I campioni hanno una motivazione assoluta, nonostante le insicurezze con cui convivono

A proposito di gestione dell’ansia e in più in generale auto-regolazione delle emozioni nello sport mi sono venuti in mente atleti/e con cui ho lavorato nel corso degli anni e che hanno vinto molto. Margherita Zalaffi la prima e unica a oggi ad avere vinto medaglie olimpiche sia nel fioretto che nella spada; Alessandra Sensini l’atleta più vittoriosa nella storia della vela italiana; Giovanni Pellielo il più forte tiratore a livello mondiale di fossa olimpica; Daniele Scarpa oro nella canoa e Andrea Minguzzi oro nella lotta greco-romana.

La loro grande abilità psicologica era di volere in modo assoluto raggiungere l’obiettivo che si erano prefissi. Nello stesso tempo sapevano molto bene che sarebbe stato molto difficile e che avrebbero potuto fallire. Sono passati attraverso momenti di sconforto anche intensi per il timore di cosa sarebbe potuto accadergli senno avessero vinto ma hanno insistito.

D’altra nei questionari di valutazione della tenacia si usano spesso termini che indicano il desiderio estremo o assoluto di volere raggiungere i propri obiettivi; pertanto non ci si deve stupire se i top atleti mostrano lo stesso atteggiamento.

Sono convinto che sia questo approccio mentale all’allenamento e alla prestazione che determina quel piccolo vantaggio finale, magari anche solo dell’1% che distingue chi va a medaglia da chi si ferma ai piedi del podio e chi si ripete più volte, i vincitori seriali da chi brilla una sola volta.

Molti atleti non hanno questo approccio alla loro vita sportiva e agonistica ed è probabilmente questa mancanza che gli impedisce di raggiungere quegli obiettivi che sognano di raggiungere.

 

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