posto per evitare di giungere a una conferenza stampa in cui l’unica cosa che avrei detto è “mi assumo tutte le responsabilità.” Troppo scontato.
1° domanda
Se prendo i giocatori di una squadra che è arrivata settima nel campionato, che per tutto l’anno sono stati abituati a perdere e a subire gli avversari e che ora sono stanchi e demoralizzati potrò fargli cambiare mentalità in poco tempo?
2° domanda
Se prendo quelli che hanno vinto il mondiale, anche se molti di loro non hanno fatto un campionato brillante, riuscirò a dargli fisico, voglia e idee? Come so che hanno ancora la volontà di vincere?
3° domanda
Se prendo giocatori con nessuna o poca esperienza internazionale e li inserisco in una squadra di anziani cosa può succedere?
4° domanda
Se a questo gruppo gli faccio fare due partite amichevoli, se non vincono ci saranno delle ripercussioni sulla fiducia in loro stessi?
5° domanda
Se questo è un gruppo di qualità media e senza campioni (anche per gli infortuni di Pirlo e Buffon) li ho scelti almeno aggressivi come dei leoni e li sto allenando a dimostrarlo sul campo?
6° domanda
Giacché sono il leader indiscusso, un condottiero, mi sono mai chiesto se nel mio staff c’era qualcuno in grado di rappresentare la coscienza critica, di fornirmi pareri diversi o invece erano tutti yes man?