Come è possibile che un giovane tennista di 16/18 anni che gioca a tennis 50 ore al mese, preparazione fisica 25 ore, 5 ore di allenamento mentale per un totale di 800 ore per 10 mesi non sia consapevole di questo dato e non faccia rendere come potrebbe questa esperienza in torneo? insicurezza? Poca comprensione del valore dell’allenamento? Allenatori fanno poco per renderli consapevoli e parlare insieme di queste cose’ troppa pressione sulla vittoria allontana questi pensieri? Troppa attenzione a correggersi e poca sulle abilità acquisite?
Immaturità emotiva e poca fiducia
A quest’età, spesso, l’identità sportiva è ancora in formazione. Il confronto continuo con i pari o con aspettative esterne (famiglia, coach, ranking) può minare la fiducia:
- Nonostante il carico di lavoro, l’autoefficacia (la sensazione di “sono capace”) può non consolidarsi.
- Le sconfitte pesano più delle ore investite, perché l’ego sportivo è fragile.
Focus distorto: vincere vs. migliorare
Spesso il messaggio, anche implicito, è: “Conta vincere”. Questo porta a:
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Disconnessione dal processo: il giovane non pensa “ho fatto 800 ore”, ma “ho perso al primo turno”.
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Sottovalutazione dei progressi invisibili, perché l’unico feedback viene dal risultato.
Allenatori: poco spazio alla consapevolezza
Molti allenatori lavorano tanto sul “cosa fare”, ma poco sul “cosa significa ciò che stai facendo”:
- Raramente si riflette insieme sull’identità dell’atleta, sui progressi, sull’esperienza acquisita.
- Si correggono errori, ma non si celebrano abbastanza le competenze sviluppate.
Mancanza di alfabetizzazione mentale
Cinque ore al mese di allenamento mentale spesso non bastano per:
- Costruire consapevolezza del proprio percorso.
- Apprendere strategie di auto-riflessione, auto-valutazione e regolazione emotiva.
- Lavorare in profondità su concetti come valore del lavoro, resilienza, visione di lungo termine.
Sovra-correzione tecnica: l’atleta non “vede” ciò che sa fare
Quando l’attenzione è sempre su cosa va corretto:
L’atleta non interiorizza ciò che ha già acquisito.
Sente che non è mai “abbastanza pronto” per esprimersi, e rimane incastrato in una mentalità da “work in progress” continuo, che soffoca la fiducia in gara.
Conclusione: la consapevolezza va allenata, non capita da sola
Per trasformare le 800 ore in prestazione solida serve:
- Un lavoro educativo multidisciplinare (coach, preparatore mentale, genitori).
- Costruire una narrativa interna chiara: “Chi sono? Quanto sono cresciuto? Cosa sto sviluppando?”
- Ridurre l’ossessione sul risultato a breve termine.
- Valorizzare l’esperienza, la fatica e le abilità costruite.
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