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Higuain and Dybala: it’s difficult to play always at the best

Higuain and Dybala are the latest example of how two champions should be in crisis for the pressure due to the demand to play at their best, that for a striker means to score goals. This request is the essence of their work but that sometimes collide with the way of thinking and living the emotions. In fact, the need to always match the expectations of the club, fans, media and sponsors stimulates on the one hand, a pleasant feeling to feel important and valued so highly positive but of course it has a cost, consisting in the duty to live up to this request. This creates tensions which result in a negative effect on performance and, therefore, this explains the goals not scored by Higuain and the penalties missed by Dybala. Episodes easy to overcome said Allegri, Juventus coach, focusing on the next matches. Personally, I think these guys  need someone who can listen to their fears, teaches the players to accept these moments as part of what they do and  teaches them to stay focused on their skills when they get the doubts and concerns. Usually this is the work of the psychologist: The family or friend role is relevant. In fact,they have to provide a psychological and physical context in which to be able to be themselves and not the champions, but it will not help to solve these problems.

Higuain’s problem: An opportunity to improve

The problem with Higuain is that in this last period he did not score any goals and the question who certainly he’s asking himself regards  how to get out of this situation. Expressed in this way, the question seems easy: what to do to take more efficient shots. If he was a machine the problem would be easy to solve since it would be simply a question to change some parameters (speed, accuracy, timing, type of shot) to get the desired result. Being a human player there are instead many aspects to cope with: the player, teams and environmental expectations, to accept that a champion shows this problem, the footballer’s tendency to react by moving away from game or moving impulsively, to undergo the influence of teammates who instead continue to score.

It would be useful, for himself and for the team, live this moment as an opportunity for improvement and not as a kind of attacker’s syndrome. To accept the difficulties is the only way to overcome them. At this regards I agree with Arrigo Sacchi when he says that to win you have not to have the issue of winning. We can to paraphrase this thought by saying that to score a goal, you don’t really need the obsession to make goals, because otherwise you will play always on the defensive or impulsively and the footballer will never be innovative and effective as all expect from a champion.

Higuain: how the mind go wrong the penalties

The day after the final of the AmericaCup  and penalty-photocopy kicked up by Gonzalo Higuain, we speak of kicks from eleven meters with an expert in sports psychology. Alberto Cei  teaches “Coaching” at the University of Roma Tor Vergata and he has been working as mental coach with many Olympic athletes, sports teams or coaches.

Un rigore rappresenta un momento particolare per un atleta, che sia definito un campione o meno?
Il rigore è il massimo momento di solitudine e di pressione per un calciatore, va detto che di solito i rigori li tirano i migliori, infatti esistono i rigoristi in ogni squadra. Parto dall’idea che è la testa che guida, non il piede o la gamba. Puoi avere la macchina migliore ma poi ci vuole il pilota, quindi occorre una preparazione psicologica e mentale per questi momenti.

De Gregori ha torto o ha ragione: è da questi particolari che si giudica un giocatore?
Un campione resta un campione anche se ha commesso un errore o più di uno. Perché nel tirare un rigore non si mette in discussione la capacità tecnica del giocatore ma la sua capacità mentale. Il percorso che si compie dal centro del campo fino al dischetto è fondamentale, come ciò che si pensa prima di tirare. Ricordo che tanti anni fa Gullit disse che se sei molto stanco l’importante è che tiri forte perché se cerchi il gesto tecnico è più facile che sbagli. Ciò che conta è essere decisi e creare mentalmente un legame tra te e dove vuoi che finisca il pallone. E’ come tirare una freccia, devo prefigurare dove voglio che finisca.
Noi perdemmo un mondiale per un rigore sbagliato di Baggio, non si può mettere in discussione un campione per questo. L’importanza la dà solo il significato che quel tiro ha in quel determinato momento.

Dopo quell’errore Baggio disse «I rigori li sbaglia solo chi ha il coraggio di tirarli», è questo il modo giusto di reagire?
È un buon modo per rispondere a un momento di difficoltà, con un attacco. Poi magari nei mesi successivi quell’errore ti resta dentro ma è importante aver dato questa risposta che sottolinea la stima verso te stesso e l’orgoglio che hai per averlo fatto.

Higuain si è da poco reso colpevole di un errore nella finale di Coppa America e precedentemente aveva sbagliato un rigore nel Napoli contro la Lazio in un’altra partita che potremmo definire fondamentale. Due rigori fotocopia e due errori, ci può essere un legame?
Commettere due errori uguali è possibile perché talvolta noi ci fissiamo sull’errore: prima di tirare magari ti ritorna in mente che avevi sbagliato proprio in quel modo e non vuoi ripeterti. La conseguenza, invece, è che ti esce lo stesso tiro.

Cosa passa per la testa di un atleta quando si avvicina al dischetto?
Non possiamo prevedere cosa ci verrà in mente mentre tiriamo, per questo c’è bisogno di allenarci mentalmente a questi momenti. Higuain avrebbe dovuto pensare che nel momento in cui si apprestava a calciare quel rigore sbagliato sarebbe potuto tornargli in mente, e quindi avrebbe dovuto lavorare su questo. Magari lo ha fatto ma non è che sempre si riesce a metterlo in pratica nel momento giusto. Occorrono costanza e lavoro, allenandoti a cambiare quell’idea che potrebbe ritornare. Certo è un lavoro sulle possibilità ma dal momento che sbagliare un rigore può risultare fondamentale, lo devi fare.

Accade anche negli altri sport, immaginiamo.
Tutti gli atleti che praticano sport di precisione, come il golf, il tennis, lavorano su questi aspetti mentali, lo stesso Federer per mettere dentro l’82% di prime di servizio si allena tutti i giorni. Ma non sull’abilità tecnica, bensì su quella psicologica perché ti alleni mentalmente a metterla sempre dentro.

Higuain ha comunque dimostrato coraggio nel tornare sul dopo gli errori commessi in questa stagione?
Aver sbagliato e tornare sul dischetto significa sicuramente aver coraggio, ma riprendersi dipende dalla voglia di allenarsi per non ripeterlo.
Il concetto fondamentale, e anche la difficoltà per un campione, sta nel mettere insieme il coraggio con l’umiltà. Bisogna avere il coraggio di tirare un calcio di rigore ma anche l’umiltà di allenarsi per fronteggiare questi momenti, mettersi lì giorno dopo giorno senza pensare che basta essere un campione per fare sempre bene. È utile pensare “sono un campione” ma non basta, devo anche saper fare il campione quando sono in campo nei momenti giusti. L’abilità è essere pronto quando devi esserlo. Le faccio due esempi.

Prego.
LeBron James non era abile nei tiri da tre e si arrabbiava perché sbagliava tanto. Sa come hanno risolto? L’allenatore gli ha preparato un video di dieci minuti in cui gli mostrava tutte le volte in cui faceva canestro col tiro da tre. Doveva guardarlo tutti i giorni e contemporaneamente si allenava tutti i giorni sui tiri da tre. Esistono delle tecniche per migliorare, non basta la forza di volontà del giocatore. Vale anche per il rugbista Jonny Wilkinson. Ha un sistema di allenamento anche mentale per avere la più alta media realizzativa nei tiri e il suo metodo è lo stesso che usa Cristiano Ronaldo. Allenarsi, non significa che non sbaglierai mai ma che avrai più fiducia in te stesso e quindi saprai gestire la tensione emotiva in quei momenti.
(Intervista di Francesca Leva da Il Napolista)