La cultura della Juventus e Thiago Motta

Sono convinto che la storia di una squadra sia un fattore decisivo che un allenatore di calcio deve tenere molto in considerazione se vuole avere successo in quella squadra. In questo caso, mi riferisco a quella della Juventus e all’avventura di Thiago Motta su questa panchina. La storia ci spiega quale sia la mentalità di questo ambiente sortivo, la sua cultura e le sue aspettative, che restano sempre le stesse nonostante i cambi di panchina, di calciatori e di dirigenza.

Non significa avere un approccio conservativo ma comprendere su quali motivazioni e principi si è costruita la storia di un Club. da dove viene questa mentalità secondo cui “l’unica cosa importante è vincere”, come aveva ben sintetizzato Giampiero Boniperti.

Si possono trovare le origini di questo approccio  con l’allenatore Carlo Carcano che conquistò quattro dei cinque scudetti consecutivi con la Juventus nei primi anni ’30. Il suo motto era: “Primo non prenderle”, che stava a indicare una squadra solida in difesa, che vinceva di misura, “a corto muso” come avrebbe detto 80 anni dopo Massimiliano Allegri.

Alcune volte la Juventus ha provato a cambiare questa mentalità, è successo con Maifredi, Sarri e Pirlo, allenatori che hanno durato al massimo una stagione sportiva. Inoltre, è una squadra che vive nel presente e non si dà il tempo di costruire per il futuro, alla Juventus bisogna vincere subito, non c’è spazio per gli esperimenti. E’ una squadra che a grandi numeri 10 e attaccanti ha sempre affiancato grandi difese.

Chi viene ad allenare questa squadra deve capire il valore di questa impostazione, che si ripete immutata da quasi 100 anni.

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