Ho appena terminato di leggere il libro che racconta della tragedia sul K2 del 2008 in cui perirono molti alpinisti dopo averne raggiunta la cima. E’ una storia di coraggio, morte e sopravvivenza, come sono spesso quelle di montagna, da cui sorge sempre puntuale la solita domanda: perchè questo desiderio di mettersi alla prova in situazioni estreme. La risposta degli alpinisti è anche nota e rieccheggia ogni volta quella che diede Mallory, più di 70 anni fa, quando gli chiesero che cosa lo spingeva sull’Everest e lui disse “Perchè è là.” Scartata la tesi che sostiene che sono dei suicidi, penso che sia una bella sfida per uno psicologo per giunta che si occupa di sport quella di darsi una spiegazione sulla motivazione alla ricerca dell’estremo. L’essere umano ha sempre voluto spingersi oltre e probabilmente l’alpinismo rappresenta una delle ultime opportunità per noi contemporanei di vivere questa sfida. Consiglio la lettura di questo libro: No way down e di visitare il sito per vedere i video del K2, cosìcche chi mai è andato oltre le colline può iniziare a farsi un’idea anche solo visiva di un ambiente estremo: http://www.nowaydownthebook.com
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